Il trionfo a Tokyo in un'arena fredda, gli spogliatoi con una sola lampadina e la stufa a gas, il ritorno negli USA per il servizio di leva. Stan Smith ricorda al sito dell'ATP la prima edizione di quello che si chiamava Masters e che oggi conosciamo come ATP Finals
11 novembre 2020
Questo articolo di James Buddell è stato pubblicato sul sito dell'ATP nell'ambito di una serie celebrativa della storia delle ATP Finals. Ve lo presentiamo in versione italiana
Sono passati cinquant'anni, ma i ricordi dell'edizione 1970 del Pepsi-Cola Masters (oggi Nitto ATP Finals) restano ancora chiarissimi per Stan Smith - l'arena fredda e cavernosa, lo spogliatoio con una sola lampadina, Jack Kramer che guida il pubblico nel coro "Happy Birthday" per il 24mo compleanno del primo campione, e un frenetico viaggio da Tokyo per iniziare un periodo di leva nell'esercito USA.
Mentre i campioni come Novak Djokovic e Rafa Nadal si prepareranno nei loro spogliatoi personalizzati per entrare alla O2 Arena di Londra, per l'ultima volta sede delle Nitto ATP Finals, presteranno omaggio a Jack Kramer, per oltre sessant'anni la persona più influente in questo sport. Nel 1969, Kramer lavorava con Philippe Chatrier, allora vice-presidente della Federazione francese, e al primo agente nella storia del tennis, Donald Dell, per metter su il futuristico piano di quello che ventuno anni dopo sarebbe diventato l'ATP Tour e di uno dei tornei gioiello del circuito, le Nitto ATP Finals.
In un periodo di grande lotta politica, quando i promoter di circuiti rivali cercavano di ingaggiare i migliori giocatori, Kramer tentò di unificare il tennis. Il grande campione ed ex promoter del pro tour voleva rendere il gioco più solido e dare a tutti i giocatori e non solo a pochi eletti la possibilità di guadagnarsi da vivere ripagando così la scelta di passare all'era Open.
Con il supporto della BBC, che ha finanziato l'intera copertura televisiva garantita in Giappone dalla Fuji Television, e di uno sponsor come la Pepsi-Cola, il torneo arrivò in un mercato in via di sviluppo, circa quarant'anni dopo i primi tour dei professionisti in Asia.
"All'inizio eravamo in sei" ha detto Smith cinquant'anni dopo a ATP Tour.com, "ma più avanti nel 1972 il torneo si è allargato a otto giocatori subito dopo che tutti i tennisti si erano riuniti nell'Association of Tennis Professionals (ATP) a Forest Hills [ex sede dello US Open]. Kramer, naturalmente, era uno dei fondatori e il direttore esecutivo dell'ATP”.
Cliff Richey, che era in testa al Pepsi-Cola ILTF Grand Prix bonus pool - l'antenato della ATP Race To London — la settimana precedente a Stoccolma, arrivò a Tokyo esausto. "Aveva giocato quaranta settimana quell'anno, dormì 17 ore un giorno e andò da un dottore convinto che avesse contratto l'epatite" spiega Smith, quinto nel bonus pool. "Ma era semplicemente stanchissimo, e tornò a casa a Dallas. Venne chiamato inizialmente John Newcombe, ma fu Jan Kodes a subentrare al suo posto".
Venti tornei erano suddivisi in tre categorie - Classe A che comprendeva gli Slam, Classe 1 e 2 - per determinare i punti disponibili per il bonus pool. Inoltre, 150 mila dollari di premi erano messi a disposizione per i primi 20 del Grand Prix del 1970.
"Alcuni dei miei rivali che erano già arrivati in Giappone partirono subito per un tour giocando esibizioni a Sapporo e Kyoto" racconta Smith. "Ricordo che andammo in giro con Zeljko [Franulovic] e Arthur [Ashe], visitammo anche il Palazzo Imperiale. Non avrei mai potuto pensare che quello sarebbe stato l'inizio di qualcosa di speciale. Certo, non quando mi trovavo insieme a Ashe, Zeljko, Rod Laver, Ken Rosewall e Kodes nell'ingresso dell'Hotel Akura. Ascoltammo Kramer e il presidente di Pepsi-Cola Japan [Russ Mooney], che sedeva di fronte alle bandiere degli Stati Uniti, dell'Australia, della Cecoslovacchia e dell'Australia”.
Ogni giorno, Smith e gli altri giocatori si allenavano sui campi di terra marrone del Tokyo Lawn Tennis Club, il secondo più antico del Giappone. Successivamente arrivarono al Metropolitan Gymnasium, teatro della prima edizione, per le partite su un campo veloce che attiravano quasi 10 mila spettatori ogni sera grazie alla pubblicità sui giornali e alle visite di Sua Altezza Imperiale la Principessa Chichibu. Immaginate oggi i top player allenarsi sull'erba per poi scendere in campo sul duro indoor alla O2 Arena a Londra.
"Tavoli rimovibili e sedie pieghevoli erano allineate su ogni lato del campo con la superficie gommata che era stato messo al centro della grande arena" ricorda Smith a proposito del torneo, disputato dal 9 al 15 dicembre 1970. "Sembrava di tornare indietro ai tour dei professionisti. Nell'arena non c'era riscaldamento, gli spettatori giapponesi si avvolgevano in coperte, cappotti di pelliccia e sciarpe per tenersi caldi. Per loro doveva essere come star seduti in un frigorifero. Ancora oggi mi ricordo l'unica lampadina nello spogliatoio in cui c'era solo una piccola stufa a gas per evitare che i nostri muscoli rimanessero bloccati prima di scendere in campo".
Smith affrontò Ken Rosewall, favorito per il titolo, nel penultimo match del round robin il 14 dicembre, giorno del suo ventiquattresimo compleanno, sapendo che chiunque avesse vinto avrebbe conquistato il titolo. "Mentre servivo per il match, il campo si disgregò" ricorda Smith che usò con grande efficacia i servizi slice da destra. "Muscles non avrebbe continuato finché non avessero rimesso tutto a posto, così aspettammo venti minuti in spogliatoio mentre incollavano di nuovo il campo. Vinsi 6-4 6-5, allora sul 5-5 si giocava il tiebreak del tipo sudden death a nove punti con punto secco sul 4-4.
"Dopo la partita, Kramer entrò e guidò i tifosi che mi cantarono Happy Birthday. Ricevetti anche una racchetta da paddle tennis e un bouquet di fiori. Ricevetti anche la cartolina di leva che mi ordinava di presentarmi il 16 dicembre".
Il giorno dopo, ricorda Smith, "ho persola finale contro Arthur Ashe, iniziata alle 19, al tiebreak del terzo set. Terminai il torneo con un record di 4-1, come Laver, ma sapevo di aver vinto perché avevo battuto Rocket [Laver, 4-6, 6-3, 6-4]. Insieme ad Arthur, con cui avevo giocato a Stoccolma la settimana prima, vinsi anche il titolo in doppio. Dopo quella settimana, ho iniziato a sentire di essere davvero uno dei top player".
All'inizio del Gran Prix, circuito da venti tornei nel 1970 scattato subito prima del Roland Garros, Smith aveva appreso che era uscito il suo numero alla lotteria di leva per quello che sarebbe stato un periodo di due anni e mezzo nell'esercito. Mentre girava il mondo in cerca di punti bonus per essere tra i sei in campo a Tokyo, Smith sapeva che sarebbe stato presto sorteggiato. "Durante il Roland Garros, lessi che stavano portando avanti la lotteria" ricorda Smith a cinquant'anni di distanza. "Vidi che la lettera S, quella del mio cognome, sarebbe stata una delle ultime. Ma il numero chiave per il draft era la mia data di nascita, e questo voleva dire che ero il numero 23, dunque sarei stato definitivamente chiamato".
Il primo premio per il Pepsi-Cola Masters del 1970 era un assegno da 15 mila dollari, una fortuna per l'epoca ma niente in confronto a quel che incasserà il vincitore delle Nitto ATP Finals 2020 se dovesse conquistare il titolo da imbattuto, $1.564.000. Smith ebbe poco tempo per festeggiare, dovendo prendere un volo a mezzanotte dall'aeroporto di Tokyo.
"Arrivai a Los Angeles la mattina del 15, nel giro di un'ora ero a casa a Pasadena, e la mattina dopo dovevo tornare a Los Angeles alle 9" spiega Smith, oggi presidente della International Tennis Hall of Fame.
“Passai i test fisici e il ragazzo che mi fece il giuramento, un laureato alla USC, mi disse: 'Hai due strade: prendi il bus fuori per Fort Ord e ti prepari per l'addestramento base che inizierà il 26 dicembre, o torni a casa in licenza ma non sarai pagato'". Smith tornò a casa per Natale e si presentò a Fort Ord il 27 dicembre, dopo undici giorni di licenza non retribuita.
Il californiano Smith ha rapidamente finito l'altro premio vinto a Tokyo, una bottiglia di Pepsi-Cola, ma ancora oggi ama il piccolo trofeo che gli hanno consegnato al Metropolitan Gymnasium. "Sono molto fiero di essere il primo vincitore del Masters, un successo arrivato in un momento critico della mia carriera" ha detto Smith. "Sono fiero anche del fatto che abbiamo unito i giocatori per il Tour che vediamo oggi".