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La “pallata” al corpo: perché nel padel è lecita

Colpire al corpo dell’avversario fa parte del gioco, e addirittura in alcuni casi diventa la soluzione più consigliata. Che sia volontaria o meno, una “pallata” al corpo va accettata con serenità, anche perché spesso il vero errore è di chi la riceve. Il tutto a patto che non ci sia la volontà di far male

di | 07 aprile 2024

Chi ha giocato a padel almeno una volta se n’è accorto subito: essere colpiti dagli avversari capita e fa parte del gioco, anche quando non accade in maniera involontaria. Perché cercare il corpo del rivale, naturalmente senza l’intenzione di fare male, è lecito e in determinati casi diventa persino consigliato, quando non c’è miglior soluzione per vincere il punto. Pertanto, a meno che l’intenzione sia deliberatamente quella di offendere, non deve essere interpretato come una scorrettezza.

Così, succede anche nel mondo dei professionisti – nel quale c’è una buona dose di fair play – che lo scambio termini con un colpo al corpo del rivale, per scelta o meno. Sono i primi a scherzarci su, come successo a Coki Nieto che in settimana nella Pro Padel League è stato colpito da niente meno che… il suo compagno Jon Sanz. Per l’occasione i due erano avversari e la pallata del mancino spagnolo ha lasciato il segno in senso fisico (Nieto l’ha “ringraziato” con una simpatica stories su Instagram), ma non in senso figurato. Si sono subito abbracciati e il match è proseguito.

Perché come detto succede e non c’è nulla di male, anche perché spesso il vero colpevole di una “pallata” è il giocatore che la riceve, in quanto nella stragrande maggioranza dei casi è la sua posizione (evidentemente sbagliata) a suggerire al rivale di provare la soluzione al corpo. Ergo, basta scusarsi e si può subito pensare al punto successivo. In sostanza, quando un giocatore viene colpito è per due motivi ben distinti. Eccoli.

IL COLPO INVOLONTARIO

La maggior parte delle pallate non avviene in maniera volontaria, nemmeno fra i professionisti che sanno sempre (o quasi) dove finiranno i propri colpi. Capita a tutti di sbagliare di qualche centimetro, oppure di non immaginare un cambio di posizione dell’avversario che porterà quest’ultimo a essere colpito. Spesso, certe velocità di gioco richiedono tempi di reazione altrettanto rapidi, ma che non sempre bastano. In ogni caso, l’obiettivo di un giocatore deve essere sempre quello di vincere il punto, e se capita (involontariamente) di colpire l’avversario non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Inoltre, visto che la stragrande maggioranza dei praticanti sono amatori dalla tecnica così così, a volte può succedere di impattare male, o in ritardo, finendo per sorprendere l’avversario che si troverà la pallina addosso senza riuscire a reagire in tempo. Succede. L’importanza è scusarsi. Idem quando capita – ancora più raro, ma succede – di colpire il compagno. Ci si fa una risata e si pensa al punto successivo.

IL COLPO VOLONTARIO

Come detto, nelle trame degli scambi possono capitare situazioni nelle quali colpire al corpo dell’avversario diventa la soluzione ideale a disposizione. Magari perché il rivale si trova fuori posizione e quindi “offre” una grande porzione del corpo, oppure perché non c’è lo spazio necessario per giocare altrove, quindi indirizzare la palla al corpo diventa l’unico modo per tenere vivo il punto. Succede in particolare quando entrambe le coppie si trovano a rete: cercare il corpo toglie tempo all’avversario, mettendolo quindi in grande difficoltà. Il punto può finire lì, oppure può arrivare una difesa un po’ arrangiata che renderà molto più semplice il colpo successivo.

L’importante è che il colpo volontario al corpo non sia mai giocato con l’intenzione di offendere, qualcosa che col padel – e il suo spirito sociale e amichevole – ha davvero poco a che vedere. Per fortuna, capita davvero di rado. Esistono altri modi per sfogare la frustrazione, in campo e fuori. Idem per reagire alle provocazioni di quegli avversari che non eccellono in simpatia.

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