La cinese ha incontrato il presidente Bach e gli inviati del quotidiano francese L'Equipe a Pechino. "Non ho mai detto di essere stata aggredita sessualmente. Il messaggio su Weibo l'ho cancellato io" ha detto. La Wta, con un comunicato, fa sapere che la preoccupazione per la sua situazione rimane
di Alessandro Mastroluca | 07 febbraio 2022
Peng Shuai ha incontrato sabato scorso il presidente del Comitato Olimpico Internazionale a Pechino. Lo rivela un comunicato del CIO. Alla cena ha partecipato anche Kirsty Coventry, ex capo della Commissione Atleti, che ha promesso di rimanere in contatto con Peng Shuai.
Il comunicato che ha diffuso l'organizzazione non fornisce dettagli sulle accuse della cinese o sulla possibilità che Bach spinga ancora per l'apertura di un'inchiesta.
La rivelazione dell'incontro, si legge sul New York Times, "non fa molto per cancellare i dubbi di chi si chiede se Peng avesse parlato liberamente nelle sporadiche e apparentemente orchestrate apparizioni pubbliche delle scorse settimane".
A Pechino, Peng Shuai ha incontrato anche due giornalisti dell'Equipe che ha pubblicato l'intervista questa mattina. Durante il colloquio, durato un'ora, Peng ha risposto a domande precedentemente inviate attraverso il comitato olimpico cinese e non solo, sempre nella sua lingua madre. Un interprete le ha poi tradotte.
"Non ho mai detto che qualcuno mi avesse aggredito sessualmente" ha detto, confermando quanto già dichiarato ai media ufficiali cinesi. Una nuova ritrattazione, dunque, del messaggio che aveva pubblicato sul social network cinese Weibo lo scorso 2 novembre in cui accusava l'ex numero 3 del Partito comunista cinese Zhang Gaoli, con cui aveva avuto una relazione, di averla costretta a un rapporto sessuale nel 2018. Messaggio poi cancellato nel giro di mezz'ora.
"C'è stato un enorme fraintendimento a proposito di quel messaggio - ha detto agli inviati dell'Equipe -. L'ho detto a Shanghai, l'ho scritto in diverse email alla WTA. Non voglio che se ne parli ancora sui media. Il post l'ho cancellato io, perché ho voluto farlo".
Peng, che ha lasciato intendere di voler lasciare il tennis per i problemi al ginocchio e le difficoltà collegate alla pandemia, ha invitato a non politicizzare lo sport. Una posizione che rispecchia perfettamente quella del comitato olimpico nazionale, che peraltro ha stupito tutti con la scelta dell'ultima tedofora nella cerimonia d'apertura dell'Olimpiade invernale di Pechino 2022. Il braciere olimpico l'ha acceso, insieme al 21enne biatleta Zhao Jiawen, la sciatrice di fondo Dinigeer Yilamujiang di origine uigura, la comunità turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, nello Xinjiang sottoposta a una forte repressione per la quale l'ex segretario di Stato USA Mike Pompeo ha parlato di "genocidio".
"I sentimenti, lo sport e la politica sono tre aspetti molto distinti - ha detto Peng Suai all'Equipe -. I problemi che riguardano la mia vita personale non vanno mischiati con lo sport e la politica. E lo sport non deve essere politicizzato perché quando succede, nella maggior parte delle occasioni si voltano le spalle allo spirito olimpico e questo va contro la volontà del mondo dello sport e degli atleti".
Nell'intervista, Peng ha spiegato di aver inviato email al presidente della WTA Steve Simon, che recentemente ha però sottolineato di non aver avuto modo di parlare direttamente con lei. "Come tutti, ho letto il comunicato sul sito della WTA" ha detto Peng, riferendosi all'annuncio della cancellazione dal calendario 2022 di tutti i tornei in Cina in assenza di chiarimenti sulle condizioni di Peng Shuai e di un'inchiesta sulle sue accuse.
"Fino a quel momento, avevo ricevuto solo un'email del team di supporto psicologico della WTA, nessuna giocatrice si era messa in contatto con me. Dopo il comunicato, ho ricevuto una seconda email e un sms dallo stesso team di supporto" ha raccontato. Peng, che ha sostenuto di essere sempre stata libera di muoversi a Pechino e di aver condotto una vita assolutamente normale negli ultimi mesi, si è stupita.
"Se il gruppo di psicologi non è riuscito a contattarmi e hanno pensato che fossi sparita, mi sembra un po' eccessivo - ha dichiarato nell'intervista all'Equipe -. Perciò dopo il comunicato ho personalmente risposto al presidente della WTA Steve Simon. Era la mia personale dichiarazione. Ne ho mandate diverse copie, le ho scritte io. Le ho mandate anche ad altre giocatrici del Players Council attraverso WeChat per confermare che le avessi inviate effettivamente io dal mio indirizzo professionale di posta elettronica. Poi tutti mi hanno visto partecipare a un evento promozionale per i giovani. Dopo quell'evento, mi hanno detto che il presidente del CIO avrebbe voluto organizzare una video-chiamata con me. Abbiamo deciso di farla quella sera stessa".
Le dichiarazioni di Shuai Peng, che i giornalisti dell'Equipe si sono impegnati con il comitato olimpico cinese a riportare integralmente e fedelmente, non cancellano i dubbi della WTA.
"Vederla, che sia per un'intervista o per assistere all'Olimpiade, è sermpre una cosa buona - ha dichiarato Steve Simon, CEO dell'associazione, in una breve nota sul sito ufficiale -. Tuttavia, la sua recente intervista non allevia le nostre preoccupazioni a proposito del suo messaggio dello scorso 2 novembre. Ripetiamo la nostra posizione, Peng ha fatto un passo importante accusando uno dei leader del governo cinese di averla sessualmente aggredita. Come avremmo fatto per qualsiasi nostra giocatrice nel mondo, abbiamo richiesto un'inchiesta formale da parte delle autorità competenti per verificare le accuse e un'opportunità di incontrare privatamente Peng per discutere la sua situazione. Restiamo fermi nella nostra posizione, i nostri pensieri rimangono con Peng Shuai".