Il 27enne Vavassori debutterà in uno Slam in singolare a Wimbledon. Al primo turno sfiderà Frances Tiafoe. La storia di un ragazzo che non ha mai smesso di crederci. Una gioia, quella per la qualificazione ai Championships, dedicata al nonno scomparso pochi giorni fa. E' grazie a lui se ha cominciato a giocare
di Alessandro Mastroluca | 24 giugno 2022
Nel tennis, come nella vita, non è mai troppo tardi. Lo ha dimostrato una volta di più Andrea Vavassori, 27enne di Torino, numero 255 del mondo, che giocherà a Wimbledon il suo primo Slam in singolare.
Dopo aver battuto nelle qualificazioni Klahn, Menezes e Kolar, il suo percorso nel main draw inizierà contro Frances Tiafoe, numer 28 ATP e 23esima testa di serie, mai affrontato in carriera.
A tennis, Andrea, ha iniziato a giocare presto, sul campo che il nonno ha fatto costruire a Tetti Neirotti, un paesino con poco più di un migliaio di abitanti nel comune di Rivoli (Torino). Il campo è un punto di riferimento per tutti i bambini, come per Andrea. Non potrebbe essere altrimenti visto che suo padre Davide è maestro di tennis e uomo di sport.

Fino ai 14 anni si allena solamente tre volte a settimana. Si allena per diventare un professionista e pian piano aggiunge anche i weekend, sempre più ricchi di libri e partite. È iscritto al Liceo Scientifico Statale è non è raro che mamma e papà lo vedano studiare di notte, con i muscoli a pezzi e il cervello che gira a mille. Una lo accompagna ai tornei, l’altro lavora al circolo senza soste.
Giocatore d'attacco, sempre pronto a fare la prima mossa, è cresciuto "divorando" le videocassette di Pat Rafter, l'ultimo top player specialista del serve and volley. Col suo tennis che si ispira a Feliciano Lopez e Misha Zverev, nel 2016 Vavassori raggiunge tre finali Itf in singolare e conquista 6 titoli in doppio. L’anno dopo, sempre in doppio, arrivano altri sei titoli compreso il primo Challenger in carriera, ad Andria insieme all'amico Lorenzo Sonego.
Il piemontese Andrea Vavassori (foto Twitter Stockholm Open)
Nel 2018 ‘Wave’, così si fa chiamare dagli amici, è già un giocatore vero. Vince tre challenger in Italia insieme a Julian Ocleppo, figlio del Gianni davisman negli anni 80. Il doppio è una passione che coltiva sin da bambino, favorito dalle caratteristiche fisiche e tecnico-tattiche. Dall’alto dei suoi 192 centimetri serve bene e la mano, come si suol dire, è molto educata. Il 2020, per tutti, è un anno difficile a 360 gradi. Andrea Vavassori butta giù lo stesso il muro della top 100. In doppio è una realtà e i sogni che faceva da bambino, sul campo in cemento di Tetti Neirotti, li ha trasformati in qualcosa di concreto.
E lo scopre ancora di più a Cagliari, nel 2021, quando conquista il primo titolo ATP in carriera, sempre in doppio e sempre con Sonego. Qualche mese dopo, a Stoccolma, ha bagnato al meglio l’esordio anche in singolare. Al primo turno, da numero 289 del mondo, dopo aver superato le qualificazioni ha sconfitto 63 64 Pavel Kotov, n.271. Al secondo, ha perso ma senza sfigurare contro l'allora numero 18 ATP Denis Shapovalov.
Lorenzo Sonego e Andrea Vavassori celebrano il successo con un selfie (foto Sposito)
Il segnale di una svolta, arrivata sui prati di Roehampton dove si giocano le qualificazioni per il torneo di Wimbledon. L'emozione di varcare per la prima volta i Doherty Gates, i cancelli d'ingresso di Church Road che dal 1922 ospita i Championships, lo proietterà in una nuova dimensione.
La prima qualificazione è una festa che è insieme un omaggio all'uomo da cui tutto è cominciato, a nonno Arduino morto una settimana fa. "Non aveva mai giocato, ma era appassionato e perciò aveva costruito il campo per papà Davide. Io su quel campo ho cominciato a giocare e ci andavo tutti i fine settimana, poi avevo aggiunto un giorno. Non hanno voluto che tornassi, i miei. Ma posso dedicargli questo risultato" ha detto.
A Wimbledon c'è anche l'amico Sonego, che però si concentra sul singolare: Vavassori è iscritto in doppio con Cacic. Ci riproveranno, stando alle intenzioni, allo US Open. Resta, per il duo piemontese, il desiderio di diventare il doppio di Coppa Davis del futuro. E per realizzarli, certi sogni, non è mai troppo tardi.