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Slovacchia, tutto sui rivali dell'Italia in Davis: Molcan unico Top 100

Tutto sulla Slovacchia che affronterà l'Italia nel preliminare di Coppa Davis a Bratislava il prossimo 4 e 5 marzo. Insidia Polasek in doppio

di | 01 marzo 2022

La Slovacchia sfiderà l'Italia nel preliminare di Coppa Davis a Bratislava il prossimo 4 e 5 marzo guidata dall'unico Top 100 della nazione in singolare, Alex Molcan, numero 66 del mondo. Per la sfida in programma alla NTC Arena sul duro indoor (Greenset Confort) Il capitano Tibor Toth ha convocato anche Norbert Gombos (n. 110 ATP), Filip Horansky (n.203), Filip Polasek (numero 13 del mondo in doppio) e Igor Zelenay (n.145 ATP in doppio).

Quando esisteva ancora la Cecoslovacchia, il campione di riferimento per il tennis slovacco era "Gattone" Mecir. Dopo la scissione dalla Repubblica Ceca, la Slovacchia non ha conosciuto emuli capaci di raggiungere le stesse vette. In Coppa Davis, i più vincenti nella storia della Slovacchia indipendente restano Karol Kucera (33-18), con un best ranking di numero 6 del mondo, e Dominik Hrbaty (33-25) che in nazionale ha disputato 26 sfide fra nazioni o "ties" lungo 14 anni di attività.

Tra le vittorie più emozionanti di Hrbaty, il successo al quinto set su Ivan Ljubicic che ha portato sul 2-2 la finale del 2005, il momento più alto nella storia della Slovacchia indipendente in Coppa Davis, persa 3-2 contro la Croazia. Decisivo il successo di Mario Ancic nell'ultimo singolare sul debuttante Michal Mertinak (specialista in doppio), in campo al posto di Kucera.

Con l'Italia c'è un solo precedente, favorevole agli azzurri che si sono imposti 4-1 nel marzo 2009 nel quarto di finale del Gruppo I Euro/Africano a Cagliari. Polasek, che si era ritirato nel 2013 ed è rientrato nel circuito nel 2018, c'era anche allora.

Il punto di riferimento attuale della Slovacchia è il tatuatissimo mancino Alex Molcan che ha raggiunto il suo best ranking questa settimana grazie agli ottavi nell'ATP 500 di Dubai.

Non aveva mai vinto una partita nel circuito ATP prima del torneo di Belgrado dell'anno scorso, in cui si è spinto a sorpresa fino alla finale, sconfitto da Novak Djokovic. Era in quel momento numero 255 del mondo. 

Nato a Presov, si è trasferito a 12 anni a Bratislava insieme alla madre, fisioterapista, che ha voluto così dargli più possibilità di allenarsi e sviluppare il suo sogno sportivo. "Ha cambiato la sua vita per me" ha ammesso Molcan, che ammira Roma per la sua storia e Rafa Nadal per la sua mentalità

Appassionato di auto sportive, del Manchester City e di Leo Messi, Molcan ha debuttato l'anno scorso in Coppa Davis contro il Cile perdendo il primo singolare contro Garin. Spiccano soprattutto i suoi tatuaggi. Il primo l'ha fatto a 18 anni, dedicato alla madre: ha inciso sul petto la sua data di nascita. E non si è più fermato. 

Ogni tatuaggio – ha spiegato – ha un suo significato ben preciso. Mi piacciono tante culture differenti, mi piace la mitologia, gli animali. Per questo il mio braccio destro ha dei simboli della mitologia romana, altri della cultura giapponese come un tempio, fiori di loto, una tigre, Buddha. Mi piacciono molto: ogni anno, nel periodo dell’off-season quando sono libero dagli allenamenti per qualche giorno, aggiungo qualcosa”.

Ma oltre al significato e alla funzione decorativa, nei suoi tatuaggi c’è di più. Tanto che a volte è da quelli che trova la forza per combattere durante un incontro. “Quando sto disputando un incontro complicato e ho bisogno di lottare, guardo la tigre. Quando invece è il momento di pensare, osservo il tatuaggio di Buddha. È come se mi dessero le motivazioni per tirare fuori il mio miglior tennis”. 

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Se la Slovacchia è arrivata a sfidare gli azzurri, in Davis il merito è di Norbert Gombos, decisivo nella vittoria per la promozione ai preliminari contro il Cile. Oggi numero 110 del mondo "Gombi", questo il suo soprannome, ha toccato un best ranking di numero 80 nel 2017. Ha debuttato in Coppa Davis nel 2014, battendo all'esordio il futuro numero 3 del mondo Dominik Thiem.

Tifoso del Manchester United e di Juan Martin Del Potro, è stato capace in carriera di exploit isolati come il successo su David Goffin, numero 14 ATP, a Parigi-Bercy nel 2020, ma gli è mancata la continuità. 

Il capitano Tibor Toth può contare anche su Andrej Martin (best ranking 93, del febbraio 2020) che ha giocato una sola finale ATP, persa contro il connazionale Martin Klizan a Umag 2016. Ma può essere anche un jolly in doppio. Finalista a Cordoba a inizio febbraio, Martin è stato infatti un ex campione in doppio junior a Wimbledon in coppia con Martin Klizan. Cresciuto con una forte ammirazione per Lleyton Hewitt, Martin si considera giocatore da terra battuta. Amante della storia e di Marek Hamsik, è testimonial di Drahuskovo, organizzazione benefica che sensibilizza sull'autismo.

In doppio, è ancora imbattuta in Coppa Davis la coppia Filip Polasek-Igor Zelenay. Polasek, top 10 nella classifica di specialità, aveva abbandonato il circuito Atp Tour per problemi alla schiena nel 2013. Rientrato nel 2018, l'anno successivo in coppia con Ivan Dodig ha vinto il primo Masters 1000 (Cincinnati), il primo ATP 500 (Pechino) e ha debuttato alle Nitto ATP Finals.

Forte di undici titoli diversi in doppio con nove partner diversi, non si è mai tirato indietro di fronte alle difficoltà. "Mi piacciono le missioni impossibili" diceva qualche tempo fa ai media slovacchi. 

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