Dopo il trionfo a Miami, Carlos Alcaraz racconta la sua soddisfazione ai media: “Che gioia, dopo il match-point ho ripensato a tutti gli sforzi fatti per arrivare qui. Ho ricevuto anche una chiamata del Re di Spagna: ero più teso per quella che durante l’incontro”. Ruud: “Potevo fare meglio, ma sono comunque soddisfatto”
04 aprile 2022
Si era capito che sarebbe stata solo questione di tempo. Nel giro di poche settimane, Carlos Alcaraz si è trasformato da futuro a presente del tennis mondiale, col trionfo a Miami come primo passo in mezzo ai grandissimi. Lo spagnolo ha tanta fame di bruciare in fretta altre tappe, ma anche la capacità di godersi la vittoria.
“Quando ero più piccolo – ha detto in conferenza stampa – ho sempre sognato di poter vincere un torneo come questo, e quando dopo il match-point mi sono lasciato cadere a terra ho pensato proprio a quello. Sono stato ripagato di tutti i sogni, gli allenamenti, il duro lavoro e i problemi. Una sensazione incredibile: sono felicissimo di aver vinto qui a Miami, davanti a un pubblico che mi ha supportato tantissimo. Ho ricevuto anche una telefonata dal Re di Spagna: ero più teso per quella che durante l’incontro. È stato incredibile: non avrei mai creduto di poter un giorno ricevere una chiamata dal Re”.
“Mi sono sempre ispirato a Nadal, e penso sia importante avere un modello. Da lui ho imparato tanto: ricordo di aver seguito i suoi match più importanti, e avere oggi la possibilità di giocare con lui, dividere il campo con lui, è qualcosa di incredibile. Ora tocca a me: provo a fare del mio meglio in campo e anche fuori, visto che oggi alcuni bambini e altri giovani è a me che si ispirano”.
“Prima del match Ferrero mi ha detto di provare a non pensare che era la mia prima finale in un Masters 1000, e di trattarla come se fosse il primo match del mio torneo. Mi ha spinto a pensare solo al mio gioco, e a mettere in campo la stessa forza mentale che ho mostrato in ogni altro incontro. Mi ha suggerito di godermi il momento, e non pensare troppo all’importanza del match. Per me Juan Carlos è una persona davvero importante: sia dal punto di vista professionale ma anche da quello personale. È il mio coach, ma anche un amico: ci confrontiamo su qualsiasi aspetto della vita, non solo sul tennis. Con lui posso parlare di qualsiasi cosa, e mi aiuta tantissimo sotto ogni punto di vista”.
“Non saprei dire quale sia la mia superficie migliore. Per il momento ho vinto due titoli sulla terra e uno sul cemento. Mi sento a mio agio su entrambe, e non fa differenza per me giocare sul duro o sul rosso”.
CASPER RUUD
“Da metà del primo set in poi Alcaraz ha alzato il suo livello di gioco, mentre all’inizio ha commesso alcuni errori che non gli vediamo fare spesso. Ho preso un break di vantaggio, giocando qualche grande punto, ma poi lui è entrato in partita. In generale credo di non aver servito come avrei dovuto: la mia percentuale di prime palle è stata piuttosto bassa, e questo gli ha permesso di essere molto aggressivo con la risposta sulla seconda. Lo fa anche sulla prima, ma sulla seconda ancora di più. È stato un fattore: ha reso più complicati i miei turni di servizi, e non mi ha permesso di mantenere il vantaggio nel primo set. Ma sono comunque soddisfatto di queste due settimane”.
“Alcaraz gioca un tennis veramente aggressivo, ma allo stesso tempo non ha alcun problema a muoversi e a lottare su ogni palla quando ce n’è bisogno. Credo sia uno dei giocatori che si muovono meglio di assoluto. Oltre a lui mi vengono in mente Monfils, De Minaur, giocatori dai piedi velocissimi. Alcaraz però ha anche grande aggressività. Non serve in maniera incredibile, ma comunque molto bene, ed è bravo a variare potenza e angoli. Ho sentito Nadal dire che secondo lui nel tennis di Carlos ci sono tutti gli ingredienti per comporre un buon piatto: credo che questa frase lo descriva molto bene”.
“Mi auguro che i miei risultati possano servire a dare più visibilità alla Norvegia nel mappamondo del tennis. Siamo un paese senza particolare storia in questo sport, e senza grandi eventi. Ho sempre detto che il mio obiettivo è quello di riuscire un giorno a portare un torneo ATP in Norvegia, e mi auguro che questi risultati possano fare da traino. Non è facile, perché bisogna trovare il giusto periodo dell’anno e vanno sistemati tanti altri fattori, ma per me sarebbe un sogno, perché non ho mai avuto al chance di giocare in Norvegia a livello ATP (Challenger compresi, ndr). La Svezia ha due tornei: mi auguro che in futuro possa toccare anche a noi”.