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Sinner, niente titolo-bis: contro Medvedev non basta un'ora da campione

Sinner gioca un primo set di altissimo livello, poi Medvedev ha alzato il suo livello di gioco e conquistato il titolo nella cinquantesima edizione dell'ATP 500 di Rotterdam.

di | 19 febbraio 2023

Medvedev in azione a Rotterdam (Getty Images)

Medvedev in azione a Rotterdam (Getty Images)

Un set del Sinner migliore di sempre, poi due del Medvedev versione trasformista di lusso. La cinquantesima finale dell'ATP 500 di Rotterdam è uno spettacolo per intenditori. Pur con evidenti e innegabili progressi, è finita come negli altri quattro scontri diretti. Ha vinto Medvedev, per la quinta volta in cinque partite.

Il russo, in campo come atleta neutrale, ha chiuso 57 62 62 contro un Sinner per la prima volta arrivato in finale due volte in due settimane consecutive. Un Sinner che ha dato tutto nel primo set, poi Medvedev ha portato il suo tennis in un luogo che Jannik ancora non conosce. Quel luogo dove il suo tennis era stato a lungo tra 2021 e 2022, altrimenti non sarebbe diventato il primo nunero 1 del mondo diverso dai Fab 4 dal 2004. Sicuro di rientrare in Top 10 la prossima settimana, ha festeggiato il sedicesimo titolo ATP in carriera.

Medvedev ha completato la finale con il 75% di punti vinti al servizio con la prima contro il 62% dell'altoatesino. In percentuale, ha ottenuto più punti contro la prima (38% contro 25%), ma appena meno contro la seconda (54% contro i 56% di Jannik). Ha chiuso con 20 vincenti a 31 e praticamente la metà dei gratuiti, 17 contro 30. Durante la cerimonia di premiazione, ha anche confermato quanto sia stato duro riprendersi dopo la rimonta subita contro Rafa Nadal nella finale dell'Australian Open 2022. Ma questa settimana, la fiducia è tornata di colpo.

Jannik esce con la consapevolezza di poter battere i top player, di avere un diritto da top player ma non ancora un servizio da top player. Non è ancora un giocatore che nei punti chiave può pensare di togliersi dai guai o di risolvere le situazioni con la prima di servizio. Esce da queste due settimane con la certezza che i Top 10 lo vedono, lo studiano, lo sfidano come un rivale alla pari. 

La cronaca della finale

Medvedev vince il sorteggio e sceglie di rispondere. Punta sul suo punto di forza nel torneo, è infatti il giocatore con la percentuale più alta di break e di punti vinti contro la prima di servizio nel torneo dal primo turno alla semifinale.

Il primo game, da dieci punti, è tutt'altro che elementare. Medvedev risponde da molto lontano e allunga gli scambi, rallenta contro il rovescio di Jannik, lucido nelle scelte ma non sempre nelle esecuzioni. 

Sinner, il migliore nel torneo per punti vinti con la prima al servizio prima della finale, serve soprattutto contro il rovescio di Medvedev. L'altoatesino costruisce bene i punti, anche negli scambi che vanno oltre i nove, dieci colpi. Gli fa difetto la sicurezza, che arriva con l'agio, quando si tratta di completare l'opera nei pressi della rete.

Nemmeno Medvedev è impeccabile da dietro. Il moscovita, col suo tennis dal ritmo un po' latino, senza mai una palla a cui appoggiarsi, costringe a infinite manovre. Gioca profondo ma non carico, piatto ma non pesante. Ti costringe a tirare comunque forte, con più margine di rischio, perché scendere al suo ritmo ti porta in territorio nemico. 

Il russo comincia a venire avanti con più frequenza. E' il segno che da dietro, almeno per la prima metà del primo set, è Sinner a dettare il gioco. Non sorprende che sia l'azzurro a firmare il primo break (3-1). Sorprende di più che decida di salvare la palla dell'immediato controbreak (la settima che cancella sulle nove fronteggiate nel torneo) con un'angolatissima palla corta verso il diritto di Medvedev. Il controbreak, però, lo subisce al successivo turno di battuta, nel settimo game, complici quattro errori.

Dal 4-1, però, Sinner perde con più facilità la misura dei colpi. Medvedev gradualmente assume una posizione più avanzata, e lo aggancia sul 4-4 dopo una pausa di qualche minuto perché un suo ace ha fatto staccare uno dei pannelli dello schermo a LED che circonda il campo. Il livello di gioco di Medvedev sale, ma quello di Sinner anche di più.

Un diritto di Daniil Medvedev a Rotterdam (Getty Images)

Alla veronica del russo nel nono game, l'altoatesino risponde con la combinazione rovescio diagonale-schiacciata in contropiede che vale il set point. Ancora più significativo l'affondo con cui Sinner chiude il parziale. Due punti da campione quando conta di più, per completare un set che tanto ha detto sul Sinner 2.0, sui miglioramenti attuali e sulle crescenti prospettive dell'azzurro. Ha detto, ad esempio, che Jannik ha vinto sei punti in più quando gli scambi hanno superato i nove colpi: il Sinner più impaziente e istintivo delle passate stagioni difficilmente ci sarebbe riuscito.

Il secondo set inizia in salita: break Medvedev al primo game. Nei primi giochi gli scambi sono più corti, il moscovita si fa sempre più autorevole nell'occupazione del campo. Sinner fatica di più a colpire subito dopo il rimbalzo e ad andare in scioltezza attraverso la palla in risposta.

Il campione delle Nitto ATP Finals 2020 gioca colpi più filanti, che ora rimbalzano più bassi. Si apre meglio il campo, chiude negli angoli Sinner che supera il confine tra la velocità e la fretta e finisce per cedere anche il secondo break del parziale, con il primo doppio fallo dell'incontro.

Così il miglior Medvedev visto da molti mesi a questa parte cancella il vantaggio creato nel primo dal miglior Sinner probabilmente di sempre. E allunga al terzo la finale del cinquantesimo ATP di Rotterdam.

Sinner è il primo a subire il break, nel terzo game. Lo chiude piegato sulle gambe, al termine di uno scambio sontuoso e sfiancante insieme. Si piega Sinner, ma non si spezza. Arriva subito la chance del controbreak, che l'azzurro si guadagna di forza e di tenacia. Ma Medvedev se la gioca benissimo.

Spinge col servizio, costante, forte con la prima e con la seconda. Poi quando si scambia non forza ma mira alle righe. Sinner non può concedersi il lusso dell'errore in una finale così, intensa e di livello altissimo. Ma gli errori arrivano, per questioni di centimetri. Quei centimetri che mancano per concretizzare la speranza, per soddisfare l'ambizione. I centimetri che mancano per realizzare i sogni di gloria. 

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