
Nel primo scontro con Sebastian Korda, Jannik Sinner si riprende il tempo perduto. Le basse percentuali al servizio non tolgono sicurezza al gioco e fluidità alle esecuzioni. Mostra il coraggio e il carattere delle grandi occasioni in una giornata. Torna al passato per guardare avanti, in una giornata segnata da due grandi addii
di Alessandro Mastroluca | 05 agosto 2021
Un annuncio. Un ritorno, atteso e gradito. Un recupero del passato, per avvicinare il futuro. C'è tanto nel 76(3) 76(3) di Jannik Sinner su Sebastian Korda, nel primo confronto diretto di quella che potrebbe diventare una delle rivalità simbolo dei prossimi anni. L'ottavo di finale dell'ATP 500 di Washington, torneo trasmesso in diretta su SuperTennis e sulla piattaforma digitale SuperTennix, suona come l'inizio di un capitolo nuovo che riprende il filo di un discorso sospeso.
C'è il carattere di un giocatore di nuovo sicuro, centrato, fluido. Pur con basse percentuali con la prima di servizio, l'azzurro non si fa intimorire né condizionare. Da fondo, resta in controllo dello scambio. Sulla diagonale del rovescio, poi, nel primo set la sua superiorità è lampante. Nel secondo lo statunitense, che nella pausa fra i due parziali è stato a lungo massaggiato nella parte bassa della schiena, allunga 5-2 ma non chiude. Subisce due break di fila, e nel tiebreak non c'è storia.
Sinner dà l'impressione di un giocatore tornato alle basi. Il lavoro sul fisico si vede, il tennis in questo caso segue. Un tennis di minori pensieri, più di anticipo. Esplosivo come a Sofia, dove ha vinto il primo titolo ATP, o a Miami quest'anno, nel cammino verso la prima finale in un Masters 1000. Pochi gli errori di misura, molti i colpi che lasciano quasi fermo un rivale più leggero e felino nelle movenze quanto feroce nell'azzannare la preda al primo segno di incertezza.
Korda si spezza, Sinner dura di più. Questa la sintesi del primo scontro della loro opposizione. Simili come impostazione, ma non sovrapponibili come gioco, i due contendenti per un posto alle Intesa Sanpaolo Nitto ATP Finals di Milano hanno raccolto quanto seminato. La dispersione di risorse e concentrazione dello statunitense nella seconda metà del secondo set ha fatto la differenza. Sinner ha lavorato per ottimizzare quello che si potrebbe definire l'efficientamento energetico del suo tennis. In altri termini, come ottenere il massimo stancandosi meno. E tutto inizia dalla testa.
La mente governa il fisico. La mente libera da pensieri pesanti facilita la leggerezza e la velocità, condizioni necessarie per recuperare il tempo perso e togliersi dalle spalle i dubbi delle ultime settimane difficili. L'azzurro è un giocatore di ritmo, ma dopo gli Internazionali BNL d'Italia ha giocato poco e perso presto nei tornei. "In partita non mi riesce di ripetere quel che faccio in allenamento" diceva. Questione di testa, appunto.
Nella stagione USA, si è riscoperto "cattivo", intenso e determinato. Il suo pressing continuo da dietro poggia su tre basi: rovesci filanti anche dal centro, capaci di punire ogni distrazione o ripensamento; diritti con più spin per aumentare il controllo ad alta velocità poi, alla prima occasione su una palla più corta, un'accelerazione decisa a tutto braccio. Una marcia in fa maggiore, senza stecche o stonature.
Diverso il discorso per quanto riguarda il servizio. Il cambiamento c'è, e si vede ma non proprio nel modo voluto. Ovvero, si palesano gli effetti collaterali indesiderati, tradotti in un minore controllo nella spinta e in una maggiore imprevedibilità nel lancio di palla. Il puzzle ha ancora qualche pezzo mancante, ma ogni costruzione richiede pazienza. E poi, vincere in due set con tanto di rimonta nel secondo, contro un avversario di spessore, senza un grande contributo dal servizio, non è un caso. E' un premio alla forza di testa, quella che gli è servita per tenere la battuta nel tribolatissimo ottavo game del primo set, durato oltre dieci minuti. E per fare quel che più serviva quando più contava nei due tiebreak.
In un giorno sportivamente segnato dall'addio di Valentino Rossi alla MotoGP e di Leo Messi al Barcellona, Sinner ritorna alle basi per riprendere la marcia. Il ricordo si mescola alla speranza, alla ricerca, al desiderio di arrivare. Sensazioni ancora più forti nel quarto di finale contro Steve Johnson, l'avversario della sua prima partita in un Masters 1000 agli Internazionali BNL d'Italia di un paio d'anni fa.
Nelle foto di quella partita, Sinner ha lo sguardo fiero sotto capelli da ragazzo, una nuvola di capelli rossi che si agita al vento. Era numero 262 del mondo, allora. Ancora acerbo almeno all'apparenza, ballava dentro una vistosa maglia gialla. Ma in campo, contro un avversario che due anni prima era stato numero 21 del mondo, ha dato spettacolo. Quella promessa di successo ha cambiato la storia. A due anni di distanza, si misurerà di nuovo la distanza fra il sogno e l'ambizione.
Non ci sono commenti