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Eventi nazionali

Un simposio mai visto: a Torino l'eccellenza è Made in Italy

Michelangelo Dell'Edera, direttore dell'ISF, espone con orgoglio gli straordinari risultati che il tennis italiano ha raccolto e continuerà a raccogliere. Merito di un sistema che funziona. Al punto che oggi ci possiamo permettere un simposio di livello mondiale, con tecnici (e giocatori) fatti in casa

28 novembre 2021

Un simposio così non si era mai visto. Perché a Torino, Pala Gianni Asti (ex Pala Ruffini) va in campo l'eccellenza del tennis mondiale, che in questo caso coincide con l'eccellenza del tennis italiano. Perché mai come oggi, l'Italia è protagonista del circuito ai massimi livelli. Con i giocatori, ma pure con i tecnici e in generale per merito di un sistema. Un lavoro che affonda le radici nel tempo, almeno una ventina di anni fa, quando si costruirono le basi per ciò che sta accadendo ora.

Lo spiega bene Michelangelo Dell'Edera, direttore dell'Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi e padrone di casa entusiasta per un evento che ha riunito maestri e addetti ai lavori da ogni angolo del Paese. “Per la prima volta – ha detto Dell'Edera – abbiamo costruito un simposio tutto italiano, ma il merito di tutti questi risultati, oltre che dei giocatori, è del sistema. E in definitiva è di voi che siete qui”.

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La parola passa al Consigliere federale Graziano Risi, altro tecnico di lungo corso. “Il momento d'oro che stiamo vivendo è per buona parte merito dei coach, capaci di accompagnare i giocatori nel periodo più delicato per la loro crescita, quello del passaggio da junior a pro".

"Tanti giocatori bravi che abbiamo avuto in passato, anche numeri 1 del mondo a livello Under 18, poi sono andati in difficoltà nella fase successiva del loro percorso. Grande merito dunque va dato a questi allenatori, che hanno portato il tennis italiano a livelli mai visti prima”.

In tutto questo, Paola Deiana (Ministero dell'Istruzione), interviene per mettere l'accento sulla formazione dei ragazzi, anche fuori dal campo.

“Ho una grande stima per il direttore dell'ISF Michelangelo Dell'Edera e per tutto il sistema del tennis italiano. Lo sport è un bene culturale, e agisce su un patrimonio determinante per il nostro futuro che sono i nostri ragazzi. Non sono un patrimonio da esibire, ma da far crescere nel rispetto delle diverse personalità”.

Lo sport è un bene culturale, e agisce su un patrimonio determinante per il nostro futuro che sono i nostri ragazzi (Paola Deiana)

Poi, è il momento dei maestri. Dei coach. Di coloro che con il loro lavoro quotidiano stanno facendo grande il nostro tennis, portandolo a vette mai toccate in precedenza. Tra loro, Riccardo Piatti. “Sono prima di tutto – esordisce il coach comasco – un maestro di tennis. Per me è importante non fermarsi mai alla logica che vale per gli altri, perché la tecnica non è mai uguale per nessuno. Io devo capire chi ho davanti. Sinner, per esempio, è un predestinato sì, ma al lavoro".

"Alle Next Gen ATP Finals che ha vinto nel 2019, si allenava un'ora al mattino, poi si riscaldava mezz'ora e poi giocava il match. Altro episodio: dopo aver battuto Isner in Davis è andato ad allenarsi 40 minuti, perché sentiva di non aver giocato abbastanza per migliorare. Lui deve migliorare durante i tornei, non nei periodi di off season, altrimenti dobbiamo sempre rincorrere. Se c'è un'energia buona dopo la partita, nei ragazzi, fateli allenare subito dopo l'incontro: ne trarranno senz'altro un vantaggio”.

Della stessa idea un altro coach di grande esperienza come Max Sartori. “Ogni lavoro va pensato adattandolo alla persona che si ha davanti. La palla corta di Marco Cecchinato, per esempio, nasce dal suo tennis, da quando era bambino e cercava di vincere più partite possibili. Bisogna ripetere spesso il colpo forte per renderlo davvero automatico, perché nei momenti di maggior tensione ci sia una grande confidenza nel controllo di quello strumento”.

Sfilano uno dopo l'altro tutti i coach che stanno cambiando la storia del tennis italiano. Passano Simone Tartarini con Lorenzo Musetti, che si presta agli esercizi in campo pure dopo una serata così intensa passata a seguire i compagni nel match con la Colombia chiuso a notte inoltrata. Passano Gipo Arbino e Simone Vagnozzi, passa Fabio Gorietti che racconta come i tempi del tennis si possano dilatare o contrarre, a seconda dell'approccio.

I tempi del tennis italiano, invece, non sono mai stati così veloci: nel giro di poche stagioni, siamo diventati una potenza, anche grazie al lavoro costante e durissimo di personaggi come Vincenzo Santopadre, l'allenatore di Matteo Berrettini, disponibile per spiegare come si preparano gli appuntamenti più importanti del Tour.

Si tratta di un simposio, sì, ma si tratta soprattutto di una festa. Di un'esposizione di eccellenze italiane, in una giornata che i tantissimi maestri intervenuti non potranno dimenticare. Tra selfie, saluti, abbracci, consigli, si respira una bella aria. Un'aria positiva, fatta di gente che mette al primo posto l'umiltà e il lavoro. Senza dare nulla per scontato. Affinché tutto quello che stiamo vivendo sia da preludio a risultati ancora più importanti, a un'evoluzione destinata a durare. Portando l'Italia e le sue eccellenze a diventare un modello nel tennis mondiale.

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