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Resurrezione a Pune: Sousa sfida il suo destino e vince

Il portoghese vince sui campi duri indiani il suo quarto torneo: a 32 anni suonati batte in tre set Emil Ruusuvuori, 10 anni più giovane. Proprio contro il finlandese nel 2019 ad Anversa era cominciata, con una frattura da stress, una serie di sfortunati eventi che sembrava compromettere il resto della sua carriera

di | 06 febbraio 2022

Quello di Pune è il quarto titolo ATP per Joao Sousa, dopo Kuala Lumpur 2013, Valencia 2015 ed Estoril 2018.

Quello di Pune è il quarto titolo ATP per Joao Sousa, dopo Kuala Lumpur 2013, Valencia 2015 ed Estoril 2018

A Santa Maria de Belem i devoti della racchetta sono andati ad accendere un cero. Qualcuno lo ha fatto vicino alla tomba di Vasco da Gama, nell’adiacente monastero “dos Jeronimos”: il loro campione è risorto, lontano in India, ma è risorto. In Portogallo Joao Sousa è una specie di eroe nazionale, se si parla di racchetta. 32 anni di Guimaraes, è stato infatti il primo (e finora unico) giocatore capace di imporsi nella tappa casalinga del circuito ATP, quella sulla terra battuta di Estoril.

Correva l’anno 2018 e l’impresa spinse il Presidente portoghese Marcelo Rebelo a congratularsi di persona con quel suo connazionale, allora 28 enne) che era emigrato a Barcellona quando aveva 15 anni per diventare un professionista del tennis, sport al quale lo aveva iniziato il padre, di professione giudice ma nel tempo libero appassionato giocatore.

Una carriera gloriosa, dunque, che lo aveva già visto raggiungere un prestigioso ranking di n.28 del mondo. Una carriera che pareva essersi spezzata nell’ottobre del 2020, sui campi duri dell’ATP di Anversa.

Joao, allora n.81 del mondo, aveva battuto al primo turno del torneo di qualificazione in nostro Andreas Seppi. Nel secondo affrontava il giovane finlandese Emil Ruusuvuori, 20enne astro nascente del tennis, lo stesso avversario di oggi nella finale di Pune: si dovette ritirare dopo due game per un dolore al piede sinistro diventato insopportabile.

La diagnosi fu: frattura da stress. La prognosi: stagione finita. Da lì, una via crucis. Guarito il piede sinistro nel 2021 Sousa doveva fare i conti con una seria infiammazione tendinea al braccio destro che ne condizionava i programmi e il ranking.

Scivolato al n.140 del mondo affrontava in gennaio le qualificazioni degli Australian Open, superandole, prima di sbattere al primo turno contro Jannik Sinner.

A Pune è arrivato da n.137 del mondo. Ha dovuto lottare allo stremo, al secondo turno contro il nostro Gianluca Mager, spuntandola al tie-break del terzo set. Poi si è trovato a dover salvare tre match -point in semifinale contro lo svedese Elias Ymer.

E in finale si è ritrovato davanti Emil Ruusuvuori, l’avversario contro cui, sia pure per maligna casualità, erano cominciati i suoi peggiori guai.

Ha avuto coraggio Sousa, ha tenuto testa al talentoso allievo dell’italiano Federico Ricci, 50 posizioni davanti a lui nel ranking. Ha vinto il primo set al tie-break, ha subito nel secondo ma nel terzo è come se si fosse liberato dalle pastoie di un destino che non voleva accettare. Ha chiuso 7-6 4-6 6-1 in 2 ore e 43 minuti. E’ corso, in lacrime, ad abbracciare l’allenatore Frederico Marques.

Quello di Pune è il suo quarto titolo, dopo Kuala Lumpur 2013, Valencia 2015 ed Estoril 2018. Ruusuvuori resta a quota zero ma può consolarsi con il fatto che quella di Pune è stata la sua prima finale ATP. Un altro passo avanti nella crescita che lo vedrà domani al n. 71 del mondo. Sousa con il successo risorge: sarà tra i top 100, al n.86.

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