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Jannik e la lezione da apprendista giardiniere

L’esperienza sull’erba non si inventa: Sinner ha giocato troppo poco sui prati per riuscire a esprimere tutto il suo potenziale contro un avversario, l'ungherese Fucsovics, che ha un gioco simile al suo ma molta più esperienza nell’adattarlo alla superficie. Una lezione difficile da digerire ma importante

di | 28 giugno 2021

Tre anni fa, di questi tempi, Jannik Sinner perdeva al primo turno delle qualificazioni del Challenger ATP di Milano, con lo spagnolo Jordi Samper-Montana, n.389 del mondo. Due set netti sulla terra battuta del Aspria Harbour Club, bel circolo dietro San Siro, accanto al parco di Trenno, a fine giugno del 2018. Le prime due partite sull’erba le avrebbe fatte nel 2019, perdendole, nelle qualificazioni di Halle e di Wimbledon.

In quegli stessi giorni di giugno del 2018 Marton Fucsovics, suo avversario di oggi, perdeva al primo turno del tabellone principale dei Championships di Wimbledon contro il francese Julien Benneteau. Aveva già esordito nel 'main draw' dei Championships l’anno prima e nel 2019 si fermò al secondo turno, dopo 5 set con Fabio Fognini. Veniva dei quarti di finale del torneo su erba di Stoccarda.

E’ utile ricordare questi fatti per mettere la sconfitta odierna di Sinner, testa di serie n.19 del torneo, contro un avversario che è molto più indietro di lui in classifica (n.48) e non ha, come lo stesso Jannik, un gioco “da erba”.

L’atletico Marton, anche lui robusto colpitore da fondo, ha però quei 4 anni di esperienza in più nel tennis su prato, che servono a fare la differenza. O, come in questo caso, a colmarla.

Sinner è già oggi un giocatore più forte di Fucsovics: lo dicono la classifica e risultati. L'ungherese ha vinto un solo torneo Atp contro i 2 di Sinner; il quale vanta già un quarto di finale Slam (a Parigi 2020) contro il “nessun quarto” di Fucsovics, che nel febbraio di quest’anno ha compiuto 29 anni, contro i 19 di Sinner.

Dunque perché l’azzurrino tanto atteso e promettente (lo hanno messo a giocare sul campo n.18, quello famoso per la partita più lunga di sempre, quella del 2010 durata tre giorni, tra lo statunitense Isner e il francese Mahut) ha perso? Semplicemente perché giardinieri non ci si improvvisa. Si diventa.

C’è chi sui campi in erba ci cresce e sviluppa naturalmente alcuni gesti tecnici e istinti tattici: il servizio slice, il rovescio in back, la capacità di prendere la rete appena la situazione di gioco lo consente. E chi all’inizio ci si sente perduto, in difficoltà anche solo a stare in piedi, come una mucca sul ghiaccio.

Non è il caso dell’allievo di Riccardo Piatti, che non ha sfigurato ma ha trovato un avversario che gioca un tennis simile, di grande spinta da fondo senza troppe rotazioni, uno che ama fare a braccio di ferro ma che ha sviluppato, con l’esperienza, un buon rovescio tagliato da giocare sul prato. Più sicuro, sciolto, efficace di quello di Sinner. E quello è bastato per fare la differenza, per non essere costretto a spingere di piatto, forte, su ogni palla, con tutti i rischi connessi.

Esemplare in questo senso è stato il penultimo punto del match. Sul 5-4 nel quarto set, 40-15 servizio Fucsovics, l’azzurro ha annullato due match-point consecutivi, spingendo da fondo con coraggio e personalità.

E ha aggredito anche il “quindici “successivo con lo stesso piglio: ha risposto bene, spinto e messo l’avversario alle corde. Piedi nel campo dava l’idea di poter chiudere lo scambio, da un’istante all’altro, ottenendo una palla break che poteva riaprire l’incontro.

Sospinto indietro dalla pressione avversaria Fucsovics trovava però un bel rovescio tagliato, difensivo, molto profondo. Costringeva Sinner ad arretrare di nuovo, quel tanto da aggiungere rischio ai suoi colpi. Due palle dopo un diritto aggressivo di Jannik “inside in” finiva lungo. Il terzo match point per l'ungherese sarebbe stato decisivo.

Non sarà di sicuro allegro il ragazzo di Sesto Pusteria: perdere non gli piace. Però questa è un’altra di quelle volte in cui ha sicuramente imparato qualcosa.

Può anche essergli utile ricordare che un certo Daniil Medvedev, prima dei quarti di finale raggiunti quest’anno al Roland Garros da n.2 del mondo, aveva giocato quattro volte a Parigi perdendo sempre al primo turno: nell’ordine, contro i francesi Bonzi (2017), Pouille (2018) ed Herbert (2019). E, nel 2020, con l’ungherese Marton Fucsovics…

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