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Nick Kyrgios ha sconfitto Ugo Humbert in quello che è diventato il match di giornata sulla John Cain Arena, il campo su cui gioca quasi tutti i suoi match all?Australian Open. "Lo adoro, qui c'è la gente comune" disse quando l'organizzazione l'ha declassato rivalutando la Margaret Court Arena
di Dario Castaldo, da Melbourne | 10 febbraio 2021
Nick Kyrgios felice, esausto e accasciato e il babbo Giorgios che si esibisce nel suo pezzo forte, il fischio alla pecorara in mondovisione. E ancora Humbert che lascia il campo tra gli applausi e seimila persone fuori di melone che intonano po-po-po-po-po-po-po, il ritornello di Seven Nations Army dei White Stripes, neanche fossero al Circo Massimo al rientro della Nazionale italiana dai Mondiali di Germania. Tutto già visto, ma tutto così lontano dal nostro vissuto recente che il mondo del tennis vanta da oggi un piccolo debito di riconoscenza nei fronti del 25enne di Canberra. Inopportuno, narcisista e schiavo del suo personaggio quanto si vuole, ma capace di creare in tempi di pandemia un’atmosfera e un entusiasmo d’antan. Riuscendo improvvisamente a dare un’anima a questi Australian Open e un senso alla John Cain arena.
Anni fa, quando lo stadio oggi ribattezzato in onore di un ex Premier statale era a pagamento, il pubblico australiano tendeva a disertarlo. Troppo freddo, troppo distante dal cuore della struttura, troppo isolato dagli altri campi.
Anche per questo, Tennis Australia aveva deciso di riqualificare la Margaret Court e di declassare l’allora Hi Sense arena a secondo catino di Melbourne Park. Per facilitare l’ingresso del pubblico l’aveva resa accessibile con il ground pass. Fu lì che Kyrgios annusò l’opportunità di impartire una lezione di anticonformismo populista al globo terracqueo dichiarando che lui adorava giocare in quello stadio perché era frequentato dalla gente comune, quella che non poteva permettersi un seggiolino sul centrale.
Ad ogni modo, l’arena che durante il resto dell’anno indossa altri cappelli, ospitando le partite di netball, le mostre della Disney e i talent show televisivi, durante gli Australian Open cominciò a diventare il teatro di tutte le sue partite.
Salvo imprevisti – tipo ottavi di finale contro Nadal o quarti contro Murray – che chiamavano giocoforza un’altra collocazione. Ed è nell’impianto che in passato lo ha visto vincere battaglie epiche contro Seppi e Khachanov, che il 25enne di Canberra ha messo la firma sulla prima giornata davvero da ricordare di questo Happy Slam, accendendo la torcida gialloverde al termine di un match vinto sull’ottimo Ugo Humbert per 5-7 6-4 3-6 7-6 6-4 dopo aver annullato due match point nel quarto.
“È stato uno degli incontri più folli e incredibili che abbia mai giocato - ha commentato a caldo l’australiano, intervistato da Jim Courier, prima di essere travolto dal boato del pubblico e dal fischio alla pecorara del babbo -. Come ho fatto a far girare la partita? Mi sono appoggiato al passato e alle tante esperienze positive vissute su questo campo. Ma il primo pensiero è stata tutta la m*** che avrei dovuto sopportare se avessi perso l’incontro. Per cui è meglio non riferire esattamente cosa mi passava per la testa. Erano comunque pensieri strani e oscuri”.
Immaginarli non è operazione complessa. A Nick piacciono le sparate sagaci, irriverenti e dissacranti, il numero 47 del mondo sguazza nelle vesti dell’iconoclasta e se può buttare giù qualche totem del tennis lo fa volentieri a giorni alterni. Ma da qualche giorno sostiene anche di sentirsi maturo e incredibilmente saggio. Bello e irresistibile si è sentito sempre. Ma di base se la cava soprattutto bene con la racchetta e ha una testa più pensante di quanto si creda. “Tra un punto e l’altro guardavo Humbert sul grande schermo e dalle sue espressioni capivo che non aveva vissuto molte situazioni del genere. Sono riuscito ad approfittarne, traendo forza dalle memorie positive legate a quel campo e dal pensiero che non mi andava assolutamente di tornare stanotte nell’airbnb e leggere i commenti su di me. Ho dovuto leggere troppe cattiverie e cose negative sul mio conto”
Invece tutto e bene quel che finisce bene. Kyrgios ha avuto il merito di salvare il contingente di casa (unico, su cinque aussies in campo oggi, a passare al terzo turno tra uomini e donne) ma anche quello di accendere l’entusiasmo su un torneo iniziato in sordina e di aver riportato in uno stadio di tennis un calore che non si percepiva da un anno. “So che in tanti pensano che non lavori abbastanza duro e che in campo non metta l’anima come vorrebbero. Ma io sono così, metto tutto quello che ho e continuo a sorprendermi di quanto effettivamente sia. Ma oggi devo molto al pubblico e all’atmosfera: lo stadio era mezzo vuoto ma sembrava stracolmo. Roba da pelle d’oca”.
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