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Eventi internazionali

Anche Djokovic e l'ATP vogliono sapere che fine ha fatto Shuai Peng

Il caso Shuai Peng sta diventando un problema politico per la Cina. La tennista ex numero uno del mondo di doppio è scomparsa dal 2 novembre dopo aver denunciato di essere stata violenta dal numero 3 del Partito comunista cinese

di | 15 novembre 2021

Sebbene in ritardo, il caso s’ingrossa. Esce dal mondo dello sport, diventa politico e diplomatico ed entra di diritto tra i dossier destinati a definire i rapporti Cina-occidente. E a buttare benzina nello scontro Usa-Cina.

Dal 2 novembre non si hanno più notizie della tennista cinese Peng Shuai, 35 anni, ex numero uno di doppio, è stata a lungo top 20 e tuttora risulta nelle schede Wta con la posizione numero 190 del ranking.

In realtà Peng non gioca più da quando è iniziato il Covid e il circuito Wta ha ridotto, praticamente sospeso, l’attività nell’est asiatico. Quel giorno, il 2 novembre, Peng ha lanciato un post su Weibo, il twitter cinese, per denunciare la violenza sessuale subìta dall’allora vice primo ministro e numero 3 del Partito Zhang Gaoli.

Un racconto ricco di dettagli e disperazione, subito rimosso dal web ma diventato virale e sfuggito alla censura cinese. Da quel giorno la giocatrice è scomparsa.

La stiano cercando con tutti i nostri contatti ma non abbiano notizie” confermano dalla Women tennis Association (Wta), il potente sindacato del tennis femminile. Fonti della Federazione tennis cinese avrebbero fatto sapere che “la giocatrice sta bene, è a Pechino ma non gradisce parlare con nessuno”. Una risposta che non basta più.

E che autorizza l’allarme di queste ore. Dopo il ceo della Wta Steve Simon e numerosi giocatrici che hanno lanciato l’hastag #whereisPengShuai, ieri si sono schierati il numero uno del mondo Nole Djokovic e il Presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi.

“E’ sconvolgente che sia scomparsa” ha detto il serbo impegnato nelle Nitto Atp Finals di Torino dove è testa di serie numero 1 e dove, proprio ieri, è stato premiato per il settimano anno da numero 1. Il record di sempre.

“Spero che sia ritrovata e che stia bene. E’ terribile, posso solo immaginare come debba sentirsi la sua famiglia” ha aggiunto. Il Presidente dell’Atp si è detto “profondamente preoccupato” per le sorti della tennista.

La World Tennis Association ha chiesto un’indagine “piena, giusta e trasparente” del governo cinese. In un comunicato che è un inedito nella storia del tennis, l’Associazione si schiera con severità e anche politicamente.

“Peng Shuai e tutte le donne meritano di essere ascoltate, non censurate” ha detto Steve Simon. “La Federazione ci ha assicurato sulle sue condizioni ma noi non riusciamo a parlare con lei e questo è intollerabile”. Simon è arrivato anche a mettere in discussione gli appuntamenti del circuito femminile nell’est asiatico.

A cominciare dal Premiere che si gioca proprio a Pechino (sospeso da due anni per la pandemia). La Cina pesa per un terzo nel budget della Wta. Ma non ci può essere prezzo per la censura - nella migliore delle ipotesi - di una donna che grazie al fatto di essere sportiva ha potuto avere ascolto nel denunciare quello che, a tutti gli effetti, può essere l’inizio di un #metoo cinese.

Molti big del tennis, maschile e femminile, sono scesi in campo in difesa della tennista. La ex numero 1 Chris Evert ha definito “inquietante” la vicenda: “Tutto questo è molto grave: dov’è Shuai Peng? E’ al sicuro? Qualsiasi informazione sarebbe gradita”.

All'appello si sono uniti Martina Navratilova che ha apprezzato la posizione della Wta “dura e corretta”. E poi, Nicolas Mahut e Billy Jean King, Michel Jabbour e Carol Bouchard e tanti altri. I più grandi quotidiani - New York Times e Guardian - stanno seguendo il caso.

 

La sorte della tennista preoccupa soprattutto le femministe cinesi, che in una serie di post su twitter mostrano immagini di ponti e muri di località non specificate su cui appaiono scritte riguardanti la campionessa.

#MeToo in Cina. Diciamo no alle molestie sessuali, alla violenza e alle discriminazioni di genere. Le donne cinesi rompono il silenzio” si legge in uno di questi messaggi. “Dov’è Peng Shuai?”recita un altro. “Sosteniamo Peng Shuai” si legge in un altro ancora, sia in cinese che in inglese.

 

Le accuse di Peng all'ex vice premier rappresentano il caso più grave e mediatamente clamoroso del movimento MeToo cinese.

Zhang è stato uno degli uomini più potenti della Cina fino al 2017 ed ex membro del Comitato Permanente del Politburo, l’organo decisionale del partito composto da soli sette dirigenti, tra cui lo stesso segretario generale del partito e presidente cinese, Xi Jinping.

La tennista avrebbe avuto una relazione con l'ex alto dirigente del Pcc che si sarebbe interrotta negli anni in cui Zhang è stato eletto nelle alte sfere del partito.

Nel 2018, al termine dell’incarico, Peng sarebbe stata invitata da Zhang a casa per giocare a tennis con lui e la moglie, e in quell'occasione l’ex politico cinese l’avrebbe violentata. “Non ho prove, impossibile averle” ammette la tennista nel suo post. Ma “io come un uovo che colpisce una roccia, o una falena la fiamma, sprezzante dell'auto-distruzione dirò la verità su di te”.

Da allora Peng è scomparsa. Non risponde al telefono. Cancellati i suoi profili social. C’è solo quella rassicurazione conto terzi della federazione cinese: “Sta bene, è a Pechino, non gradisce parlare con nessuno”. E di cui è più che lecito dubitare.

Il governo deve rispondere. Xi Jinping non può pensare di sedere al tavolo del Wto e di non rispondere circa l’incolumità di una cittadina cinese che abita nel mondo.

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