Chiudi

-
Eventi internazionali

C'era una volta l'America - Video

I temi e i personaggi dello US Open 2020, di cui si parlerà nella puntata di stasera di 2020 Reloaded su SuperTennis. Le vittorie di Thiem e Azarenka, la rivincita delle mamme, la squalifica di Djokovic, la vita nella bolla di New York

di | 06 dicembre 2020

Campioni nuovi che arrivano, vite che contano, madri testarde che sognano. Tutti sospesi tra il silenzio e il cuore, fra carte da voltare e castelli di rabbia non facili da evitare. Queste le tracce che lo US Open 2020, il primo Slam post-lockdown, il primo major con la pandemia come indesiderato passeggero, ha scavato in una stagione incerta e precaria come le foglie sugli alberi d'autunno. Precaria come l'Arthur Ashe, la cattedrale del tennis più grande del mondo, che poggia sulla collina delle ceneri.

Lo US Open passato, prima edizione senza nessuno dei due campioni in carica in singolare dal 2003, ha messo in scena una nuova socialità fra giocatori nelle suite dell'Arthur Ashe trasformate in camere d'albergo per atleti e coach. Ci restavano tutti o quasi gli atleti, spettatori privilegiati nell'immenso vuoto, colti spesso a mangiare e messaggiare. 

Janko Tipsarevic, ex numero 8 del mondo che ha seguito il serbo Filip Krajinovic, ha perfino aggiunto i fiori finti per abbellire le balaustre. Li ha voluti anche Novak Djokovic, grande amico di entrambi, squalificato però per la pallata contro una giudice di linea. Colpita al collo, è stata minacciata via social da alcuni estremisti che si dicono tifosi di Nole, accusata di aver simulato o esagerato le conseguenze del gesto. 

Torneo senza campioni e senza numero 1, torneo che prende nuove direzioni. Quelle di chi deve lottare per dimostrare di avere ragione, come Dominic Thiem al primo titolo Slam dopo tre finali perse. E di chi, come Alexander Zverev che si fa rimontare due set di vantaggio dall'amico in finale, avrebbe presto scoperto di avere un grande bisogno di farsi perdonare (ogni riferimento agli Who e alla sigla di CSI New York è tutto fuorché casuale).

Finalmente Thiem: lo Us Open è suo - Le foto

Thiem, primo a rimontare da sotto di due set in una finale dello US Open dai tempi di Pancho Gonzalez nel 1949, è il primo campione Slam nato negli anni Novanta. "Ero tesissimo, è stato un problema" ha ammesso Thiem dopo la finale, l'ottava più lunga nell'era Open a New York. "Spero che non mi cambi la vita, perché la mia vita non può dipendere dal successo" ha aggiunto l'austriaco, che dopo ogni partita vinta lascia sulle telecamere una scritta per sensibilizzare sulla tutela degli oceani.

Naomi Osaka, invece, leader sportiva del movimento Black Lives Matter, diventa invece la prima a vincere tutte le prime tre finali Slam giocate. La sua è una voce indispensabile, ha scritto dopo la finale Andrew Lawrence sul Guardian. "Quest'anno invece della tuta da Catwoman di Serena Williams, abbiamo visto Naomi Osaka indossare sette maschere con i nomi di Trayvon Martin o Ahmaud Arbery" sette vittime della violenza di agenti razzisti della polizia. "Voglio che la gente ne parli sempre di più" ha rivelato.

Osaka e Azarenka, cadute e sorrisi - Le foto da New York

In finale, ha rimontato contro una Victoria Azarenka capace in semifinale di ottenere quel che sempre le era sfuggito in carriera, un successo contro Serena Williams in uno Slam. "Ora Azarenka può colpire più forte di prima a parità di sforzo e questo significa più controllo" ha scritto Martina Navratilova per il sito della WTA, "gioca in sicurezza ec fa perdere campo alle avversarie. Gioca colpi pesanti e profondi poi, quando l'avversara è lontana, la uccide con una palla corta". 

La finale è comunque un successo, non ne giocava una in uno Slam da sette anni. La finale raggiunta è una scommessa vinta con se stessa, una rivalsa, una testimonianza che la perseveranza porta lontano. La perseveranza accompagna Andy Murray che con un'anca totalmente ricostruita rimonta due set e batte al quinto set il giapponese Yoshihito Nishioka, numero 49 del mondo, al primo turno. E' la dote di Kim Clijsters che a otto anni dal secondo ritiro forza la numero 21 WTA Ekaterina Alexandrova al terzo set.

E' la perseveranza delle madri, come la stessa Azarenka, Serena Williams o Tsvetana Pironkova, l'arcobaleno del torneo che non giocava da tre anni e ha centrato i quarti eliminando anche Garbine Muguruza. Ne è servita tanta anche a Jennifer Brady, ex campionessa NCAA, prima giocatrice di college in semifinale allo US Open dopo Lori McNeil nel 1987.

Il primo US Open in epoca Covid diventa così un manifesto, una vera pastorale americana. "E' abominevole quello che ci fanno vivere. Voglio riconquistare la mia libertà. Ho l’impressione che siamo prigionieri“ ha detto Kiki Mladenovic durante il torneo. E Benoit Paire, escluso perché positivo per una partita a carte, ha usato parole simili. Parole dette da chi può concedersi il lusso di giocare in un ìimpianto trasformato in ospedale da campo per 350 malati nei giorni più duri della pandemia. Quella sì che era una prigionia.

D735554A-C746-44A7-B7ED-C1F86906E5B2
Play

IL TEMA DEL GIORNO

"2020 Reloaded" vi consentirà di ripercorrere con cadenza quotidiana i momenti chiave della stagione appena conclusa: dalle imprese azzurre ai record di Djokovic e Nadal, dal ritorno di Azarenka alle sfide di Osaka, dall’assenza di Federer alla crescita di Sinner.

Trentadue racconti testuali al mattino sul nostro sito, trentadue appuntamenti televisivi, ogni sera alle 21 a partire da lunedì 30 novembre per approfondire, riflettere, rivivere con SuperTennis le grandi emozioni di questo anno unico e, a suo modo, indimenticabile.


    Non ci sono commenti