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Padel

Diventare un big in soli 3 anni: l’esempio di Di Giovanni

Ex coach di Schiavone e Vinci, fino a tre anni fa Lorenzo Di Giovanni non aveva mai provato il padel, mentre oggi è n.4 d’Italia e con Riccardo Sinicropi forma una delle coppie più forti e affiatate del movimento azzurro. “Il segreto? Da subito in campo con Spector: fa la differenza”. Il 33enne abruzzese lavora ancora nel tennis ma punta forte sulla pala, sognando la convocazione in nazionale

di | 19 aprile 2021

Potesse tornare indietro di una decina d’anni, Lorenzo Di Giovanni darebbe retta al volo a quella proposta ricorrente da parte di Enrico Burzi. Al tempo i due si allenavano insieme – nel tennis – a Bologna, e il secondo (nonché primo tennista in Italia a sposare seriamente il padel), insisteva per convincere il compagno a provare quello sport al tempo ancora poco conosciuto dalle nostre parti. “Ci allenavamo insieme al mattino – racconta Lorenzo, 33 anni da Lanciano, provincia di Chieti –, poi Enrico al pomeriggio andava a giocare a padel. Voleva a tutti i costi che lo provassi, ma io ero focalizzato sull’idea di diventare un giocatore di tennis, e non gli ho dato retta una singola volta. Avrei dovuto farlo: sarei arrivato nel mondo del padel in anticipo rispetto a tutti i migliori giocatori italiani di oggi”.

Lorenzo Di Giovanni con Roberta Vinci

Un rimpianto che il maestro di tennis abruzzese ha reso in fretta meno amaro, bruciando le tappe da quando nel 2018 ha detto finalmente “sì” alla pala, mentre si trovava a Roma per il corso maestri della FIT. Era con Roberta Vinci, da lui accompagnata – da coach – nell’ultimo anno della sua carriera: hanno giocato una partitella fra amici ed è subito scattata la scintilla. Di lì a poco Lorenzo ha iniziato a giocare (e vincere) i primi tornei, e nemmeno tre anni più tardi è numero 4 d’Italia, con i primi sponsor sulla maglietta, un fisico da 190 centimetri che sembra fatto su misura per il padel moderno e uno smash da far invidia a tutti i colleghi abituati a giocare a sinistra, come lui.

Insieme a Riccardo Sinicropi, Di Giovanni forma una delle coppie più forti del padel tricolore: nel 2019 sono arrivati in finale a sorpresa ai Campionati Italiani indoor, e da lì è partita la loro ascesa, con tanti risultati di prestigio e già cinque Open in cassaforte nei primi mesi del 2021.

Lorenzo Di Giovanni gioca a sinistra, Riccardo Sinicropi a destra: nel 2021 hanno già vinto 5 tornei Open

“Arrivando entrambi dal tennis ci conoscevamo già – spiega –, ma la coppia è nata per caso: ci siamo affrontati in un torneo, poi abbiamo deciso di giocarne uno insieme e l’abbiamo vinto. C’è stata subito intesa sia in campo sia fuori, e così abbiamo deciso di fare sul serio iniziando un percorso comune. Condividiamo le stesse idee di gioco e gli stessi obiettivi, e siamo d’accordo sulla volontà di crescere insieme. Nel padel non è raro cambiare compagno, mentre noi puntiamo a fare strada uno a fianco all’altro”.

Lorenzo Di Giovanni è nato a Lanciano, il 25 dicembre 1987. È stato 2.2 nelle classifiche nazionali di tennis, ma non è mai riuscito a entrare nel ranking ATP

Di Giovanni e Sinicropi sono la prima (e sin qui unica) coppia italiana ad aver vinto un torneo internazionale, il FIP Rise dello scorso ottobre al Ruffini Padel Club di Torino. Non era un evento dei più prestigiosi, ma intanto è un piccolo primato, base per degli obiettivi internazionali sempre più importanti.

“Nel 2021 – continua l’abruzzese trapiantato a Milano – ci piacerebbe giocare qualche tappa del World Padel Tour, per confrontarci ai massimi livelli. Ma per prima cosa dobbiamo salire nella classifica mondiale (Lorenzo è n.245, ndr). Pertanto cercheremo di focalizzarci soprattutto sui tornei del Cupra FIP Tour, così da raccogliere punti e fare esperienza, oltre ovviamente a giocare tutti i più importanti appuntamenti nazionali. Chiederemo anche qualche wild card per il World Padel Tour, ma per essere competitivi a quei livelli dobbiamo migliorare ancora tantissimo”. Nel suo caso, a frenarlo c’è anche il lavoro: mentre il compagno si è dedicato al cento per cento al padel, lui impugna ancora quotidianamente la racchetta da tennis, come responsabile dell’agonistica del Tennis Club Lombardo di Milano. Viaggiare ogni week-end in Italia è una cosa, mentre volare all’estero per il World Padel Tour sarebbe ben più complesso.

“Il mio lavoro – dice – mi piace tanto, così come il tennis. Magari se dovesse arrivare un’offerta di una giocatrice per viaggiare tutto l’anno la rifiuterei (in passato oltre che con la Vinci ha lavorato anche con Francesca Schiavone e Daniela Hantuchova, ndr), ma seguire gli agonisti mi stimola molto e per ora non ho intenzione di cambiare. Anche perché mettermi a fare il professionista a 33 anni sarebbe un po’ rischioso”.

Con lui al Tc Lombardo lavora Emily Stellato, anche lei sempre più impegnata nel padel internazionale. La 38nne ex tennista di Latina è stata la sua spalla nel doppio misto alle ultime due edizioni dei Campionati italiani assoluti, entrambe vinte: nel 2019 (indoor) a Roma e la scorsa estate a Riccione. Pertanto, è stata fra le prime a notare i progressi del compagno, sorprendenti anche per lui stesso.

“Non mi sarei mai aspettato di emergere così in fretta – dice –, ma credo che il segreto sia l’aver iniziato da subito a lavorare con un allenatore”. Per Lorenzo significa Gustavo Spector, il ct della nazionale, col quale scende in campo tutt’ora almeno due volte alla settimana. “Ho deciso che ciò che facevo nel padel mi doveva servire fin da subito – continua –, pertanto ho dato priorità all’allenamento mirato, piuttosto che alle partitelle fra amici. È stato quello a fare la differenza in termini di tempo. È un consiglio che mi sento di dare a tutti: imparare da un maestro può essere determinante. Prima di iniziare a giocare le partite, ognuno dovrebbe prendere almeno una decina di lezioni. Aiutano a capire il gioco, il che permette di divertirsi molto di più”.

Lorenzo Di Giovanni (sinistra) e Riccardo Sinicropi: la miglior coppia emergente del padel azzurro

Proprio il divertimento, in fondo, è la chiave di tutto, in uno sport che cresce a vista d’occhio ma lontano dall’altissimo livello non ha ancora grandi spazi per il professionismo. Dunque, per fare su e giù dall’Italia ogni singolo fine settimana servono passione, amore per il gioco, la voglia di migliorarsi e la capacità di individuare sempre nuovi stimoli. Quest’anno, evidenziati in giallo nel calendario, di stimoli ce ne sono due decisamente importanti: il Campionato europeo di Marbella, a fine giugno, e il Mondiale in arrivo a metà novembre in Qatar. La nazionale italiana ha otto posti, normale farci un pensierino. “Mentirei se dicessi che la convocazione non è fra i miei obiettivi stagionali – chiude Lorenzo –, e se arrivasse mi renderebbe la persona più felice del mondo”. Vorrebbe dire aver fatto da zero al mondiale in appena tre anni, roba per pochissimi, e sarebbe una nuova conferma della famosa intuizione di Enrico Burzi, che voleva indirizzarlo sul padel a tutti i costi. Aveva già capito tutto con dieci anni d’anticipo.

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