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Eventi internazionali

Il signor Maxima ci ha salutato: non lo dimenticheremo mai

Riccardo Pietra, patron prima di Maxima e Dunlop, poi di Babolat, è scomparso all’età di 84 anni. Con la sua Maxima Torneo (o con la Dunlop Maxply) hanno giocato tutti i nostri campioni da Cucelli e Gardini a Lea Pericoli e Adriano Panatta. Portò al successo la Dunlop Max 200G (Mc Enroe e Steffi Graf) e la Babolat Pure Drive, l’attrezzo più venduto degli ultimi 30 anni

di | 16 marzo 2024

Riccardo Pietra con un esemplare gigante della sua Maxima Torneo De Luxe

Riccardo Pietra con un esemplare gigante della sua Maxima Torneo De Luxe

Se n’è andato in punta di piedi con il riserbo tipico dei signori di altri tempi. Riccardo Pietra, nato a Firenze il 31 agosto 1939, era uno degli ultimi signori del tennis, imprenditore nel mondo della racchetta che aveva fatto la storia e per lunghi tratti dominato sul mercato mai perdere lo stile educato e la sobrietà che erano eredità di famiglia. Ora che Milano l’ha salutato in S.Lorenzo Maggiore, il cuore storico della città, è impossibile fermare il treno dei ricordi, che all’incontrario va, a partire dalla bella immagine che suo figlio Giovanni ci ha regalato: suo papà, il signor Maxima, con la sua creazione più fortunata, la Maxima Torneo de Luxe, la racchetta più popolare tra gli italiani nell’epoca in cui l’auto più popolare era la Cinquecento .

Ecco, per rendere l’idea ai più giovani, fatte le debite proporzioni sui mercati, quello delle auto e quello del tennis, se Maxima era la Fiat delle racchette, Riccardo Pietra, erede di Pier Giovanni giocatore e creatore di del marchio insieme al socio George Prouse, negli anni Settanta/Ottanta del secolo scorso è stato un po’ il Gianni Agnelli delle racchette. Se tutti in Italia conoscevano l’Avvocato, industriale dell'auto e protagonista sui rotocalchi, chi nel mondo del tennis non conosceva il Dott. Pietra (era laureato in agraria in quanto destinato a occuparsi delle risaie di famiglia)?

Il fatto che dalla sede di Quinto Stampi, alle porte di Milano, Pietra distribuisse su tutto il territorio nazionale le racchette Maxima, le racchette e le palle dell’inglese Dunlop e le corde in budello della francese Babolat lo faceva arrivare in tutti i negozi di articoli sportivi (non solo quelli specializzati), in tutti i circoli, su tutti i campi. Ma tutti davvero.

Sempre per provare a rendere l’idea possiamo dire che su ogni 10 racchette (di legno) vendute nel nostro Paese almeno 7 erano Maxina Torneo de Luxe o Dunlop Maxply (l’attrezzo di Rod Laver e poi dei giovani John McEnroe e Adriano Panatta. Non a caso la racchetta di legno più facile da reperire ancora oggi nelle cantine e o nelle soffitte dei nonni). Le palle utilizzate erano praticamente solo Dunlop e Pirelli (rigorosamente bianche). Le corde erano ancora per la maggior parte in budello naturale e Babolat era leader di mercato praticamente da quando esisteva il tennis, avendo cominciato a produrle nel 1875.

Al timone di questa corazzata tennistica c’era lui, il dott. Pietra, con lo stile dell’amministratore delegato e l’operatività quotidiana del manager aggressivo e attento anche al più piccolo cliente, il negozio sportivo di provincia. Perché la sua popolarità e credibilità nel settore se l’era costruita anche macinando migliaia di chilometri in giro per l’Italia per andare periodicamente a visitare di persona questa clientela sparsa per tutto lo Stivale. Conoscerlo era gratificante: i modi, la competenza ti facevano sentire parte di qualcosa di grande: per un attimo la bottega con le racchette e la macchina incordatrice si percepiva tutt’uno con quel mondo internazionale e affascinante che è il tennis di alto livello, si tratti di partite o di aspetti industriali.

Riccardo Pietra, con il suo socio Giovanni Prouse (figlio di George Prouse e docente di matematica al Politecnico di Milano), ha saputo governare anche il passaggio traumatico dall’era delle racchette di legno a quella degli attrezzi in materiali sintetici: prima la fibra di vetro poi la grafite, la fibra di carbonio. Se dagli anni Cinquanta agli anni Settanta erano state Maxima Torneo e Dunlop Maxply le racchette più vendute (nel 1978 la Maxima vendette in Italia 200.000 racchette, più del mercato totale di oggi), negli anni Ottanta il cavallo di battaglia fu Dunlop Max 200 G, il telaio in grafite e nylon che venne portato al successo da John McEnroe e Steffi Graf. E in casa nostra da Omar Camporese e Gianluca Pozzi.

Il mercato stava evolvendo, si stava globalizzando a velocità supersonica e Riccardo Pietra, uomo di cultura attento e curioso, amante dei libri e dei classici ma anche lettore di ogni lancio d’agenzia, intuì che per quanto storica la sua struttura aziendale non avrebbe potuto essere ancora protagonista se non cambiando pelle. Seppe cogliere la spinta ambiziosa di Pierre Babolat, suo omologo a capo del marchio sportivo francese che da leader del mercato mondiale delle corde in budello (per la sua produzione utilizzava la quasi totalità della materia prima derivante dall’allevamento dei bovini in Francia) voleva entrare nel settore dell’attrezzo, dove Pietra aveva enorme esperienza.

Ne nacque la storica fusione del 1994, quando Maxima venne acquisita da Babolat e Riccardo Pietra divenne azionista dell’azienda francese e amministratore delegato del ramo italiano, Babolat Italia Spa. Pochi mesi dopo ci fu il lancio di una collezione di racchette rivoluzionaria, quella che comprendeva la Babolat Pure Drive, racchetta ancor oggi protagonista sul mercato (la utilizzava Carlo Moya nel 1998 quando vinse al Roland Garros, la usano ancora oggi Fabio Fognini e molti altri professionisti) ma soprattutto l’attrezzo tennistico più venduto in Italia e nel mondo negli ultimi 30 anni.

In Francia il timone di Babolat venne preso da Eric, fratello di Pierre, scomparso nel 1998 in un terribile incidente aereo. In Italia fu Riccardo Pietra a concentrare tutto il suo lavoro sul lancio del nuovo brand di attrezzi, corde (anche sintetiche), palle, abbigliamento, calzature e accessori (la distribuzione di Dunlop venne ripresa dalla Casa madre inglese) portandolo a diventare leader del mercato.

Maxima Torneo, Dunlop Max 200 G, Babolat Pure Drive: tre racchette di marchi diversi diventate leader di mercato una dopo l’altra nell’arco di mezzo secolo, con lo stesso imprenditore alle spalle. “Un record mondiale, di sicuro” ci dice commosso Giovanni, il figlio di Riccardo che ne ha seguito e ne sta seguendo le orme.

Un record fatto di numeri di pezzi venduti e di fatturati che però sarà sempre un dato freddo rispetto al ricordo vivo di quel signore di altri tempi che più di chiunque altro ha identificato la sua vita con la racchetta da tennis.

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