

Al Monviso Sporting Club di Torino, al Circolo Canottieri Aniene di Roma e non solo: il padel in carrozzina inizia ad avere una sua storia anche in Italia, e ha tutto per diventare uno sport dal valore sociale e inclusivo. Ma anche agonistico, col sogno di una nazionale che possa rappresentare l’Italia nel mondo
di Marco Caldara | 27 aprile 2021
Il padel come veicolo di inclusione sociale? Si può. In Italia la disciplina sta viaggiando velocissimo e conquistando sempre più spazi, e ha tutto ritagliarsi il suo posto anche nel settore degli sport in carrozzina, dove inizia a comparire sempre più spesso. Dando una sbirciata qua e là se ne trovano tracce in Piemonte, Lazio, Toscana, nelle isole e non solo, e come l’iniziale sviluppo del padel è stato favorito da un terreno reso fertile dal tennis, lo stesso può avvenire per il suo equivalente in carrozzina. In Italia si parte da una base costruita a dovere: nel wheelchair tennis la FIT prevede una formazione specifica per i tecnici e un calendario di eventi nazionali, e in più sono presenti vari tornei internazionali e anche un lunghissimo elenco di giocatori, già abituati ad avere a che fare con racchette, palline e soprattutto carrozzine progettate appositamente per il tennis. Una struttura che dunque, di riflesso, può fare bene anche alla diffusione del padel, che dal punto di vista regolamentare – proprio come il cugino tennis – ha la sola differenza nel numero di rimbalzi a terra concessi alla pallina: due invece di uno.
In Italia, una delle primissime realtà a credere nelle potenzialità sportive e sociali del padel in carrozzina è stato il Monviso Sporting Club di Grugliasco (Torino), già dal 2016. L’anno successivo, in occasione dei Campionati Assoluti di Tennis in Carrozzina, hanno organizzato un’esibizione per mostrare la disciplina ai migliori giocatori azzurri di tennis, e poi si sono fatti promotori del progetto “Padel per tutti”, che nel 2019 ha raccolto fondi per acquistare materiale sportivo – comprese le carrozzine, dai costi elevati – e finanziare dei corsi di padel in sei club sparsi fra Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna.
Un altro dei club più attivi nella promozione del padel in carrozzina è il Circolo Canottieri Aniene di Roma, che si è impegnato direttamente nell’acquisto delle carrozzine da mettere a disposizione dei propri atleti. “Da sempre crediamo nel valore dello sport per le persone diversamente abili – ha detto al Corriere dello Sport Alessandro Di Bella, responsabile della sezione padel del club –, e da quando il padel è iniziato a esplodere in tutta Italia abbiamo iniziato a investire su due aspetti: scuola tennis e padel in carrozzina. Siamo orgogliosi di quanto fatto: oltre ai 55 ragazzi della scuola, abbiamo sei atleti disabili che si allenano un paio di volte a settimana, col direttore dell’area tecnica Roberto Agnini. Hanno un’enorme passione e trovano nel padel uno sport che dà sfogo alla loro voglia di esprimersi”. Tante le attività in cantiere per questo 2021, che li vedrà accrescere ancora di più un progetto figlio anche della tenacia di Gianluca Palazzi, uno dei primi a lasciarsi conquistare dal padel in carrozzina.
Romano, obbligato alla sedia a rotelle a metà 2016 da un intervento sbagliato alla colonna vertebrale, è tornato a praticare sport grazie alla pallacanestro in carrozzina sul campo del Centro di Riabilitazione Don Orione, e proprio lì si è imbattuto in due campi da padel. È rimasto affascinato dalla disciplina, dalla gabbia e dal fatto che la palla potesse rimanere in gioco molto a lungo, così si è informato, ha contattato Gianfranco Nirdaci (presidente del Comitato per il padel della Federtennis) e ne ha trovato immediatamente l’appoggio, che si è tradotto nell’estate del 2018 nella nascita del progetto sui campi dell’Aniene.
“Uno degli aspetti che più mi piacciono del padel – ha detto – è che un atleta in carrozzina e un normodotato possono condividere il campo, giocando uno a fianco all’altro, ognuno con le sue regole. È uno dei pochi sport in cui succede, ed è qualcosa di molto importante. Ora puntiamo a far crescere il movimento: sarebbe un sogno avere una nazionale di giocatori in carrozzina e rappresentare l’Italia nel mondo”. Un obiettivo non semplice, ma nemmeno irrealizzabile, specialmente se (come è molto probabile) il padel continuerà a diffondersi alla velocità della luce, in Italia e non solo.
Guardando oltre all’aspetto agonistico, per molti la diffusione del padel in carrozzina può avere un prezioso valore dal punto di vista della salute, perché fare sport rimane una delle principali ricette per star bene.
“Il padel in carrozzina – dice Ruben Castilla, uno dei big della disciplina in Spagna, dove è presente un vero e proprio movimento – fa bene sotto tantissimi aspetti. A livello fisico aumenta la forza muscolare, permette di migliorare l’equilibrio e la coordinazione. A livello cognitivo stimola attenzione, concentrazione e memoria. E ha il suo valore anche livello psicosociale: il rispetto delle regole, l’accettazione dei possibili errori del compagno, i valori della compagnia e il rispetto degli altri. Dalla mia esperienza posso dire che per le persone con disabilità il padel può avere innumerevoli vantaggi”.
E non è tutto, perché l’aspetto forse più importante è quello sociale. “Molte persone che prima non avevano mai praticato sport – ha aggiunto Castilla – hanno trovato nel padel un modo per relazionarsi, viaggiare, condividere hobby ed esperienze. Si sono sentite di nuovo parte attiva di un gruppo di persone, unite dalla stessa passione. A me questo ha dato enormi benefici sin dal primo giorno, così come il desiderio di aiutare tante altre persone ad avvicinarsi a questo sport davvero entusiasmante”.
Non ci sono commenti