Il giapponese, n. 58 del mondo, piccolo di statura ma velocissimo. elimina dopo una lotta di 5 set il gigante americano, testa di serie n.28, destinato a sfidare l’azzurro nei sedicesimi, nonostante i 36 ace dell’avversario. Il tutto sullo storico campo n.18…
di Enzo Anderloni | 30 giugno 2021
Qualunque altra cosa succeda oggi a Wimbledon, l’impresa di Yoshihito Nishoka, 25 anni e 170 centimetri di statura, resterà. Il giapponese ha infatti battuto dopo cinque set molto lottati un vero gigante del gioco, lo statunitense John Isner, molto più alto di lui in tutto. In classifica, per prima cosa: n.33 (e quindi testa di serie n.28 nel torneo) contro il n.58 del nipponico. Poi in fatto di altezza: Isner spara il suo servizio dall’alto dei suoi 208 centimetri a Wimbledon solo Opelka, 211 cm, era più alto di lui a Wimbledon) e non è un caso che ne ottenga una valanga di ace.
Oggi sono stati 36 (contro solo tre di Nishioka) ma non sono bastati. E non ha nemmeno pesato sul velocissimo e caparbio Yoshihito il fatto che il match fosse in programma sul campo n.18 dell’All England Lawn Tennis Club, un praticello dove John Isner è di casa da oltre un decennio.
Sul muro di mattoni che lo circonda è infatti appesa dal 2010 una targa che ricorda il match più lungo della storia dei Championships, giocato proprio da John Isner contro il francese Nicolas Mahut tra il 22 e il 24 giugno di quell’anno.
Cinque set durati 11 ore e 5 minuti, spalmati in 3 giorni e chiusi, in epoca precedente all’introduzione del tie-break da una quinta partit vinta da Isner 70 a 68. 138 games, come e più di 10 set finiti al tie-break.
Poteva essere impressionato Nishioka dai quasi 40 centimetri di differenza con l’avversario e dalla fama di cannoniere devastante e inesauribile, quelle caratteristiche che facevano dell’americano un probabile avversario scomodo per il nostro Matteo Berrettini che, come testa di serie n.9, era destinato ad affrontarlo al terzo turno. Le battaglie tra bombardieri, sull’erba, possono avere esiti imprevedibili.
Invece Nishioka, con le sue gambe arcuate, il doppio orecchino all’orecchio destro e la capacità di volare sul campo come un genietto magico, ha steso il colosso e ora si proietta verso la sfida contro lo sloveno Aljaz Bedene, tennista elegante e a suo agio sui prati, tanto che a un certo punto della carriera stava per diventare… inglese. Le pratiche però non sono andate a buon fine e il bravo Aljaz porta in giro per il mondo la bandira della piccola e giovane repubblica slava.
In attesa di vedere chi la spunterà tra Nishioka e Bedene (entrambi più vulnerabili al tennis di Berrettini rispetto a Isner), Matteo dovrà vedersela con l’olandese Botic Van De Zandschulp, un giocatore difficile da inquadrare sin dalla scrittura e dalla pronuncia del cognome. Non è giovanissimo (ha 25 anni) ed è esploso a livello ITF e Challenger nel 2019: n. 536 all’ inizio di quella stagione l’ha chiusa al n.200, imponendosi in tre prove ITF e nel ricco Challenger di Amburgo, torneo in cui superò, tra gli altri, sia Salvatore Caruso che Gianluca Mager.
Quest’anno sta cercando di salire ancora e l’attuale posizione n. 139 rappresenta il suo best ranking. E’ in tabellone come ‘lucky loser’, fortunato perdente, ripescato, perché aveva perso all’ultimo turno delle qualificazioni con l’argentino Trungelliti. Lui, che le occasioni non se le lascia sfuggire, ne ha approfittato per battere al primo turno un qualificato vero, il francese Barrere. Insomma uno da non prendere sottogamba. Berrettini potrà chiedere informazioni anche a Lorenzo Musetti, che si è trovato di fronte l’olandese al primo turno delle qualificazioni degli Open d’Australia e ne è uscito sconfitto in tre set.