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Eventi internazionali

Indian Wells: 8 attori diversi, 8 storie, una certezza: il tennis è super!

I quarti del primo Masters 1000 stagionale propongono sfide esaltati ed equilibrate fra protagonisti dalle caratteristiche più diverse

di | 17 marzo 2022

Rafa Nadal viene spesso tacciato di finto buonismo. Il formidabile mancino di Maiorca dirà anche cose ovvie ma su quelle fondamenta ha creato un totem che costringe tutti gli altri ad alzare su su sempre più su lo sguardo come quando passi sotto un grattacielo di Manhattan.

Così, quando parla dei tornei Masters 1000 è sempre prodigo di elogi per quanto siano validi e importanti e utili e significativi, e vadano sommati agli Slam, nell’addizione che porta all’immortalità sportiva.

Fedele al suo mantra, il super agonista spagnolo sta rispettando appieno il ruolo di protagonista, dopo il 21° urrà Majors-record a Melbourne, sfoderando nel primo Masters 1000 della stagione le sue qualità di resilienza e intelligenza tecno-tattica, spiccando alla sua maniera fra i magnifici 8 che sono rimasti in gara sul cemento della California. In quello che è il manifesto ideale dello sport delle racchette. 

ALCARAZ-NORRIE

Re Medvedev è scivolato sulla prima buccia di banana, il redivivo Monfils. Ma, come nella Fiera dell’Est di Branduardi, in questo tennis che si auto-annulla di match in match cancellando ogni certezza, al talento alla ricerca del tempo perduto ma ormai incapace di dare continuità alla sua geniale maestria tecno-fisica si sovrappone il nuovo fenomeno Carlos Alcaraz, irresistibile nel confronto 18-35 anni, in un confronto di stili davvero eccitante che si è concluso però già dopo il primo set.

E’ la forza del tennis, la conferma di uno sport bellissimo, a dispetto dei suoi skipper politici. Che si rinnova continuamente, stimolando nuovi test e nuovi quesiti: riuscirà l’allievo di Juan Carlos Ferrero a svilire la creatività offensiva di Cameron Norrie, caricato a mille dalla cambiale di punti in classifica dopo il successo dell’ultimo Indian Wells? Agli ultimi US Open non c’è stata storia: il “nuovo Rafa” ha stritolato l’inglese. Che sarà carico a pallettoni al pensiero di poter ritrovare in semifinale l’idolo Rafa. 

NADAL-KYRGIOS

Che cosa potrebbero chiedere di più i ricchi e annoiati signori della California dell’appetitoso confronto fra   il Rafa Nadal originale, il campione che si rigenera di infortunio in infortunio con la sua mitologica forza di volontà e il leggendario orgoglio, e il cattivo ragazzo che voleva giocare a basket e, fra uno dispetto e uno schiaffo ai colleghi tennisti, appena può scappa a casa da mammà?

Fra i due non è mai corso buon sangue, sin dall’alba dei loro scontri, a Wimbledon 2014, quando il potente australiano ha vinto in 4 set, per passare all’acme, ad Acapulco 2019, quando gli ha cancellato tre match point e l’ha irriso servendogli dal basso e giocandogli un tennis troppo fantasioso e diverso dal solito.

Ora che sembra guarito dai guai fisici e rigenerato nello spirito dalla maturità degli anni, il talento aussie potrà ripetersi nei suoi sconvolgenti alti e bassi e fermare l’ennesima ed irreale cavalcata del super atleta che a settembre camminava con le stampelle dopo l’ennesima operazione? Chi avrà più muscoli, fiato e cattiveria agonistica? Il tennis tifa forse Nick, per rilanciargli la carriera e proporre un po’ più di sale in vetta.

KECMANOVIC-FRITZ

Miomir Kecmanovic non eccita la fantasia: è il classico giocatore costruito che, lavorando sodo, ha migliorato tanto anche il dritto e cerca pure di aggiungere un po’ di discese a rete al solido uno-due servizio-rovescio. Lo manda re Nole I da Serbia a memoria della sua presenza virtuale che tornerà reale da Montecarlo a Belgrado e poi a Parigi, dopo l’auto-eclissi del primo Slam e dei primi due Masters 1000 stagionali per la testardaggine anti-vaccino.

Kecmanovic non esalta ma è solido e determinato: ha domato Cilic, “Van de Z” e Berrettini, aspettando in trincea il primo turno di battuta deficitaria degli avversari, tutti servizio-dipendenti. Potrà contrastare, da fondo, il tennista della California Taylor Fritz, figlio proprio di quella gente e di quei campi in cemento con quel caldo particolare?

Nelle due puntate del 2019, fra Challenger e ATP Tour, il grande attaccante l’ha sempre spuntata ed è favorito anche stavolta. Ma, almeno sulla carta - perché poi, si sa, il tennis si diverte a cambiare continuamente le carte in tavola - dovrà sudarsela al primo ostacolo davvero difficile del suo torneo.

RUBLEV-DIMITROV

Quant’è stimolante il derby fra un pugile che picchia sempre duro e un ballerino, come quelli fra Marvin Hagler e Ray Sugar Leonard? Così si prospetta la sfida fra Andrey Rublev e Grigor Dimitrov, con la comune difficoltà dei due talenti di non essere esplosi a livello massimo nei tornei più importanti, se non, per quanto riguarda Grisha, in una indimenticabile edizione del Masters (che dobbiamo chiamare ATP Finals).

A 24 anni, il russo dai capelli rossi punta legittimamente a sfatare il tabù, a 30, il bulgaro mai completamente sbocciato come prometteva il nomignolo  di “Baby Federer”, può riprovarci, grazie all’aiutino di Djokovic che gli ha lasciato all’ultimo momento un posto VIP libero in prima fila nel tabellone di Indian Wells.

Alla luce della straordinaria prestazione - ugualmente difensiva ed offensiva - contro Isner, verrebbe da puntare su Dimitrov il bello che, per farsi amare un po’ di meno dalle ammiratrici (e dal diavoletto tentatore che lo contraddistingue), si sta nascondendo dietro una barba ispida e cattiva. Ma i testa a testa con Rublev dicono 2-2 e la bilancia ondeggia indecisa. 

Un sola certezza emerge decisa  alla vigilia dei quarti di Indian Wells: il tennis è davvero bello, vario, affascinante e incerto.


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