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Padel

Spagna, ambizioni e allenamento: la ricetta di Denny Cattaneo

Fra i giocatori italiani di punta Daniele Cattaneo è uno dei più ambiziosi. Fa la spola fra Italia e Spagna per allenarsi coi migliori e impararne i segreti, sarà fra gli otto azzurri agli Europei di Marbella: “Una volta i primi 100 del mondo ci sembravano irraggiungibili, oggi molto meno”.

di | 20 giugno 2021

Il concetto di professionismo, nel padel, è interpretabile in due modi: si può definire tale soltanto chi occupa le prime posizioni della classifica e quindi vive (bene) grazie a montepremi e sponsor, oppure si può prendere in prestito una frase di Fernando Belasteguin. “Professionista – ha detto la leyenda – è chi si allena ogni giorno come se fosse l’ultimo”. Un principio che ben si sposa con la filosofia di Daniele Cattaneo, classe 1989, da anni uno dei pilastri del padel nostrano. E anche uno dei pochissimi che, pur avendo la targa di maestro nazionale, per il momento ha scelto di fare solo il giocatore, dedicandosi al cento per cento a se stesso con l’obiettivo di arrivare ad alti livelli.

Lo aiuta la possibilità di avere una base anche in Spagna, nella casa acquistata anni fa dalla sua famiglia a Mojacar (in Andalusia), ma anche un’enorme voglia di emergere. “Sono ormai parecchie stagioni – racconta proprio dalla Spagna – che il periodo della preparazione invernale lo trascorro qua. Mi permette di stare un paio di mesi a fianco di gente fortissima, che gioca a padel da una vita. Un’opportunità preziosissima”. Quest’anno, per esempio, si è allenato a Valladolid con Gustavo Pratto, uno dei coach più preparati al mondo. “Davvero un grandissimo allenatore, e un’esperienza che consiglierei a chiunque desideri crescere come giocatore, per capire sul serio le dinamiche tecniche e tattiche di questo gioco”.

Certo, per fare la spola fra Italia e Spagna serve un’ambizione sfrenata, grande forza di volontà e la valigia sempre pronta, ma a quella “Denny” ci è abituato sin da piccolo. È nato a Vimercate, poi ha vissuto parecchi anni in Repubblica Ceca (paese della madre), quindi si è trasferito a Genova dove dopo aver mollato il basket ha iniziato a giocare a tennis, e poi da maestro ha tentato anche un’esperienza in un’accademia in Cina, a Guangzhou con Manolo Jorquera. Poi è arrivata la casa a Mojacar, lì ha scoperto il padel ed è sbocciato l’amore. In Italia ha iniziato a giocare con Gustavo Spector a Milano, poi l’ex campione italiano Giuseppe Sinisi l’ha convinto che se voleva davvero fare sul serio il posto giusto era la Spagna, e ha seguito il consiglio.

È ancora così – dice –, per una questione di livello medio. Esempio: se uno si trasferisce a Madrid, gioca i tornei del circuito locale e partecipa alle tappe del World Padel Tour, sicuramente il suo livello di gioco si alzerà sempre di più. L’altra soluzione può essere quella di fare avanti e indietro fra Italia e Spagna”. Come fa lui, che resta legato all’Italia per ragioni affettive ma anche di sponsorizzazioni, perché in Andalusia è “solo” il numero 196 del mondo, mentre nella Penisola è uno dei nomi noti, con due titoli nazionali nel palmarès (con Simone Cremona, nel 2017 e nel 2018) e un passato da numero uno d’Italia. “Vivendo soltanto di padel – dice –, sono valutazioni che devo fare. Perché per porsi ambizioni di un certo tipo bisogna essere certi di poterle coprire economicamente. Per fortuna gli effetti del boom del padel si vedono: c’è sempre più gente che investe, e la situazione va migliorando. Ma si può fare ancora tanto”.

Per Denny, come per tutti gli azzurri che puntano a emergere nel padel, il primo obiettivo è raggiungere la top-100 nella classifica del World Padel Tour. “Guardare più avanti – ammette – mi sembra troppo. Vorrebbe dire arrivare ai livelli di giocatori fortissimi e con alle spalle tantissimi anni di esperienza. Ma la top 100 non è un traguardo proibitivo come sembrava fino a qualche tempo fa. Piano piano anche noi italiani ci stiamo togliendo qualche soddisfazione, facciamo sempre più sul serio e abbiamo capito che forse un giorno potrà arrivare anche il nostro momento”. Come? Allenandosi, allenandosi e allenandosi ancora. Un aspetto sul quale Cattaneo sa il fatto suo.

“Quando ho iniziato col padel, in Spagna, ho notato subito che rispetto al tennis ci si allenava molto meno, e la cosa mi ha un po’ sorpreso. In generale è ancora così, ma la mentalità si sta sempre più avvicinando a quella del tennis. Non basta giocare 2/3 volte a settimana per crescere, perché anche in Italia oggi il livello si è alzato tantissimo, e una buona preparazione atletica è fondamentale. Rimango dell’idea che ci si possa allenare ancora di più: a me piace, mi dà fiducia. Più mi alleno alla vigilia di un torneo e più mi sento pronto”. Tanto che, per andare in campo anche quando non trova nessun collega disponibile, si è attrezzato da tempo con una macchina sparapalle. “Ce l’ho a casa, è perfetta quando hai bisogno di lavorare su un colpo specifico. Senti di dover migliorare l’uscita di parete? Bene: posizioni la macchina nel posto giusto e inizi. Una, due, dieci, cento. Fino a quando non ti cade la spalla”.

Nel 2017 Cattaneo è stato il primo italiano a vincere una partita in un Open del World Padel Tour, mentre due settimane fa a Marbella lui e Michele Bruno sono diventati la prima coppia azzurra a superare un turno in un evento di categoria Master, i più prestigiosi. “Una mattina, a pochi giorni dalla chiusura dell’entry list, ho chiesto a Michele se gli andasse di giocare questo torneo con me. Mi aspettavo mi dicesse di no, perché non è solito uscire dall’Italia per competere, invece era libero e ha accettato volentieri”. Restava da risolvere il dettaglio (non banale) che sono entrambi giocatori di sinistra, ma Cattaneo si è spostato senza problemi a destra e la soluzione ha funzionato. “Abbiamo superato una buonissima coppia, e poi ce la siamo giocata con altri due ottimi giocatori. Non giocavo a destra da una vita, ma ho capito che posso ancora dire la mia anche da quel lato”.

Denny Cattaneo e Mauro Agustin "Bubu" Salandro

In Italia Cattaneo ha vinto tutto con Simone Cremona, poi la coppia si è sciolta e da allora Denny non ha più trovato un compagno fisso. I due ci hanno riprovato quest’anno, giocando i primi due tornei stagionali del World Padel Tour, ma è andata così così e il ritorno di fiamma sembra finito lì. Perciò, nei tornei nazionali Cattaneo farà coppia con l’argentino Mauro Agustin “Bubu” Salandro, col quale ha già mostrato un’ottima affinità, mentre per quanto riguarda i tornei del WPT è tutto da vedere. A Valladolid non è andato, mentre a Valencia progetta di giocare di nuovo con Bruno, ma con un asterisco. Perché il settimo torneo stagionale scatta il 5 luglio, e fino al giorno precedente i due azzurri saranno impegnati di nuovo a Marbella ma con la maglia della nazionale, per i Campionati Europei.

A proposito di Europei: l’esperienza – con vittoria – a Marbella potrebbe tornare utile ai due azzurri, visto che la rassegna continentale si giocherà sugli stessi campi dove hanno giocato il torneo WPT, al Recinto Ferial La Cañada. “Nel padel – continua – i fattori che incidono sulle condizioni di gioco sono tantissimi. Averle già provate può rivelarsi molto importante”.

Cattaneo col trofeo dell'Europeo 2019

Per Denny quella di Marbella sarà la quinta esperienza con la maglia azzurra, a testimonianza del suo ruolo in primo piano dell’universo del padel tricolore. Era presente anche nel 2019 a Roma, quando l’Italia vinse il titolo. “Non venni schierato nel match decisivo – spiega –, ma è stata comunque un’emozione impareggiabile. Mi auguro di poter vivere un’altra volta un’esperienza simile, ed è sempre un grande onore poter rappresentare il proprio paese. Anche perché il livello si è alzato molto ed essere sempre fra i convocati non è affatto semplice. Ci sono tanti giocatori che meriterebbero un posto, ma purtroppo c’è spazio solo per otto di noi”. Rispetto a due anni fa, stavolta in gara c’è anche la Spagna, il che fa pensare che a Marbella le altre giocheranno per il secondo posto. Ma Cattaneo pensa positivo.

“Sono molto più avanti rispetto a noi, ma non per questo dobbiamo scendere in campo senza ambizioni. Ci proveremo e daremo il massimo, cercando di portarci a casa il più possibile da un’esperienza così, coscienti che un giorno anche l’Italia potrà arrivare a quei livelli. Magari non noi, ma chi verrà dopo sicuramente”. Anche in questo, Denny vuole fare la sua parte. “Per ora penso solo a giocare, ma in futuro mi piacerebbe aiutare i nostri giovani a crescere in questo sport. Ho girato tanto, ho lavorato con molti coach di spessore e giocato con atleti di altissimo livello. Mi auguro di poter trasmettere questa esperienza alla nuova generazione. Magari le soddisfazioni che non saprò togliermi da giocatore riuscirò a prendermele da allenatore”. Una buona prospettiva, ma è presto per pensarci. A 31 anni, nel padel, c’è ancora tempo per fare strada.

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