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Mai come quest’anno la Laver Cup è stata di stampo statunitense, con lo zampino degli americani in quasi tutti i punti del Team World. Un risultato che conferma il rilancio del movimento maschile a stelle e strisce, che oggi vanta quattro top-20 e sogna di ritrovare un titolo Slam atteso da oltre vent’anni
25 settembre 2023
Nell’ideare la Laver Cup, Roger Federer e il suo storico agente Tony Godsick hanno preso spunto dalla Ryder Cup di golf, competizione che dal lontano 1927 – con cadenza biennale – vede una selezione di atleti degli Stati Uniti affrontare una selezione di europei. La differenza fra l’evento di tennis e quello golfistico è che nel mondo della racchetta la squadra opposta all’Europa non è solo degli Stati Uniti ma abbraccia tutto il resto del mondo, sotto l’etichetta di Team World.
Tuttavia, mai come quest’anno la vittoria della formazione di capitan John McEnroe – a segno a Vancouver con un rotondo 13-2 – è stata a stelle e strisce, visto che 9 dei 13 punti (frutto di 5 vittorie) sono stati portati da atleti statunitensi, e altri due se li è presi la coppia formata da Ben Shelton e il canadese Felix Auger-Aliassime, a segno nel doppio del 10-2 di sabato notte prima che lo stesso Shelton e Frances Tiafoe chiudessero i conti nel primo match di coppia all’indomani.
In sostanza, anche la sesta edizione dell’evento ha confermato una rinascita sempre più tangibile del tennis americano al maschile. Il loro ultimo titolo Slam ha appena compiuto vent’anni perché rimane lo Us Open 2003 di Andy Roddick, ma mai come in questo momento il terreno sembra essere fertile per ritrovarli fra i grandi nomi del tennis mondiale.
Gli Stati Uniti parevano avere i mezzi per giocare un ruolo da protagonisti anche in Coppa Davis, invece alle Finals di Malaga non ci saranno perché a Spalato si sono lasciati sorprendere da Paesi Bassi e Finlandia, ma tante altre situazioni gli sorridono. Allo Us Open erano in tre ai quarti di finale e nella classifica ATP sono in quattro fra i top-20: fra loro l’unico top-10 non europeo, quel Taylor Fritz che da numero 8 punta a regalarsi per il secondo anno di fila la qualificazione alle Nitto ATP Finals di Torino, dove nel 2022 si arrese in semifinale a Novak Djokovic.
Dietro di lui c’è Frances Tiafoe, grande protagonista del weekend di Vancouver. Fra i primi 10 il giocatore originario della Sierra Leone c’è già stato a metà stagione ed è il più vicino di tutti a tornarci. Poi c’è Tommy Paul, che in Canada ha rimediato l’unica sconfitta del Team World ma sta salendo sempre di più, e quindi Ben Shelton, che nella sua prima Laver Cup ha condiviso con Tiafoe il ruolo di protagonista (3 vittorie a testa: un singolare e due doppi) e rappresenta la miglior novità della stagione.
Nel maggio dello scorso anno il ventenne di Atlanta era ancora un giocatore da college, fenomenale nel campionato NCAA ma fuori dai primi 500 del mondo nel tennis che conta, poi ha iniziato a frequentare il Tour e ha fatto miracoli. Nel suo primo Slam è giunto ai quarti all’Australian Open; a New York è salito un gradino in più arrivando in semifinale (e facendo innamorare il pubblico di Flushing Meadows) e oggi è fra i top-20.
Proprio Shelton pare l’osservato speciale in vista del 2024, grazie a un tennis dirompente che diventa ancora più esplosivo se miscelato con una personalità forgiata ai tempi delle gare a squadre al college. Sembra nato per essere personaggio, ha enormi margini per salire ancora e visto quanto ha saputo fare malgrado la pochissima esperienza c’è da scommettere che ci riuscirà.
Nell’anno dell’addio di John Isner, che per varie stagioni è stato di gran lunga il migliore della pattuglia, gli States sono tornati una superpotenza non solo in termini di quantità – con undici top-100 – ma anche di qualità, grazie a una serie di nomi dalle grandi potenzialità. Oltre ai giocatori già citati, infatti, è impossibile non considerare il figlio d’arte Sebastian Korda, uno che ha i mezzi per stare ben più su della sua 33esima posizione, ma anche J.J. Wolf, Brandon Nakashima e tanti altri più o meno giovani che si stanno facendo notare nelle retrovie, in cerca della spinta decisiva per arrivare in mezzo ai grandi.
Ora, lo step successivo è trovare un giocatore che possa riportare negli States quel benedetto titolo Slam che manca da così tanto da essere diventato una ossessione. Con Djokovic ancora in mezzo, e Alcaraz (ma non solo) destinato a dominare negli anni a venire, non sarà per niente facile. Ma qualche spiraglio potrebbe aprirsi e oggi gli USA sembrano di nuovo in grado di farsi trovare pronti.