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Vota Flavia Pennetta nella Hall of Fame: "Ho sempre Us Open e Fed Cup nel cuore"

Intervista alla brindisina, candidata a entrare nella Hall of Fame nel 2022. Ripercorriamo i momenti indimenticabili della sua carriera. I tifosi possono anche votare per aiutarla a entrare nel tempio del tennis

di | 15 ottobre 2021

Flavia Pennetta vince gli US Open 2015

Flavia Pennetta vince gli US Open 2015

La candidatura per la International Tennis Hall of Fame è un po' come una nomination all'Oscar. Comunque vada, è già un traguardo di prestigio. Lo sa bene Flavia Pennetta, orgogliosa ed emozionata di essere nella rosa di sei nomi proposti per l'induzione nel tempio del tennis nel corso della cerimonia prevista a Newport il prossimo 16 luglio. “Anche solo essere presa in considerazione – dice – è un grande onore, mi dimostra quanto viene considerato quel che ho fatto in carriera”.

RIVIVI I MOMENTI PIU' BELLI DELLA CARRIERA DI FLAVIA

Qualora dovesse essere eletta, Pennetta sarebbe la prima tennista italiana a entrare nella Hall of Fame, e il terzo nostro rappresentante dopo Nicola Pietrangeli, l'azzurro con il ranking più alto nella storia del gioco, e il giornalista Gianni Clerici.

Nella prima fase, fino al 31 ottobre, i tifosi possono votare sul sito vote.tennisfame.com per il proprio preferito nella rosa dei sei nomi. I primi tre otterranno un bonus pari rispettivamente al tre, al due e all'un per cento che si aggiungeranno alla percentuale di voti ottenuta con le preferenze dell'Official Voting Group. Per entrare nella Hall of Fame bisogna raggiungere, sommando le due votazioni, il 75% delle preferenze.

La brindisina, prima italiana numero 1 del mondo, in doppio con Gisela Dulko, e campionessa dello US Open 2015 nella prima finale Slam tutta azzurra, ha vissuto indimenticabili pagine di storia del nostro tennis. Il suo contributo è risultato decisivo nel portare l'Italia a trionfare quattro volte in Fed Cup. L'abbiamo raggiunta telefonicamente.

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Quali partite hanno segnato di più la sua esperienza in Fed Cup?

Quella contro Amelie Mauresmo [con il dito alzato contro l'arbitro nel 2009, NdI] è impossibile dimenticarla, non so che mi è preso in quella partita. L'importante è che l'ho portata a casa. Comunque ci sono state belle anche altre partite, non necessariamente le finali. Ricordo ad esempio una vittoria in una trasferta “tragica” contro l'Ucraina delle sorelle Bondarenko. O una partita lottatissima contro l'Australia. Se dovessi citarle tutte, l'elenco sarebbe davvero lungo.

Qual è stato il fattore chiave di quella memorabile stagione per la nostra nazionale?

Avevamo una squadra fortissima, credo sia stata tra le più solide per anni. Eravamo tutte molto continue, per cui capitava che a volte tirava più il carro una di noi, altre volte un'altra. Però nessuna ha mai voluto mettersi davanti alle altre. Comunque penso che la vera chiave sia stata il capitano Corrado Barazzutti che ha gestito benissimo quattro donne con caratteri forti.

Pennetta story, dalla Fed Cup a New York

Nel 2009, è diventata anche la prima italiana a entrare in Top 10: come ha vissuto quel momento?

È stata una grande gioia. Raggiungere quel traguardo, che tante mie colleghe avevano inseguito invano e sembrava impossibile per noi italiane, è servito molto. Da un lato, mi ha fatto capire cosa stavo diventando. Dall'altro, penso sia servito a tutto il tennis italiano femminile, perché le altre hanno visto che si poteva fare. E i risultati con Francesca Schiavone, Sara Errani e Roberta Vinci sono arrivati.

La Hall of Fame ha dato molto risalto, nell'annunciare la sua candidatura, al suo status di numero 1 del mondo in doppio. Quanto ha contato per lei questo risultato?

A me è sempre piaciuto il doppio, per me ha sempre avuto grande valore. Lo prendevo intanto come allenamento per qualcosa che in singolare non riuscivo a fare bene. Era una forma di competizione da vivere con meno tensione rispetto al singolo. Ho avuto l'occasione per due anni di giocarlo con la mia migliore amica nel circuito, Gisela Dulko. Eravamo una coppia affiatata in campo e fuori, abbiamo vinto uno Slam e un Masters: non male direi.

Un altro dei momenti per certi versi sorprendenti è la vittoria a Indian Wells del 2014, che arriva dopo una stagione problematica. Cosa ricorda di quel torneo e cosa ha significato in quel momento?

Quel torneo mi ha dato veramente un cambio di ritmo. È stato il primo torneo grosso che ho vinto, ci sono state situazioni positive. Fino ad allora non avevo mai fatto grandi risultati a Indian Wells, anzi io mi ero presentata quell'anno lamentandomi per le palle che non mi piacevano. Ho giocato benissimo, contro campionesse Slam, numero 1 del mondo. Ricordo ad esempio la partita che ho vinto ai quarti contro Sloane Stephens. C'era un vento fortissimo, ho giocato veramente male, ma ho lottato come non mai.

 

La vittoria in California arriva peraltro dopo un periodo difficile, penso soprattutto al 2012. Si aspettava di poter ottenere un risultato così in quel momento?

Nel 2012 in cui mi ero operata al polso, avevo cambiato allenatore, la mia amica Gisela Dulko si era ritirata. C'erano tutte le carte per pensare anche a un mio ritiro, più che a un mio trionfo in un grande torneo. E invece il meglio doveva ancora venire.

Il meglio è ovviamente arrivato a New York, un luogo e un torneo speciali.

Lo US Open 2015 è stato chiaramente un torneo importantissimo per me. Giocare a New York, comunque, mi è sempre piaciuto molto. Qui ho disputato tante belle partite. New York è così, o la ami o la odi. Per me è sempre stato un grande amore.

Oltre all'abbraccio con Roberta Vinci dopo la finale, c'è un'immagine che si porta dietro dello US Open 2015?

Sì, l'esultanza dopo la vittoria contro Samantha Stosur, una partita dura e molto importante. Ho urlato una specie di “come on!” gridando fortissimo dopo aver chiuso con un punto pazzesco.

Il tennis oggi le manca?

No, mi piace seguirlo, è sempre il mio primo grande amore. Comunque mi diverto a vederlo, commentarlo, dare qualche opinione sulle nuove leve.

Passando al tennis di oggi, tra le giocatrici attuali chi le piace guardare?

Sinceramente non mi fanno impazzire. Giocano secondo me con molta forza e spesso con poco senso. Non è una cosa che mi piace vedere. Sicuramente sono grandi atlete, più di quanto si vedeva quindici anni fa, e lo stesso si può dire nel tennis maschile. Questo fa sì che si giochi più sulla potenza ma qualcosa si è perso in termini di qualità.

Che effetto le fa rivedere in campo Kim Clijsters?

L'ho vista, fa sempre un certo effetto. È bello che sia di nuovo in campo, mi dispiace che non stia raccogliendo grandi risultati. Ha bisogno di tempo, poi ha dovuto fare doppia fatica perché subito dopo il rientro c'è stata la pandemia. Non ha mai potuto prendere il ritmo partita finora.

Si può dire che suo marito Fabio Fognini abbia aperto la strada per la rinascita del tennis maschile italiano, un po' come lei aveva fatto entrando in Top 10?

Ci sono diverse cose simili nella nostra carriera, sì. Credo che Fabio abbia rotto un muro come me, anche se di Top 10 ne avevamo avuti in Italia nel tennis maschile. Però la vittoria di Fabio a Montecarlo e l'ingresso in Top 10 sia stato un momento di consapevolezza per lui e per chi era dietro di lui. Adesso il tennis maschile italiano è in un momento strepitoso, dobbiamo essere felicissimi di quello che stiamo vivendo e di quello che ci regaleranno questi ragazzi.

Ora i tifosi che hanno gioito per lei possono aiutarla a realizzare il sogno di entrare nella Hall of Fame.

Sì, contano anche loro, contano tutti. Bisogna raggiungere il 75% fra giornalisti, ex giocatori e tifosi. Adesso dobbiamo spingere un pochino.

FLAVIA PENNETTA, I 5 MOMENTI INDIMENTICABILI

  • 1 - “Il primo titolo WTA a intanto a Sopot, in Polonia. Ero da sola, senza allenatore. Si giocava la stessa settimana dei Giochi di Atene 2004, e io ero rimasta fuori dalla nazionale per l'Olimpiade di un posto. Guardavo la cerimonia di apertura e piangevo disperata perché non ero lì. Ma a fine settimana ho vinto il primo titolo WTA.
  • 2-”La partita contro Nadia Petrova sul Pietrangeli al Foro Italico. Lei mi stava massacrando ma il pubblico fu incredibile: tremava lo stadio.
  • 3-"La vittoria contro Zvonareva allo US Open 2009 in cui ho salvato sei match point".
  • 4-"Lo US Open 2015, chiaramente".
  • 5-"Le quattro Fed Cup perché già da piccola, quando volevo giocare a pallavolo, mi è sempre piaciuto far parte di una squadra".

 

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