-
Eventi internazionali

Un tuffo nella Parigi azzurra del 1955, alba di un’epoca d’oro

Tra i cinque italiani al terzo turno al Roland Garros 65 anni fa c’era Beppe Merlo, poi semifinalista. Ma soprattutto Pietrangeli e Sirola, che avrebbero conquistato Slam e portato l’Italia alle sue prime 2 finali in Davis. Anche Fachini e Jacopini si tolsero le loro soddisfazioni

di | 02 ottobre 2020

Da sinistra: Giuseppe

Da sinistra: Giuseppe "Beppe" Merlo, Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola

In ordine d’apparizione tocca prima a Lorenzo Sonego, 25 anni: il suo match contro l’americano Taylor Fritz, testa di serie n.27, è il secondo sul campo Simonne-Mathieu a partire dalle 11.00, orario del match tra Eugenie Bouchard e Iga Swiatek.

Terzo match per Marco Cecchinato, 28 anni,contro Alexander Zverev, sul Suzanne Lenglen, e Jannik Sinner, 19 anni, sul campo tribuna n.14 contro l’argentino Coria. Partita di chiusura sul centrale, il Philippe Chatrier, per Stefano Travaglia, 28 anni, contro Rafael Nadal, un monumento al Roland Garros.

Una giornata super azzurra, di qualunque colore sarà il cielo, a Parigi. In attesa che domani Matteo Berrettini, 24 anni, completi la cinquina di italiani al 3°turno contro il tedesco Altmaier.

Una dimostrazione di qualità e quantità del movimento (cui si aggiunge il sorriso della ritrovata Martina Trevisan, anche lei in campo oggi contro la greca Sakkari nell’ultimo match sul Simonne Mathieu) che non si ricorda.

Non si può ricordare perché l’ultima volta con 5 azzurri al 3° turno sui campi rossi del Bois de Boulogne risale a 65 anni fa, al 1955. Un’altra epoca, un altro mondo. Una distanza che aiuta a capire l’eccezionalità della giornata di oggi.

Le immagini delle nostre migliori racchette del tempo, rigorosamente in bianco e nero, scavano immediatamente il solco.

Il più forte, allora, era il meranese Giuseppe Merlo, detto “Beppe”, inventore di un originalissimo rovescio a due mani utile a un tennis tutto suo, basato su un anticipo esaperato. Aveva una racchetta con le corde tirate pochissimo e tirava il diritto impugnando a metà manico (perché nel rovescio metteva la mano sinistra sotto la destra, non sopra). Nel 1955 a Parigi aveva 27 anni e arrivò fino alle semifinali, dove venne battuto dallo svedese Sven Davidson.

Un anno più giovane di lui, classe 1928, era il gigante di Fiume Orlando Sirola, il John Isner del tempo, un metro e 97. Sarebbe arrivato in semifinale a Parigi nel 1960. E nel 1959 avrebbe vinto il doppio, insieme a Nicola Pietrangeli. Nel 1955 superò il quotato francese Abdesselam prima di essere superato dallo statunitense Arthur “Tappy” Larsen.

Nicola Pietrangeli era da poco uscito dalle giovanili: avrebbe compiuto 22 anni a settembre. Perse con il danese Kurt Nielsen ma sarebbe esploso come il più forte giocatore del mondo su terra battuta, vincendo poi il torneo per due anni di fila, nel 1959 e ’60.

Merlo, Pietrangeli e Sirola furono protagonista di un’epoca d’oro del nostro tennis, culminata con gli Slam di Nicola, i suoi successi agli Internazionali d’Italia, la semifinale a Wimbledon e le due finali azzurre in Coppa Davis del 1960 e ’61, perse entrambe contro la formidabile Australia di Rod Laver, Roy Emerson e Neale Fraser.

Meno noti gli altri due italiani al terzo turno parigino del 1955: Fachini e Jacobini.

Giorgio Fachini, classe 1931, avrebbe compiuto 24 anni in novembre e vinto quell’anno la serie A di tennis con la squadra del TC Milano. Era un ottimo doppista, vincitore del titolo italiano in misto con Silvana Lazzarino nel 1952 e con Lea Pericoli nel 1954, anno in cui colse il tricolore anche nel doppio maschile insieme a Pietrangeli.

Il terzo turno al Roland Garros fu il suo miglior risultato di sempre in singolare. A fermarlo, al termine di un match finito 9-7 al quinto set fu il francese Paul Remy, uno dei più forti del mondo all’epoca.

Il più giovane di tutti era Sergio Jacobini, romano, già compagno di squadra di Pietrangeli in Coppa De Galea (gara giovanile under 21) due anni prima. Perse contro uno dei primi dieci del mondo di allora, l’australiano Mervyn Rose (vincitore degli Australian Open l’anno prima e poi proprio a Parigi nel 1958) ma gli portò via un set.

Jacobini arrivò poi ancora due volte negli ottavi di finale (cioè tra i primi 16) al Roland Garros: nel 1957 fu battuto dallo statunitense Flam, nel 1962 nientemeno che da Rod Laver che in quella stagione avrebbe completo il suo primo Grande Slam. Jacobini non scherzava sul “rosso”: vinse il primo set (4-6 6-3 7-5 6-1 il punteggio finale).

Nel 1961 fu convocato per la finalissima di Davis contro l’Australia: il suo nome è inciso sulla Coppa.

E’ mancato l’anno scorso, in luglio, a 84 anni. Dieci giorni dopo ci avrebbe salutato anche Beppe Merlo, che ne aveva 91. Eroi con racchetta di un altro secolo.

C’è voluto un Nuovo Millennio per rivedere una simile “cinquina” a Parigi: gli eroi di oggi sono tutti “giovani e belli”. Ci promettono un’altra epoca d’oro.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti