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Eventi internazionali

Coppa Davisgate: che cosa è successo e che cosa succederà

A poche ora dall’annuncio della fine della collaborazione tra ITF e Kosmos, la società del calciatore spagnolo Piquè che aveva acquistato i diritti della manifestazione per 25 anni, emergono fatti nuovi e indiscrezioni che chiariscono i motivi della rottura e rassicurano sul futuro della prestigiosa Insalatiera. Di sicuro nel 2023 sarà replicata la formula vincente del 2022, con Bologna e gli azzurri protagonisti

di | 13 gennaio 2023

La notizia della rottura della partnership tra ITF e Kosmos per l’organizzazione della Coppa Davis è ciò di cui tutti parlano nel mondo del tennis anche se all’apparenza parrebbe una questione da addetti ai lavori, esperti di business dello sport. Il motivo è insito nella nascita di questo rapporto: l’accordo siglato dai vertici della Federazione Internazionale Tennis con la società di Gerard Piquè e dei suoi soci facoltosi non era solo eclatante da un punto di vista economico (3 miliardi di dollari in 25 anni) ma sanciva la fine della Coppa Davis tradizionale, quella con gli incontri a eliminazione diretta, giocati sempre in casa di una delle due contendenti (finale compresa), con cinque partite (quattro singolari e un doppio) tutte la meglio dei cinque set.

Dopo quasi 120 anni di tradizione alimentata dalle emozioni tennistiche di match giocati sventolando bandiere nello stadio di casa, nel 2018 Kosmos arrivava con la sua super offerta economica abbinata a una visione completamente diversa dell’evento. Un campionato mondiale del tennis, sulla falsariga dei Mondiali di calcio, da disputare tutti gli anni in sede unica, con gironi eliminatori prima dei classici quarti, semifinali e finale. Due singolari e un doppio (invece che quattro) e partite due set su tre. Tutta un’altra cosa.

Un cambiamento choc

Per molti fu uno choc, tanti non l’hanno ancora digerita: il cambiamento però rispondeva in qualche modo all’esigenza da tempo emersa di un rinnovamento della formula, in particolare per incentivare alla partecipazione tutti i migliori, alcuni dei quali tendevano sempre più a latitare, trovando troppo oneroso l’impegno e difficile da incastrare in programmazioni stagionali dense e impegnative, con frequenti cambi di superficie, di continente e di clima già di per sé non facili da gestire.

Un cambio radicale che si dimostrò anche troppo radicale spingendo Kosmos, già nel 2021, a correggere il tiro, prevedendo delle fasi a gironi preliminari, in sedi diverse, ospitate da una delle nazioni impegnate nei gironi stessi, in modo da andare a recuperare quell’attaccamento alla bandiera che ha sempre riempito gli stadi per la Davis.

Con il 2022 la quadra sembrava finalmente trovata: quattro sedi (Bologna, Valencia, Amburgo e Glasgow) ciascuna con un girone a 4 squadre e le prime due che si qualificano per i quarti di finale da disputare in sede unica, come semifinali e finale) in Spagna, a Malaga. La formula aveva avuto successo, funzionava.

Poi, improvvisamente il comunicato di ieri sera della ITF che annunciava, senza troppe spiegazioni, che il rapporto di collaborazione era al capolinea.

Come, dopo aver ribaltato come un calzino una competizione con oltre 120 anni di storia adesso improvvisamente gli artefici di questa rivoluzione, rompono una partnership che avrebbe dovuto durare 25 anni? Che cosa è successo? E soprattutto: che cosa succederà? Che ne sarà della Coppa Davis?

David Haggerty con la Coppa Davis (Foto Getty Images)

Coppa Davis 2023: formula e sedi confermate

La prima domanda cui viene istintivo (e anche facile) rispondere è: che cosa succederà? Una delle cose chiare che sappiamo è che per il 2023 nulla cambierà rispetto al 2022. La formula dei quattro gironi in quattro città europee (una delle quali è sicuramente Bologna, dove l’Italia è già qualificata grazie alla wild card ottenuta per la semifinale raggiunta lo scorso anno) è confermata, come la sostenibilità economica di tutta la manifestazione.

ITF in questo senso è molto chiara nel suo comunicato. Assicura che, nonostante l'interruzione della partnership, "i rischi finanziari per l'edizione 2023 sono coperti". In qualità di "custode" della manifestazione, la Federazione Internazionale ha spiegato che manterrà la schedule prevista per quest'anno, con la fase a gironi a settembre in quattro città, compresa Bologna, e la fase finale a Malaga, dai quarti alla finale, a novembre.

E, poche ore dopo l’annuncio della rottura con Kosmos, ITF può già annunciare che il Governo dell’Andalusia ha confermato l’impegno a ospitare le finali 2023, in calendario dal 21 al 26 novembre. Dunque assoluta continuità nella formula e nella copertura economica. Se ci saranno novità, se ne parlerà per il 2024.

Rottura della partnership ITF/Kosmos: che cosa è successo?

Non è nemmeno troppo difficile farsi un’idea di che cosa sia successo, anche se il contratto tra ITF e Kosmos è estremamente riservato. Tanto riservato che nemmeno le Federazioni aderenti all’ITF ne sono a conoscenza. Nemmeno quelle che organizzano le fasi finali.

Un articolo piuttosto dettagliato, pubblicato dal sito spagnolo 2Playbook, sostiene che “la società presieduta da Gerard Piqué ha deciso di rescindere il contratto per lo sfruttamento delle finali di Coppa Davis dopo che la Federazione Internazionale di Tennis (ITF) si è rifiutata di rinegoziare il compenso che la società aveva accettato di pagare, pari a circa 40 milioni di euro per edizione”.

Sempre rifacendosi ai numeri riportati da 2Playbook e riferiti a non meglio identificate “fonti del settore” pare che dopo aver pagato i 40 milioni pattuiti nel 2019 (rimettendoci ampiamente perché quella prima edizione tutta spagnola non ebbe gran successo di pubblico e sponsor) Kosmos abbia pagato, in accordo con ITF, solo 10,2 milioni e 19,7 milioni nel 2020 e 2021, gli anni della pandemia. A partire dal 2022 si doveva tornare alla cifra piena. Kosmos, nonostante il successo della manifestazione, non sarebbe arrivata che a 32 milioni. E a questo punto avrebbe chiesto di ridiscutere le cifre dell’accordo anche per gli anni successivi. Probabilmente Pique e i suoi soci non avevano fatto bene i conti fin dall’inizio. Di fatto, poche ora fa, il sito del quotidiano sportivo francese l’Equipe ha pubblicato la notizia secondo cui, in base a informazioni avute da fonti attendibili, Kosmos non avrebbe pagato i premi ai giocatori protagonisti delle fasi finali della Davis Cup a Malaga.

Insomma pare di poter dedurre che Kosmos non riuscisse a far fronte agli impegni e la Federazione Internazionale Tennis abbia deciso di non fare sconti.

Coppa Davis 2024: che cosa succederà?

La fermezza con cui ITF ha deciso di chiudere il rapporto e la serenità del comunicato lasciano pensare che nelle pieghe di quel contratto, di cui solo David Haggerty e i suoi stretti collaboratori sanno il contenuto, ci siano delle garanzie economiche importanti. D’altro canto è difficile immaginare che non ve ne siano quando si parla di un accordo che avrebbe dovuto durare 25 anni e garantire 3 miliardi di dollari alla Federazione.

In ogni modo la sensazione è che i rapporti sempre più stretti tra ITF e ATP, nel solco dei progetti di sviluppo auspicati dal presidente ATP Andrea Gaudenzi, possano far ipotizzare una evoluzione della Coppa Davis sempre più in sintonia con il resto del circuito mondiale maschile, puntando a una formula di sicuro attualizzata ma anche garante di una tradizione senza eguali e magari capace di convincere tutti i migliori ad aderire.

L’esempio della United Cup 2023, una la prova a squadre miste ATP/WTA, lanciata nel giro di pochi mesi e complessivamente di buon successo potrebbe essere un punto di riferimento. Magari provando a coinvolgere anche Wta per ottimizzare la formula e la collocazione in calendario della Billie Jean King Cup, la Coppa Davis feminile. La sensazione è che ci sia molta più agilità nel prendere decisioni e applicarle rispetto al passato e che, pur attraverso un po’ di travagli, la vecchia grande Coppa Davis sia nel cuore dei grandi manovratori del tennis mondiale e possa mantenere se non incrementare tutto il suo splendore. Intanto, andiamo sul sicuro, e prepariamoci a godere questa edizione 2023, dove l’Italia partirà tra le favorite, a cominciare dalla fase a gironi in programma a Bologna dall’11 al 17 settembre.


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