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Padel

Lamperti e Coello, come padre e figlio

Miguel Lamperti e Arturo Coello sono stati la rivelazione dell’Open di Madrid: uno è fra i volti storici del padel internazionale, mentre l’altro è il giovane emergente più interessante, ma nonostante i 24 anni di differenza la nuova coppia funziona a meraviglia

di | 16 aprile 2021

Secondo la carta d’identità Miguel Lamperti e Arturo Coello potrebbero tranquillamente essere padre e figlio, ma sono proprio i 24 anni di differenza e l’accattivante mix fra esperienza e freschezza ad averli resi la coppia rivelazione della prima tappa del World Padel Tour, chiusa con una splendida semifinale al WiZink Center di Madrid. Lamperti non ha bisogno di grandi presentazioni: classe ’78 da Bahia Blanca, è uno dei volti più carismatici e conosciuti del padel internazionale da quando nel 2002 diventò numero uno d’Argentina (che all’epoca equivaleva a sostanzialmente a essere il migliore al mondo), e poi è emigrato a Madrid per competere nel Padel Pro Tour, il circuito antenato del WPT durato dal 2005 al 2012. Coello, invece, è nato nel marzo del 2002 a Valladolid e da quando a soli 16 anni si è affacciato nel circuito mondiale ha mostrato di avere un potenziale enorme, fino all’ascesa del 2020. Insieme a Ivan Ramirez il mancino castigliano si è guadagnato il Cuadro Final in tutti i tornei giocati dopo la ripresa del circuito, conquistando i primi 50 del ranking e meritandosi la “chiamata” di Lamperti.

La nuova coppia è nata negli ultimi mesi del 2020: con la partnership con Bergamini ormai agli sgoccioli, Miguel cercava una mossa per ridare linfa a una carriera diventata meno brillante negli ultimi anni, e ha deciso di bussare a casa Coello. Che saggiamente ha colto l’opportunità di imparare da uno dei giganti, possibilità che può dare risultati importantissimi come mostrato da Agustin Tapia, che è andato a scuola prima da Juan Martin Diaz, poi da Fernando Belasteguin e quindi da Pablo Lima.

“Miguel – ha detto il suo giovane compagno – è sempre stato uno dei giocatori ai quali mi sono ispirato. Ho sempre ammirato la sua personalità, il talento e il suo modo di interpretare il padel”. Per questo ha accettato di buon grado, il feeling è stato da subito quello giusto e la prova del campo ha dato ragione al nuovo progetto, subito capace di produrre una semifinale che per Lamperti mancava dalla stagione 2018, e per Coello era difficile anche solo da immaginare fino a qualche giorno prima.

“Abbiamo lavorato duramente per tutto l’inverno – ha raccontato Lamperti –, e l’impegno ha pagato. Avevamo bisogno di sentirci competitivi sin da subito, ed è bastato un torneo per capire il nostro potenziale. È stata una gioia immensa, sia per me sia per Arturo. È stata la sua prima volta così avanti in un torneo del World Padel Tour, e spero di poterlo accompagnare in futuro verso altri traguardi”.

Fra le loro vittime anche Paquito Navarro e Martin Di Nenno, una delle nuove coppie più attese nel 2021. Gli occhi erano tutti su di loro, invece agli ottavi l’hanno spuntata al tie-break del terzo Coello/Lamperti, che all’indomani hanno sconfitto anche Miguel Yanguas e Iván Ramírez, guadagnandosi la semifinale. Osservandoli durante gli incontri pareva sul serio di vedere in campo padre e figlio: il primo più tranquillo e abituato a certi incontri; il secondo più nervoso ma anche più sfrontato ed esplosivo, grazie anche ai suoi 190 centimetri, altezza ideale per il padel fisico e potente del giorno d’oggi.

Gli highlights della semifinale con Sanyo/Bela

E c’è mancato poco che in semifinale il vecchio e il bambino, per dirla con Guccini, non facessero lo sgambetto persino a Belasteguin e Gutierrez, poi vincitori del torneo. Hanno perso per 7-5 7-6, ma hanno avuto chance importanti in entrambi i set, tanto da finire con più di un rimpianto. “È stato un grande torneo – ha detto ancora Lamperti –, ma non ci accontentiamo. Dobbiamo andare avanti a migliorare, per riuscire a sfruttare certe opportunità. Speriamo se ne possano presentare presto di nuove”. Per lui il risultato di Madrid è la conferma che può ancora fare grandi cose, mentre per Coello rappresenta un concentrato di esperienza da cui ripartire.

“Durante la semifinale – ha detto il giovane, che si è preso grandi applausi sia da Sanyo sia da Bela – mi sono sentito come un bambino in campo insieme a tre leggende di questo sport. Sin da piccolo mi sono dedicato a questo sport impegnandomi tanto per poter un giorno giocare partite come queste. Ero davvero nervoso, come per tutto il torneo, ma Miguel mi ha sempre aiutato. Poter imparare da uno come lui è un’opportunità enorme”.

La prima insieme è stata una favola, che gli ha permesso di salire al numero 31 del ranking e rinforzare gli obiettivi in vista della stagione. Pensare di chiudere l’anno fra i 16 del Master Final, forse, non è più un’esagerazione. Nel frattempo, fra sette giorni si replica ad Alicante, con l’Estrella Damm Open. Una nuova occasione per brillare.

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