Il croato, nato a Belgrado e laureato ad Harvard, è direttore dei mercati di capitali per una società di investimenti. Ma non ha mai rinunciato alla passione del tennis. Si è iscritto, in lista d’attesa, alle qualificazioni di Delray Beach. E’ stato ammesso per caso, le ha passate e ha superato anche il primo turno nel main draw. Ha raccontato ad ATP Tour la sua storia
di Enzo Anderloni | 15 febbraio 2023
Che cosa ci fa un 33enne che lavora a tempo pieno come direttore dei mercati dei capitali per una società di investimenti immobiliari nel main draw di un evento dell'ATP Tour? E come fa a giocare così bene da battere al primo turno (4-6 6-2 6-2) Jack Sock, ex n.8 del mondo, oggi n.143, prima di doversi arrendere al secondo (6-3 6-3) a Marcos Giron, n. 55?
La storia di Matjia Pecotic sa davvero di favola, una specie di Cenerentola del terzo millennio ambientata nel circuito, con il protagonista esperto della finanza che ha sempre sognato di fare il tennista professionista e improvvisamente si trasforma in un giocatore vero, vince, ma allo scoccare delle 9.00 del mattino deve correre in ufficio perché la racchetta si trasforma nello schermo del suo portatile, maglietta e pantaloncini spariscono facendo posto a giacca e camicia bianca. Ecco il racconto di ATP Tour con la testimonianza del diretto interessato.
Matija Pecotic da giovanissimo era un aspirante tennista. Non è mai entrato nella Top 1.000 della classifica ITF Junior, ma è diventato una star all'Università di Princeton, dove ha gareggiato dal 2009 al 2013. Mancino, è stato tre volte giocatore dell'anno della Ivy League e ha raggiunto il n.2 delle classifiche di tennis universitarie.
Nel 2014, il croato si è dedicato completamente al tennis professionistico e l'anno successivo ha raggiunto il numero 206 del mondo. Ma è stato allora che ha incontrato un primo ostacolo. Poco prima degli Australian Open 2016 ha subito un piccolo intervento chirurgico allo stomaco.
"In seguito ho contratto una grave infezione da stafilococco e sono stato costretto a letto per otto mesi", ha raccontato Pecotic. "Questo ha cambiato il percorso della mia carriera tennistica".
Il periodo di riposo della convalescenza gli ha dato il tempo di pensare al suo futuro. Pecotic decise di sostenere l'esame GMAT e di iscriversi alla scuola di economia senza aspettative particolari. Viene accettato alla Harvard Business School ma ha un dilemma: continuare a giocare a tennis da professionista o dedicarsi ai libri? Allora Pecotic, che aveva partecipato alle qualificazioni di tutti e quattro i Grandi Slam, scelse la seconda opzione.
Mentre si trovava ad Harvard, Pecotic entrò in contatto con Andrew Rueb, un membro dello staff di allenatori di tennis maschile di Harvard, e accettò l’idea di dare una mano. "Mi disse: 'Abbiamo saputo che sei tornato al campus, ci piacerebbe averti con i ragazzi'. Non giocavo a tennis da un po' e lui mi disse che avrei potuto andare quando volevo", ha ricordato Pecotic. "Ben presto mi sono ritrovato con i ragazzi in campo sei giorni alla settimana e ho ricominciato a giocare a tennis, riscoprendo il mio amore per il gioco".
Rueb, che nel 2018 è diventato allenatore capo ad Harvard, conferma la grande passione di Pecotic per il tennis durante tutto il suo periodo di studi in Massachusetts.
"Tutti noi sentivamo che aveva ancora qualche capitolo della sua carriera tennistica da giocare. È stato il nostro allenatore volontario per un anno e ha fatto una grande differenza nel nostro programma, trasmettendo un po' della sua esperienza da veterano ai nostri ragazzi più giovani. Sono molto contento che abbia fatto un altro giro e sia tornato in tour".
"Matija ha un elevato QI agonistico e questo lo ha reso un ottimo allenatore – ha spiegato Rueb - Nel Tour, al giorno d'oggi, per entrare nella Top 100 è necessario che tanti tasselli vadano al loro posto e la montagna da scalare è ripida. Matija ha un cuore enorme e ama lavorare sodo. Anche il suo gioco di gambe è di livello assoluto. Pensavamo che avesse la possibilità di sfondare tra i professionisti, ma il ritorno è sempre difficile, soprattutto quando si è alla soglia dei 30 anni. Gli auguriamo la migliore fortuna a Delray Beach".
Dopo essersi laureato ad Harvard, Pecotic si è concesso un anno per dare un'altra possibilità al tennis professionistico. "Stavo giocando il miglior tennis della mia vita", ha raccontato Sebbene il mancino nato a Belgrado il 3 luglio del 1989, avesse fatto progressi, la pandemia di Covid-19 gli chiuse di nuovo la porta del grande tennis.
Ora Pecotic è direttore dei mercati dei capitali per Wexford Real Estate Investors, un'affiliata della società di investimenti da 4 miliardi di dollari Wexford Capital. Ha il tipico orario di lavoro dalle 9 alle 18.00 e cerca di dedicarsi al tennis la mattina prima di andare in ufficio.
"Amo assolutamente questo gioco e so che non è per sempre e che ho 33 anni. Cerco di sfruttare al massimo ogni giornata. Cerco di allenarmi ogni mattina se posso, cinque, sei volte a settimana", ha detto Pecotic. "A volte mi alleno con il mio capo, che ha 70 anni. Questa settimana mi sono allenato con un ‘ragazzo’ che ha quasi 60 anni. Bisogna essere creativi conciliare sport e lavoro".
NELLE QUALIFICAZIONI PER CASO
Pecotic va in palestra ogni giorno e va a correre dopo il lavoro. Questo tenersi in forma lo ha messo in condizione di sfruttare l'opportunità che gli è stata offerta questo fine settimana a Delray Beach. Il croato si era iscritto come “alternate”, cioè in lista d’attesa, alle qualificazioni venerdì sera e aveva consegnato le racchette al team degli incordatori. Non è stato ammesso; ma poi…
“Sabato mattina mi sono svegliato e mi sono detto: è meglio che vada a Delray a ritirare le mie racchette’ – ha raccontato Pecotic - Quando mi sono presentato, il supervisor mi ha detto: 'C'è la possibilità di entrare’. Poi, 30 minuti prima della prima partita mi ha detto: 'Penso che un ragazzo si ritirerà, ma non è sicuro'. Passano un paio di minuti e mifa: 'Penso che tu sia nel torneo'. In realtà, quando mentre stavo uscendo per giocare contro [Stefan] Kozlov, non hanno annunciato il mio nome ma quello del giocatore che andavo a sotituire. Quindi hanno detto Kozlov e… Watanuki, ma in realtà ero io quello che doveva andare in campo. Alla fine ho giocato io”.
"Ho giocato un match difficile e poi battere Tennys Sandgren (al secondo turno delle qualificazioni) è stata una cosa davvero speciale, ma del tutto inaspettata. Mi sto godendo il momento e voglio andare il più lontano possibile. E se non ci riuscirò, tornerò al lavoro!".
Djokovic once hand-picked him to 'impersonate' Nadal’s lefty forehand before a Grand Slam final
— Bastien Fachan (@BastienFachan) February 15, 2023
Yet until last night, 33-year-old Matija Pecotic had never competed on the ATP Tour
This is a story of redemption - a classic case of it’s never too late and you’re never too old ?? pic.twitter.com/fjcSwqqs9J
La favola di Pecotic si è prolungata con il successo al primo turno del tabellone principale contro l'ex numero 8 del mondo Jack Sock. Una vittoria che ha proiettato il n.784 del mondo a vivere un’altra inaspettata giornata di gloria e di emozioni. E lo ha obbligato a chiedere al suo boss un altro giorno di permesso.
LA CURIOSITA'
Matija Pecotic, con il suo successo su Jack Sock è diventato il secondo giocatore più anziano di sempre a vincere la sua prima partita nel circuito maggiore, a 33 anni e 226 giorni. Il record appartiene al ceco Jan Mertl che lo fece a 34 anni e 196 giorni, battendo lo svizzero Yann Marti al primo turno del torneo di Gstaad nel 2016.