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Padel

Rodri Ovide, il coach-Youtuber che fa vincere tutti

Se Salazar/Triay stanno dominando il circuito femminile, e Navarro/Di Nenno crescono a vista d’occhio e sono diventati i principali rivali di Galan/Lebron, il merito è anche del 41enne coach argentino Rodrigo Ovide. Un bel personaggio, popolare su social e seguitissimo su YouTube, capace di creare un clima sereno e di regolare alla grande l’equilibrio all’interno delle due coppie

di | 17 ottobre 2021

Cosa condividono Gemma Triay e Alejandra Salazar con Paquito Navarro e Martin Di Nenno? Un 2021 di successo e una popolarità crescente, ma anche il coach: il 41enne argentino Rodrigo “Rodri” Ovide, un bel personaggio che negli ultimi dieci anni è diventato un’istituzione del padel di alto livello.

Merito dei risultati dei suoi allievi, ma anche della sua attenzione al mondo dei social e della comunicazione, determinante in uno sport in enorme espansione. Ovide va forte su Instagram, con quasi 40.000 followers, ma soprattutto cura da oltre quattro anni un canale YouTube da più di 12.000 iscritti, all’interno del quale carica video con esercizi, spiegazioni tecniche e tattiche, allenamenti dei suoi atleti e quant’altro. Una vetrina preziosissima per il suo lavoro, e anche una grande opportunità per chi vuole seguire – gratuitamente – i consigli di uno degli allenatori più vincenti del padel moderno, pur con parecchi anni in meno rispetto ai colleghi più blasonati.

Ex buon professionista, Ovide ha smesso nel 2009, quando a trent’anni ha ricevuto la proposta di una delle coppie più forti dell’epoca, ossia Gabi Reca e Bebe Auguste. Da allora ha allenato tantissimi big, fra i quali Juan Martin Diaz, Sanyo Gutierrez, Maxi Sanchez, Seba Nerone, Marta Ortega, Alex Ruiz e per ultimi Triay e Di Nenno, che dal 2021 lo condividono con i rispettivi partner.

Dopo aver seguito Martin Di Nenno in coppia con Maxi Sanchez, dal 2021 Rodrigo Ovide allena il primo insieme a Paquito Navarro

In un’intervista col portale sportivo argentino Olè, il coach ha raccontato i segreti di un mestiere che oggi va ben oltre gli aspetti tecnici e tattici, visto che nel padel entrano in gioco anche le dinamiche di coppia, che rendono il tutto molto più complicato. “Oggi – spiega – oltre a lavorare dal punto di vista tattico, un coach di padel deve essere un regolatore di emozioni. Il successo di una coppia dipende in larga misura da come i due giocatori si completano a vicenda, e se ci mettiamo in mezzo anche l’allenatore questo diventa un triangolo non sempre facile da gestire”.

“Il coach – ha aggiunto – deve aiutare i giocatori a mantenere l’equilibrio all’interno della coppia, così che i due possano crescere giorno dopo giorno. Pertanto è fondamentale conoscere molto bene i propri atleti, sapere come gestire i rispettivi caratteri e riconoscere i momenti: a volte serve il pugno duro, altre è consigliato un approccio più delicato. Un coach è responsabile di due bombe a orologeria che possono esplodere da un momento all’altro. Quando si raggiungono alti livelli di stress come può avvenire nel padel professionistico, la capacità gestionale è fondamentale”.

Un po’ come in una relazione personale: serve molto per costruire certi meccanismi, ma basta pochissimo per romperli. Evitare che succeda, o mediare per fare in modo che capiti il più tardi possibile, spetta all’allenatore.

Ascoltando i suoi allievi, Ovide sembra avere una marcia in più soprattutto dal punto di vista psicologico. Con lui lavorano duro ma ridono, scherzano, si divertono. Sentendosi tutti come una grande famiglia. Ne deriva un risultato all’occhio di tutti: nel circuito sono cambiate tantissime coppie ma non le sue due, cementate a suon di risultati. C’è la sua mano nel dominio di Triay e Salazar, che hanno vinto sette titoli (gli ultimi quattro di fila) e salvo sorprese chiuderanno l’anno al numero uno, e ancora di più nel livello raggiunto da Navarro e Di Nenno, capaci di confermare a suon di risultati le ambizioni di inizio stagione, e di trasformarsi nei primi inseguitori degli inarrivabili Galan e Lebron.

Lo spagnolo è diventato sempre più incisivo e decisivo, mentre l’argentino è cresciuto tantissimo a livello psicologico, facendo il grande salto fra i big grazie a una continuità di risultati impressionante. Negli ultimi quattro tornei i due sono sempre arrivati in finale, vincendo il Master di Barcellona sullo stesso campo dove un paio d’ore prima avevano trionfato anche Salazar/Triay. È diventata la giornata di Di Nenno, in lacrime per il primo successo dopo tutto ciò che ha passato, ma poteva tranquillamente essere la festa di Ovide, capace della panchina di una doppietta riuscita a pochi altri.

Il trionfo di Rodrigo Ovide al Master di Barcellona, vinto da Salazar/Triay e Navarro/Di Nenno

Dal punto di vista tecnico, la filosofia di coach Ovide è facile: non ha senso forzare un determinato gesto tecnico per migliorarlo, ma piuttosto serve individuare una biomeccanica efficace per ciascun giocatore. L’esempio è nella bandeja di Alejandra Salazar: tecnicamente non è un colpo ben eseguito, eppure la spagnola la gioca con una naturalezza tale da averla resa la più efficace del circuito. Quindi, perché metterci mano?

“Il mio compito – ha detto ancora l’allenatore – è quello di valorizzare le virtù di ogni giocatore, e preparare uno schema per coniugare il suo gioco con quello del compagno”. La base di tutto è una sola: saper comprendere il gioco. E la parola chiave è equilibrio, anche nel lavoro quotidiano.

“È importante – ha detto ancora – capire quando è il momento di intervenire su determinati aspetti, per evitare di rompere l’equilibrio che ogni giocatore si crea. Una correzione, anche se utile, può generare delle insicurezze dal punto di vista mentale, che potrebbero finire per creare un problema più grave rispetto a quello iniziale. A volte preferisco quindi rinunciare a qualche dettaglio tecnico, pur di non rischiare di fare peggio da un altro punto di vista. Per questo dico che, oltre a progettare uno schema di gioco unico per ogni coppia, un buon allenatore deve saper padroneggiare un puzzle emotivo”.

Rodrigo Ovide lavora con Gemma Triay dal 2019. L'ha aiutata a vincere tantissimo, prima con Lucia Sainz e ora con Alejandra Salazar

A differenza del cugino tennis, nel quale il coaching è proibito, nel padel l’allenatore siede in panchina e può dare consigli ai suoi giocatori a ogni cambio di campo. O anche solo ascoltarli, rassicurarli, calmarli. Per questo, la figura può essere ancora più preziosa. Ovide è solito appuntarsi su un quaderno ciò che vorrebbe dire ai suoi giocatori durante le pause, anche se non sempre va come vorrebbe.

“A volte – dice – un giocatore esce dal campo e inizia a elencare tutto ciò che non va, così finisce che non riesco a dirgli ciò che ho in mente, perché il tempo è limitato. Ma va bene anche così: in campo ci va il giocatore, quindi è giusto che abbia il suo spazio per parlare e sfogarsi. A volte devo alzare la voce, altre è più importante ascoltare, e fare in modo che un giocatore riprenda a sentirsi a proprio agio. Dopotutto, l’obiettivo principale del cambio di campo è far sì che il giocatore lasci la panchina convinto che nei due game successivi giocherà meglio". Ci sono vari modi per arrivarci.

Sotto la guida di Ovide, Navarro e Di Nenno sono diventati la seconda coppia nella classifica del World Padel Tour

Secondo Ovide, i tanti cambi di coppia di questo 2021 sono un po’ affrettati, e non sempre una buona idea. “I risultati – dice – richiedono tempo: in un mese non puoi aspettarti di ottenere subito tutto ciò che cerchi. La formula vincente richiede necessariamente tempo e pazienza. E passa anche da confronto costante fra i due compagni. Spesso, se i giocatori analizzassero a dovere la propria situazione, si accorgerebbero che la soluzione non è sempre quella di andare alla ricerca di un compagno differente. Troppo facile cercare in un altro giocatore ciò che invece bisogna trovare dentro se stessi”.

Per fortuna (ma non solo) le sue due coppie non sembrano affatto intenzionate a rompersi. Triay e Salazar stanno vincendo tutto e si trovano a meraviglia, quindi non ne avrebbero alcun motivo. Mentre Navarro e Di Nenno sono nel pieno di un percorso di maturazione persino più rapido di quanto loro stessi si aspettassero, e potrebbero fare grandissime cose nel 2022. “Da qui a fine stagione – dice – Gemma e Ale avranno il compito di confermare quanto fatto sin qui, combattendo con le minacce di tante coppie sempre pericolose. Mentre per Paquito e Martin sarebbe ottimo finire come coppia numero 2 (la posizione attuale, ndr), ma anche 3 o 4. La loro è stata una stagione di grande regolarità”.

Navarro e Di Nenno hanno un distacco di 2.765 punti da Galan e Lebron. Sono tantissimi (vincere un Open ne vale 1.000, un Master 1.700), ma secondo Ovide il sorpasso non è impensabile. “Sarebbe fantastico se riuscissero a finire l’anno al numero uno: mancano cinque tornei, e se ne vincessero tre potrebbero riuscirci. Hanno già dimostrato di poter battere qualsiasi rivale, gli serve però una serie di vittorie. È un sogno che può essere realizzato – chiude –, e mi auguro che abbiano la chance di provarci”. L’impressione è che dipenderà più dai rivali che li precedono (peraltro capaci di batterli 5 volte su 7 nel 2021) piuttosto che da loro, ma mai dire mai. Specialmente con in panchina il coach dei miracoli.

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