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Il n.1 del mondo batte per la seconda volta al Roland Garros il n.1 di sempre sulla terra battuta, dopo una battaglia di quattro set: 3-6 6-3 7-6 6-2. Parigi sospende il coprifuoco e consente agli spettatori di restare dentro lo Chatrier fino alla fine. Il serbo sfiderà Tsitsipas in finale, con in testa il sogno del mitico poker che lo proietterebbe verso Wimbledon e gli Us Open
di Enzo Anderloni | 12 giugno 2021
Serata spaziale al Roland Garros: Novak Djokovic e Rafael Nadal vanno in campo un’ora e mezza prima dell’Italia all’Olimpico per l’esordio agli Europei e quando gli azzurri esultano al 90’, vincitori 3-0 sui turchi, sullo Chatrier si lotta ancora, in un match da pelle d’oca.
Quando sono in campo loro due c’è sempre in ballo qualcosa di grosso. E non sai mai che cosa può succedere. La 58esima volta di Rafa contro Nole era il “dentro o fuori” sul crocevia del record più ambito, quello dei titoli del Grande Slam, che Nadal già padroneggia (ma in coabitazione con Federer, a quota 20) e che Djokovic, sapendosi più versatile, vuole raggiugere presto. Da quota 18, dove si trova, potrebbe raggiugere gli altri due già a Wimbledon. E poi sorpassarli a New York, calando uno strepitoso poker del 2021 che sarebbe storico.
Non deve dunque stupire che la sfida si sia trasformata in qualcosa di speciale. “Un clima elettrico, un’atmosfera straordinaria. Una partita che non dimenticherò per il resto della vita” ha detto il serbo.
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Come non deve stupire che il match parta con un 5-0 per Nadal che stroncherebbe psicologicamente chiunque, su questo campo e con la prospettiva di giocare 3 su 5, e che poi per chiuderlo, 6-3, Nadal debba poi battagliare per 52 minuti, palla su palla.
In un match così può succedere che il n.1 del mondo non vinca mai un punto sotto rete, sbagli due smorzate su tre eppure incameri la seconda partita con lo stesso punteggio dell’avversario, 6-3, e che dopo un’ora e 51 minuti tutto ricominci praticamente daccapo.
Il film è già visto, il più visto nel tennis dell’Era Open (mai altra rivalità è arrivata a questa quantità di episodi) eppure finisci per restare lì incollato a guardare questi due fuoriclasse che fanno e rifanno sempre le stesse cose ormai da un quindicennio ma sono magie genuine ogni volta.
Sappiamo che Djokovic a rete non è un fenomeno, che nei tocchetti di fino non può competere nemmeno con Musetti, eppure lui si mette lì punto dopo punto a riprovarci con Nadal. E fallisce 5 volte su 6 ma quell’unico punto che porta a casa è determinante per fagli mettere il naso davanti e alimentare una sfida che sul piano del confronto tra teste e cuori ha del sovrannaturale.
I due stanno invecchiando, si vede. Dopo i primi due set sono stanchi, si vede. A un indimenticabile Open d’Australia del 2012 si erano 'ammazzati' per 5 ore e 53 minuti. Sono sicuramente pronti a farlo anche oggi ma viene da non auguraglielo, vedendo come si danno entrambi un contegno, chi nascondendo dolori e doloretti (Djokovic ogni tanto si tocca una gamba), chi celando con un’inedita scriminatura a destra e l’ampio ausilio della fascia nera con baffo giallo, una capigliatura sempre più rada e sfuggente.
Tutto sommato è bello che la sorte abbia creato questo tabellone parigino spezzato in due, vecchi sopra e giovani sotto, obbligando una finale inedita. Il “Superclasico” serbo-spagnolo ormai lo conosciamo a memoria. E’ meraviglioso, come l’Arlecchino servitore di due padroni di Strehler, ma non sorprende più. Può solo non tradire.
E non lo ha fatto nemmeno oggi anche se paradossalmente il Nole attuale, n.1 del mondo record, è meno performante di quello del 2015. Sarebbe del resto strano il contrario, considerato che allora aveva 28 anni e aveva già vinto tutto e oggi ne ha 34 e difficilmente può migliorare.
Il suo problema era provare a ritrovare quel se stesso capace di inchiodare Nadal nell’angolo del suo diritto con il rovescio incrociato per poi infilzarlo in lungolinea. O viceversa. Oggi il rovescio lungolinea proprio non funzionava. O non era davvero lungolinea.
Nole allora ci ha provato usando angolazioni più strette, muovendo tantissimo l’avversario, usando la costanza dove sei anni fa poteva scegliere la soluzione di forza. La chiave è stata soprattutto il diritto incrociato stretto, insistito sul rovescio avversario, che gli ha dato punti importanti, anche per il morale.
Ha avuto pazienza. Ha saputo soffrire e sopportare anche tutti gli errori. O le giocate talvolta funamboliche del vecchio rivale. Ha fatto valere quella che è la sua dote più grande: una determinazione al di là di ogni limite, qualche volta anche al di là della decenza (come nell’urlo belluino che ha accompagnato l’altro ieri il successo su Matteo Berrettini).
Nadal a Parigi aveva vinto 105 partite perdendone solo 2. Strappargliene una terza è stato un capolavoro di valore inestimabile.
Il match è stato di un equilibrio impressionante: dopo 2 ore e 37 minuti si era un set pari e 3-3 al terzo. Sul 5-4, e servizio, Djokovic saliva 30 a 0 ma non bastava. Nadal brekkava e pareggiava.
They just keep getting better and better ??#RolandGarros | @RafaelNadal pic.twitter.com/2fRHPoEWvg
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Quando l’orologio segnava 3 ore e 5 minuti di partita, sul 5-5 40-40, si è giocato un punto da brivido, con un rocambolesco nastro di Nadal che costringeva Djokovic al recupero sotto il seggiolone dell’arbitro. Il serbo giocava un incrociato strettissimo che Nadal raggiungeva giocando un rovescio in back all’esterno del paletto, nell’angolino del rovescio di Nole che, sdraiato in allungo, alzava un lob bimane perfetto sulla riga di fondo. Standing ovation.
Ma l’equilibrio proseguiva: dopo 3 ore e 18 minuti e si andava va al tie break del terzo set. Eccone il tabellino:
- Doppio fallo di Nadal: 1-0 Djokovic
- Rovescio lungolinea lungo di Djokovic: 1-1
- Drittino incrociatino stretto vincente di Djokovic: 2-1
- Smorzatina in rete di Djokovic dopo scambione: 2-2
- Errore di rovescio lungolinea di Djokovic: 2-3
- Volée vincente di Djokovic: 3-3
- Diritto incrociato stretto sulla riga di Djokovic dopo scambio di mazzate: 4-3
- Nadal manda lunga una volée di diritto (!) dopo aver salvato uno scambio disperato: 5-3
- Smorzata di diritto vincente di Nadal: 5-4
- Ace Djokovic: 6-4
- Djokovic recupera su una smorzata e piazza il diritto nell’angolino sinistro di Nadal: 7-4. "Idemo!"
A questo punto, dopo 3 ore e 39 minuti di corrida, sta per scattare il coprifuoco e ci si attende che il gioco venga sospeso per far uscire gli spettatori ma, contrordine compagni, l’altoparlante annuncia alla gente che potrà restare fino alla fine. Djokovic invece va negli spogliatoi per un pit stop. E per cambiarsi la maglia.
Quando i giochi ripartono il più esplosivo pare Nadal, che strappa subito il servizio all’avversario (complice un paio di scelte improvvide di Nole sotto rete) e sale 2-0. Djokovic però mantiene la calma, tiene il servizio successivo e poi infila una serie di 7 punti a 1 che vale il controbreak e il vantaggio: 3-2.
Si gioca sempre 'punto a punto': l’orgoglio di entrambi è tale da lasciare aperto qualunque esito. Sono già crollati e resuscitati tutti e due almeno un paio di volte.
Nadal pare più stanco. Al cambio campo si fa togliere il taping da una caviglia, forse per sentirsi più libero. Ma subito dopo cede il servizio, complice una clamorosa risposta di rovescio lungolinea del serbo. E’ la fine. Nole non cede più il suo e nel game successivo raccoglie i resti dello spagnolo e chiude 6-2, dopo 4 ore e 11 minuti di lotta.
"E' sicuramente la più bella partita che ho giocato a Parigi - ha detto il serbo - ed è stato anche la partita con la più bella atmosfera di sempre per antrambi noi, sia per me che per Rafa credo. Un grande tifo, bello".
"Per vincere contro Rafa su questo campo devi giocare il tuo miglior tennis. Penso sia difficile trovare le parole per esprimere la pressione che sentivo nell'affrontarlo e quello che sto provando, qualcosa di molto speciale per me. Ma la pressione è un privilegio e cerco sempre di migliorarmi: oggi l'ho dimostrato"
Adesso c’è da affrontare la sfida di Stefanos Tsitsipas. Il 22 greco è alla sua prima finale Slam ma non ha paura.
Che fosse Nadal o Djokovic per lui non faceva tanta differenza: ha già provato il brivido di batterli entrambi. In più nel durissimo confronto con Alexander Zverev ha mostrato un’esuberanza fisica e una tenuta mentale da veterano. Si sente pronto.
Sarà uno scontro generazionale con in campo il meglio di tre epoche. Ieri, oggi e domani.
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