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"Wimbledon non sarà mai un'esibizione", parola di Murray e Navratilova

Lo scozzese e la nove volte campionessa di Wimbledon in singolare criticano chi, come Osaka, ha parlato dell'edizione 2022 come di un'esibizione poiché non assegnerà punti

di | 26 maggio 2022

"Wimbledon non sarà mai un'esibizione". Parola di Andy Murray che nel 2013 diventò il primo britannico a trionfare ai Championships in singolare maschile dopo 77 anni, dall'ultimo successo di Fred Perry nel 1936.

L'ex numero 1 del mondo, due volte campione a Wimbledon, ha risposto su Twitter a Naomi Osaka e agli altri che hanno parlato dell'edizione 2022 del torneo come di un'esibizione, appunto, dopo la decisione di ATP e WTA di non renderlo valido per la classifica mondiale. La scelta di non assegnare punti ai giocatori per le prestazioni a Wimbledon è la risposta all'unilaterale presa di posizione dell'All England Club, che lo gestisce, di escludere russi e bielorussi in risposta alle linee guida informali del governo britannico.

Naomi Osaka ha detto, durante il Roland Garros, che sta prendendo in considerazione l'ipotesi di non giocare a Wimbledon non potendo migliorare la sua classifica. Una posizione che non convince Martina Navratilova, che a Wimbledon ha vinto nove volte il titolo in singolare e raggiunto la finale per dodici anni di fila.

"E' bello poter rinunciare a due milioni di sterline di montepremi - ha detto nel programma Piers Morgan Uncensored su Talk TV - ma non capisco il pensiero che c'è dietro questa scelta. Mi piacerebbe sedermi con Osaka e parlarle della storia di Wimbledon. Io ho sempre giocato per i trofei, non per i punti e i soldi".

Rafa Nadal e Novak Djokovic hanno espresso la loro contrarietà di fronte alla scelta degli organizzatori del torneo, che hanno ignorato altre possibilità di rispettare l'obiettivo del governo senza escludere gli atleti. Allo stesso tempo, si chiedono perché l'ATP abbia stabilito non solo di togliere i punti quest'anno ma anche di impedire ai giocatori di mantenere in classifica quelli ottenuti a Wimbledon l'anno scorso.

Murray, però, ha spostato l'attenzione. Non sono i punti validi o meno per la classifica, secondo lo scozzese, a fare il prestigio di un evento. Il suo è uno sguardo dalle prospettive più ampie di quelle che possono avere gli atleti, anche quelli coinvolti nel Players' Council o come Djokovic nella nuova Professional Tennis Players Association (PTPA).

Guardare all'evento non solo pensando alle sue conseguenze strettamente agonistiche o sportive, fa notare implicitamente Murray, toglie una serie significativa di elementi dal quadro generale. Il confronto con gli altri sport, che vive da appassionato e tifoso, non da protagonista, aiuta. "Seguo da vicino il golf, ma non ho la minima idea di quanti punti ottenga il vincitore del Masters - ha scritto -. Io e i miei amici amiamo il calcio, ma non sappiamo quante posizioni guadagna in classifica la nazionale che vince i Mondiali, e non ci interessa. Ma possiamo dirvi esattamente chi ha vinto i Mondiali di calcio o il Masters di golf".

Anche gli spettatori che affollano Wimbledon, o almeno la maggior parte di loro, prosegue Murray, "penso non sappia quanti punti dia un terzo a Wimbledon. Ma vi garantisco che sanno chi ha passato quel turno. Wimbledon non sarà mai un'esibizione, e non sarà mai vissuto come tale".

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