

Il numero 1 del mondo cede il primo set contro lo spagnolo Carreno Busta ma poi dimentica acciacchi e incubi newyorchesi per approdare per la decima volta al penultimo atto del Roland Garros
di Gianluca Strocchi | 07 ottobre 2020
Un set e mezzo in preda a dolori, paure e incertezze varie, prima di ritrovare un po’ di tennis e di solidità necessari a cancellare i fantasmi di New York e conquistare la trentaseiesima vittoria del 2020. Un Novak Djokovic incerottato e sofferente, specie nella parte iniziale del match, lasciando per strada il primo set di questa edizione è comunque riuscito ad approdare per la decima volta nelle semifinali del Roland Garros (38esima “semi” negli Slam): 46 62 63 64 il punteggio con cui, in tre ore e 10 minuti, il numero 1 del mondo e del seeding ha superato lo spagnolo Pablo Carreno Busta, numero 18 ATP e 17 del tabellone, cancellando con un colpo di spugno il “fattaccio” agli Us Open che gli era costata la squalifica, unica sconfitta nel Tour in questa stagione pressoché perfetta e dunque impressionante per continuità di rendimento.
Il 33enne di Belgrado ha così inanellato il suo 73esimo match vinto a Parigi (davanti a lui solo le 98 affermazioni su 100 incontri del “re della terra” Rafa Nadal), ma per farlo contro un avversario che ha dato l’anima, con una caparbietà fuori dal comune, ha dovuto compiere uno sforzo non da poco, stringendo i denti e gestendo acciacchi e anche tanto nervosismo nel suo 47esimo quarto di finale a livello Slam.
I numeri parlano di 130 punti totali a 113 per Nole - reduce dal quinto successo a Roma, 36esimo titolo in un Masters 1000 – con 53 vincenti messi a segno a fronte di 41 errori gratuiti (42 “winner” per Carreno Busta e 29 gratuiti). “Mi ci è voluta tanta pazienza contro un bravissimo giocatore che sbaglia poco e quindi in ogni punto ti costringe a tanti scambi prolungati. All’inizio fisicamente non mi muovevo bene, poi ho trovato il ritmo giusto. Era molto importante rimanere concentrati nei momenti chiave. Inoltre ho apprezzato la bellissima atmosfera che c’era stasera su questo campo: è freddo e comincia ad essere tardi, è stato gentile da parte vostra rimanere qui a sostenerci fino alla fine”, il commento a caldo del serbo rivolgendosi direttamente in francese al pubblico.
Fra occhiatacce e anche urli al suo team in tribuna, prosegue comunque la corsa di Nole, che ha alzato il trofeo dei moschettieri nel 2016 dopo esser stato finalista nei due anni precedenti e nel 2012. Sulla strada che porta alla finale il serbo venerdì incrocerà il greco Stefanos Tsitsipas, numero 6 del ranking e quinta testa di serie: se dovesse essere incoronato nella capitale francese, Djokovic diventerebbe il primo giocatore dell'era Open, e solo il terzo nella storia dopo gli australiani Rod Laver e Roy Emerson, a conquistare almeno due volte ciascuno i quattro trofei dello Slam.
E’ stato Carreno Busta a togliere per primo il servizio al numero uno del mondo - con un vistoso cerotto tra collo e parte alta della schiena - nel quinto game, break che ha però restituito con riaggancio sul 4-4 grazie al secondo doppio fallo dell’iberico (ha mancato anche una chance per il 5-3), al servizio con palle nuove. Un Djokovic meno reattivo del solito a livello fisico non ha concretizzato un’opportunità del 5-4, finendo per cedere di nuovo la battuta. Con un paio di servizi ingiocabili e un diritto di controbalzo sulla risposta del serbo nei piedi il 29enne di Gijon ha incamerato il set, il primo perso in questa edizione del torneo da Nole (16 gratuiti e appena il 40% di prime in campo la dicono lunga sulle difficoltà del campione di Belgrado).
Nella seconda frazione, nonostante ripetuti interventi del fisioterapista a ogni cambio campo per cercare di sciogliere il braccio sinistro, dopo aver fronteggiato due palle-break consecutive nel terzo gioco (sulla seconda passante in corridoio dell’iberico su uno smash appena appoggiato), Djokovic ha strappato la battuta allo spagnolo salendo 3-1, vantaggio confermato annullando un’altra occasione per il contro-break, per poi pareggiare la situazione con una risposta vincente di diritto che gli è valsa il 62. In apertura di terza partita il serbo ha salvato due palle-break e con un paio di urlacci ha gettato fuori tutta la rabbia e la tensione che covava dentro per questa situazione, per poi volare sul 3-0 mostrando meno dolore e più fluidità nei movimenti dei colpi. Carreno Busta l’ha ripagato con la stessa moneta, recuperando il break. Il numero uno del mondo è riuscito ad allungare di nuovo, per poi intascare il terzo set con il suo primo ace (63).
Nel quarto il semifinalista degli Us Open ha saputo neutralizzare cinque opportunità di break nei primi tre turni di battuta (quattro nel terzo game e una nel quinto), finché nel fatidico settimo gioco si è dovuto inchinare a un Djokovic versione muro di gomma e uomo ovunque. Il quale nel game successivo ha sventato tre palle per il possibile contro-break, issandosi 5-3 con il cuore, per poi staccare il pass per il penultimo atto del torneo al primo match point con un diritto incrociato stretto.
Non ci sono commenti