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Keys e Pegula, quarti a stelle e strisce. Barty domina

Le due statunitensi battono contro pronostico le top 10 Badosa e Sakkari e raggiugono tra le prime otto del torneo Barbora Krejcikova, che ha spento lo slancio di Vika Azarenka. La n.1 del mondo argina l'esuberanza di Anisimova e conferma la sua candidatura al titolo

di | 23 gennaio 2022

Jessica Pegula, 27 anni, è la figlia di Terrence Pegula, magnate americano, proprietario dei Buffalo Bills, storico team della National Football League

Jessica Pegula, 27 anni, è la figlia di Terrence Pegula, magnate americano, proprietario dei Buffalo Bills, storico team della National Football League (Foto Getty Images)

Madison Keys, 12 mesi orsono, gli Australian Open li guardava in televisione. Positiva al Covid-19 cominciava così la sua annata peggiore, quella che l’avrebbe vista precipitare, dopo tante stagioni da top 10 o immediatamente a ridosso, al n.56 di fine anno.

Nel caldo pomeriggio della prima domenica degli Aus Open 2022, 32 gradi sulla Rod Laver Arena, la 26enne di Rock Island, Illinois, ha spazzato via tutti i mesti ricordi dell’anno scorso qualificandosi per i quarti di finale dello Slam che per primo la vide brillare, 7 anni orsono, battuta in semifinale solo da Serena Williams.

Giocava contro pronostico, opposta alla spagnola Paula Badosa, n. 6 del mondo: il loro era il confronto tra le tenniste più calde del momento, vincitrici delle prove Wta della scorsa settimana, Keys ad Adelaide sulla connazionale Allison Riske, Badosa sulla ceka Krejcikova, n.4 del mondo.

La partita, che si annunciava molto interessante, praticamente non c’è stata: Keys, in condizioni di forma strepitose, ha aggredito l’avversaria con il suo tennis potente sin dal primo “quindici”, senza lasciarle respiro sia nei turni di battuta che in quelli alla risposta. Badosa ha si è trovata subito a rincorrere, sotto 3-0, ed è rimasta sempre un po’ in apnea per i 69 minuti di un match che non ha avuto storia, chiuso dalla Keys 6-3 6-1.

Ora per lei l’asticella si alza ancora: nei quarti dovrà affrontare proprio la Krejcikova che, dopo la sconfitta di Sydney con Badosa, sta gradatamente trovando a Melbourne quel livello di gioco che lo scorso anno l’ha fatta entrare prepotentemente nella Top 10 con la chicca del trionfo al Roland Garros a incorniciare la stagione del suo boom.

Oggi la 26enne di Brno ha spento con un solo soffio la fiamma riaccesa di Vika Azarenka, che appariva lanciatissima a dieci anni esatti da quella vittoria agli Open d’Australia che l’aveva elevata alla prima posizione mondiale.

La ceca ha impiegato solo un’ora e 24 minuti per chiudere 6-2 6-2 una partita che sulla carta appariva molto più complicata.

Un tempo simile, un’ora e 35, è durata anche il match tra Jessica Pegula, n.21 del mondo e Maria Sakkari, n.8, ma l’esito, come nel caso del match d’apertura è stato contro pronostico e colorato a stelle e strisce.

Barbora Krejcikova (Foto Getty Images)

La statunitense è riuscita infatti a confermare i quarti di finale raggiunti a Melbourne lo scorso anno, suo miglior piazzamento Slam finora, superando la greca 7-6(0) 6-3 in una partita in cui è stata capace di mettere sotto pressione l’avversaria sin dall’inizio aggredendola con la risposta al servizio.

Ha fatto un primo break “a zero” nel primo game dell’incontro, costringendo Sakkari a inseguire. Per arrivare a giocare il tie-break la semifinalista di Parigi e New York 2021 ha dovuto rimontare due volte ma giunta lì è stata letteralmente spazzata via dall’avversaria che ha chiuso 7 punti a 0. Nella seconda partita alla 27enne di Buffalo è bastato un solo break, quello che l’ha portata sul 3-1, per indirizzare definitivamente l’esito della sfida.

Nei quarti giocherà contro la n.1 del mondo Ashleigh Barty, ma può già considerare molto positiva la sua partenza di stagione.

Ashleigh Barty (Foto Getty Images)

Barty, sempre più la grande favorita del torneo, ha offerto un’altra prova di solidità assoluta. Sempre più amata dal suo pubblico, sempre più sicura di sé, ha dovuto mostrare tutte le sue qualità per avere ragione di un’Amanda Anisimova, molto più vicina a lei nel livello di gioco di quanto possa dire l’esito dell’incontro, chiuso dall’australiana 6-4 6-3 in un’ora e 14 minuti.

La 20enne nata Freehold, New Jersey, la cittadina dove è cresciuto Bruce Springsteen, aveva impressionato nei primi turni con i successi su Bencic e Osaka. Il suo tennis potente e ordinato, guidato da quest’anno da un coach dell’esperienza di Darren Cahill, pareva pronto a mettere in discussione anche la supremazia di Barty.

Ashleigh Barty e Amanda Anisimova (Foto Getty Images)

In effetti l’ha messa in difficoltà, contendendole fino all’ultimo la prima partita ed arrivando con decisione a un 3-3 nella seconda frutto di un netto dominio dei suoi turni di servizio e di grande aggressività alla risposta, che costringeva la n.1 a fare sfoggio della sua grande varietà di soluzioni.

Poi, sul 40-15 e servizio per l’americana, la svolta del match. Amanda, in un eccesso di sicurezza, mandava fuori due metri uno smash elementare ed invece di chiudere il gioco finiva per subire il break perché Barty, e questa si chiama esperienza, approfittava subito del disappunto e piccolo calo di fiducia dell’avversaria. Il match praticamente finiva lì, perché dietro gli occhi chiari dell’americana i dubbi improvvisamente si affollavano insieme agli errori.

Una vittoria che proietta Barty un passo più vicino al “graal” del primo trionfo nello Slam di casa, che manca al tennis australiano femminile da 44 anni. Tutt’altro che una bocciatura per Anisimova; anzi, la conferma che il circuito femminile ha ritrovato una grande protagonista, anche e soprattutto in prospettiva.

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