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Eleonora Alvisi e il salto tra le "pro", sognando Pennetta e Vinci

L’eredità lasciatale da Flavia Pennetta e Roberta Vinci è di quelle pesanti, ma la 18enne pugliese Eleonora Alvisi ha i mezzi per ambire a una buona carriera. Nel 2020 ha vinto il Roland Garros juniores in doppio, e quest’anno punta al salto fra le professioniste. Senza dimenticare l’insegnamento del... motocross

31 marzo 2021

Nel tennis italiano il cognome Alvisi è ben presente dal punto di vista istituzionale, con Isidoro che ricopre da anni il ruolo di consigliere federale, nonché di vice presidente nel nuovo mandato in carica dal settembre scorso. Ma anche dal punto di vista sportivo potrebbe presto diventare un cognome di spessore, magari di quelli in grado di accendere la passione dei tifosi. Come si augura la giovane Eleonora, classe 2003, che di Isidoro è nipote e da anni è una delle giovani più interessanti del nostro tennis.

Accanto al suo nome non è ancora presente un numero, perché il ranking WTA fra le professioniste deve ancora conquistarselo, ma in compenso c’è una carriera da under 18 impreziosita da tante vittorie (che l’hanno portata fino al numero 36 ITF) e tanti segnali positivi, ai quali la pugliese punta a dare seguito nel tennis delle grandi. Il sogno, naturalmente, è quello di ricalcare le orme di Flavia Pennetta e Roberta Vinci, le ultime due grandi tenniste pugliesi, entrambe capaci di arrivare fra le prime 10 del mondo.

La prima è di Brindisi, la seconda di Taranto, mentre Eleonora è di Barletta, ma una parte del percorso comune alle due illustri corregionali l’ha già compiuto all’ultimo Roland Garros, vincendo il titolo nel doppio juniores (21 anni dopo il successo di Pennetta/Vinci), in coppia con Lisa Pigato. Come ricompensa, oltre a tanta attenzione mediatica per il valore del risultato, Eleonora ha potuto finalmente avverare il sogno di conoscere il suo idolo Flavia Pennetta, che lo scorso gennaio a Bari non solo le ha fatto visita, ma si è anche allenata insieme a lei, dandole la carica (e preziosi consigli) in vista della nuova stagione.

Il trionfo a Parigi ha puntato di nuovo i fari sulla crescita della pugliese, il cui nome iniziò a finire sui taccuini degli appassionati nel 2018, quando vinse i Campionati italiani under 16. Sembrava lanciatissima, invece l’anno seguente ha dovuto fare i conti con un paio di infortuni seri: prima una periostite tibiale, poi uno strappo al bicipite femorale, che insieme le sono costati mesi e mesi di inattività. Si è rimessa in sesto per il 2020, ma a scombussolarle i piani è arrivata la pandemia, quindi una stagione normale non riesce ad affrontarla da un pezzo. L’augurio è che possa essere questa, iniziata con quattro tornei Itf fra le professioniste e poi un ritorno nel circuito juniores, per un Grado 1 in Spagna, nell’Accademia dell’ex numero uno del mondo Juan Carlos Ferrero.

Eleonora non è ancora riuscita a cogliere la prima vittoria in singolare del suo 2021, ma arriveranno tempi migliori. L’importante, in questo momento, è lavorare sulla formazione, da anni affidata alle mani del tecnico argentino Sebastian Vazquez. La giovane iniziò ad allenarsi con lui quando a tredici anni si trasferì al Centro Tecnico Permanente della FIT presso la Tennis Training Villa Candida di Foligno, e si è trovata talmente bene che ha deciso di seguirlo quando nel 2018 Vazquez si è trasferito al Tennis Club Padova, dove i due si allenano da allora, in una struttura diventata di anno in anno sempre più frequentata.

L’obiettivo del progetto è scontato: riuscire a completare nella maniera corretta la transizione da juniores a professionista, sfruttando l’esperienza e la fiducia maturata nel tennis dei baby per vincere anche fra le grandi, e provare a scalare la classifica WTA. Una sfida ardua, che le ha già messo di fronte tanti ostacoli e gliene presenterà almeno altrettanti. Eleonora però sa come affrontarli, sia con la racchetta, sia con la moto da cross, passione tramandatale da papà Stefano. I sempre più numerosi impegni in giro per il mondo hanno ridotto le possibilità di salire in sella, ma nonostante il motocross abbia ben poco a che vedere col tennis, le ha comunque insegnato a non avere paura di sporcarsi le mani per arrivare al traguardo. Le servirà.

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