

Ruud è il primo norvegese in semifinale Slam. Il croato batte Rublev al tiebreak del quinto set. E' il primo giocatore in attività diverso dai Fab Four a raggiungere la semifinale in tutti gli Slam.
di Alessandro Mastroluca | 01 giugno 2022
Casper Ruud ha vinto più partite di tutti sulla terra battuta dal 2020. Il suo 65mo successo sul rosso dalla fine del lockdown ha dimostrato che il norvegese non è solo un giocatore dominante negli ATP 250 sul rosso. Battendo 6-1 4-6 7-6(2) 6-3 il danese diciannovenne Holger Rune, che ha sbottato con la madre in tribuna ma ha sfoderato personalità e un bel tennis moderno, Ruud è diventato il primo norvegese in semifinale in singolare maschile in uno Slam.
"E' un gran giorno per il nostro tennis - ha detto dopo la partita -, considerato che Ulrikke Eikeri si è qualificata per la finale del doppio misto e giocherà probabilmente per il titolo più prestigioso della sua carriera".
Al Roland Garros ha fatto valere la sua costanza, e la maggiore abitudine allo sforzo anche fisico che uno Slam richiede. "Non è facile rimanere calmi e freddi in un match così" ha detto Ruud dopo il primo derby scandinavo in scena dai quarti in poi in singolare maschile in un major dalla vittoria di Thomas Johansson su Jonas Bjorkman in un quarto di finale tutto svedese all'Australian Open del 2002.
Un match finito con qualche polemica e una stretta di mano gelida. "Ho detto a Holger: 'Perché devi andare a controllare ogni volta il segno della palla?'. Mi ha risposto di stare calmo. 'Forse non è la cosa migliore da dire a un avversario che ti sta parlando' gli ho detto. E lui ne l'ha ripetuto di nuovo. Non gli ho detto più niente a quel punto. Vuole parlare e comportarsi così? Sta a lui decidere" ha detto Ruud. Rune, si legge sull'Associated Press, ha confermato questa versione dei fatti.
In campo, però, si è vista una bella partita, "Ho iniziato bene ma Holger ha alzato il suo livello di gioco - ha aggiunto Ruud -, abbiamo giocato quattro volte, ho capito un po' il suo stile: gioca senza paura, cerca il vincente. Ma sono queste le partite che sogni di giocare".
Con 55 vincenti e solo 24 gratuiti, il norvegese prosegue la marcia non appariscente ma efficiente sulla terra di Parigi. Un cambio di passo evidente, almeno nei major, rispetto al 2021, quando dopo gli ottavi all'Australian Open non ha più raggiunto la seconda settimana.
"L'anno scorso ho fatto bene ma avrei sperato di andare più avanti negli Slam - diceva a inizio stagione in un'intervista per il magazine dell'ITF -. Per quest'anno è arrivare nei quarti, o magari più avanti, in questi tornei". Missione compiuta al secondo tentativo stagionale, a Parigi.
Il 23enne Casper continua a cancellare i record del padre Christian, suo allenatore, arrivato al massimo al numero 39 ATP e agli ottavi nei major (Australian Open 1997). Ruud è il primo norvegese ad aver vinto un torneo ATP e ad essere entrato tra i primi 30, 20 e 10 del mondo. "Da quando ha smesso mio padre, non ci sono stati tanti tennisti norvegesi in alto in classifica" ha ammesso.
In effetti, scriveva Morten Pedersen in un editoriale del quotidiano Dagbladet nel 2020, in Norvegia sono più abituati "ai re e alle regine dello sci, e negli ultimi anni abbiamo avuto anche i migliori del mondo nella corsa a ostacoli senza dimenticare la famiglia del mezzofondo. Abbiamo una passione per il calcio, che si accende quando gioca la nazionale o quando parliamo di giovani talenti". Talenti come Martin Ødegaard, il più giovane di sempre a debuttare nel Real Madrid, o il centravanti Erling Braut Haaland che passerà dal Borussia Dortmund al Manchester City in estate.
Christian Ruud, che ha rappresentato la Norvegia in tre Olimpiadi ed è arrivato al tetzo turno ad Atlanta 1996, è il motore principale della carriera del giovane Casper. "Mi diceva sempre che tutti i grandi volevano entrare in top 10, già quando ero più piccolo sapevo esattamente chi erano i primi dieci del mondo. E sapevo che un giorno avrei voluto esserci anche io - ha raccontato -. Mi ha guidato nelle giuste direzioni, mi ha spinto a dare il meglio, mi ha incoraggiato e aiutato".
Casper, ex numero 1 junior, ha smesso da tempo di essere accostato al nome del fantasma dei cartoni animati. Si fa notare sempre più con precisione e dedizione, forgiati negli ultimi anni all'accademia di Rafa Nadal dove va regolarmente ad allenarsi dal settembre 2018. E potrebbe arrivare a sfidare in finale proprio il suo idolo, quel Nadal che ha guardato in televisione trionfare per la prima volta al Roland Garros nel 2005 in un giorno che gli ha cambiato la vita. Il giorno in cui ha sognato un futuro nel mondo del tennis. "Un giorno, volevo esserci io in televisione" ha ammesso.
Il suo è un tennis non appariscente ma solido e affidabile, su cui gli avversari possono misurarsi sapendo di avere di fronte un avversario che non ha picchi improvvisi di rendimento né pause lunghe. Ruud mantiene il suo livello e perciò offre una scala, un parametro, una traccia per lo sviluppo. La continuità è il frutto della consapevolezza. Ha sempre saputo cosa gli sarebbe servito per il salto di qualità.
Per un giocatore come lui, che non può contare sull'altezza né su un servizio destabilizzante, il successo comincia dalle gambe. "Devi essere ancora più veloce, fare passi più rapidi e reagire più velocemente rispetto a quando sei due, tre o quattro metri dietro la riga di fondo - diceva - Per me è stata una sfida". Dal 2020, e ancor più questa settimana, una sfida vinta.
Semifinalista a Roma 2020 e 2022, Monte-Carlo e Madrid nel 2021, l'anno scorso ha vinto tre tornei in tre settimane a Bastad, Gstaad e Kitzbuhel: l'ultimo a riuscirci era stato Andy Murray dieci anni prima. Non ha affrontato avversari con una classifica sopra il numero 49 del mondo, si è attirato le critiche di Nick Kyrgios che lo ha accusato di andare a "rubare" i punti mentre i top player stavano preparando o giocando le Olimpiadi, Ruud ha continuato per la sua strada. E ha avuto ragione.
L'anno scorso si è qualificato per la prima edizione italiana delle Nitto ATP Finals a Torino e ha raggiunto la semifinale, quest'anno sul duro a Miami ha battuto nei quarti l'allora numero 4 del mondo Alexander Zverev e ha proseguito fino alla sua prima finale in carriera in un Masters 1000. Si è fermato, però, di fronte alla completezza e alla leggerezza pensosa di Carlos Alcaraz.
Anche Ruud sta affrontando le sue stagioni più recenti con meno pensieri pesanti. "Da quando sono entrato in Top 100 - ha detto a Tennis.com, -, le cose sono diventate più facili. Sto giocando con meno pressione, anche a golf, l'altra mia grande passione". Passione che condivide con Nadal: spesso, confessa, il maiorchino lo batte anche sul green.
Il norvegese, competitivo e insieme rilassato in campo e fuori, non allena lo swing come fa da anni con il diritto. Il topspin pesante resta il suo colpo vincente, merito di papà Christian che per primo ha identificato questo colpo di forza nel gioco del figlio. "Penso sia uno dei colpi migliori nel Tour - ha detto Christian a Tennis.com -. Renderlo il migliore di tutti è il nostro obiettivo da quando Casper ha 15, 16 anni". A questo processo partecipa anche Oivind Sorvald, responsabile delle sessioni di video analisi. Questo strumento funziona bene con Ruud, che quando vede qualcosa la apprende presto.
Per il resto, ha detto all'ITF, la sua ascesa non ha segreti. "L'ingrediente principale è il duro lavoro, anche se certo non basta da solo - ha spiegato -. Hai bisogno anche di sviluppare il tuo approccio mentale, di avere un'idea chiara di cosa fare in campo e questo arriva con l'esperienza, con le partite importanti che giochi e che vinci". Esperienza che il suo rivale Holger Rune farà in fretta se il suo livello è quello visto al Roland Garros e intravisto soprattutto nel secondo set contro Ruud. "Lo abbiamo sentito tante volte da Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic - ha detto -. Può sembrare semplice, ma è vero: il lavoro duro ti porta lontano".
RUUD-CILIC, SEMIFINALE A SORPRESA
Ruud non è l'unico ad aver fatto la storia, piccola o grande che sia, in questo mercoledì da leoni. Il norvegese in semifinale sfiderà il 33 anni Marin Cilic, il meno giovane dei giocatori rimasti in tabellone nella parte bassa, che sta bene come da tempo non gli succedeva.
"Alla fine dell'anno scorso ho parlato con il mio medico, mi ha detto che ho il fisico di un 25enne. Potrei giocare ancora per dieci anni ma non ditelo a mia moglie" ha detto dopo la vittoria su Gilles Simon, ultima partita del francese in carriera al Roland Garros.
Il croato ha sconfitto Andrey Rublev, sempre sconfitto nei cinque quarti di finale Slam giocati finora in carriera. Nei primi quattro non aveva vinto nemmeno un set, stavolta ha allungato il match fino al tiebreak a dieci punti del quinto. Ma Cilic, perfetto nel tiebreak, ha chiuso 5-7, 6-3, 6-4, 3-6, 7-6(2). In oltre quattro ore di gioco ha servito 33 ace che hanno fatto elevare il totale dei vincenti a 88. "Da dove arriva quel tiebreak? Dall'essere me stesso - ha detto il croato -, ho giocato quel tipo di tennis per tutta la partita".
Cilic diventa così il primo giocatore in attività arrivato almeno una volta in semifinale in tutti gli Slam dopo il numero 1 del mondo Novak Djokovic e gli ex numeri 1 Rafa Nadal, Roger Federer e Andy Murray. Cilic è il primo a farcela tra i non appartenenti al gruppo dei Fab Four. E' anche il secondo croato in semifinale al Roland Garros dal momento dell'indipendenza della sua nazione, nel 1991.
Finora ci era solo Ivan Ljubicic, oggi coach di Roger Federer e manager tra gli altri di Matteo Berrettini, sconfitto da Nadal nel 2006. Nella storia si ricordano anche due finalisti nati in quella che oggi sarebbe la Croazia, a Spalato, ma allora in campo per la Jugoslavia: Zeljko Franulovic (1970) e Nikola Pilic (1973) che pochi mesi dopo avrebbe rappresentato la scintilla per il boicottaggio a Wimbledon.
Ruud e Cilic si sono incontrati due volte, sulla terra rossa di Roma nel 2020 e sul cemento all'aperto a Toronto nel 2021. Ha sempre vinto Ruud, che ha ceduto solo un set. Ma nella prossima sfida, dice, non è lui il favorito.
"Sentirò meno pressione contro Cilic rispetto alla partita contro Rune - ha spiegato -. Holger è un giocatore scandinavo più giovane, Marin è un campione Slam che ha giocato tante finali e ha molta più esperienza di me. Ho tutto da guadagnare e niente da perdere".
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