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Eventi internazionali

Bye bye 2021, novembre: Milano-Torino-Torino, è l’Italia il polo del tennis mondiale

Il mese si apre con un ranking storico: per la prima volta due italiani in top ten. Parigi-Bercy invece è amara per gli azzurri ma non per Djokovic, che rientra nel tour e mette subito le cose in chiaro. Stoccolma è il palcoscenico della “prima” di Paul. Le Intesa Sanpaolo Next Gen Finals incoronano Alcaraz mentre Zverev si ripete alle Nitto ATP Finals. L’Italia, orfana di Berrettini, esce nei quarti e la Davis Cup 2021 finisce nella bacheca della Russia (anche se senza inno e bandiera…)

di | 30 dicembre 2021

Matteo Berrettini e Jannik Sinner

Matteo Berrettini e Jannik Sinner

Il ranking maschile di lunedì 1 entra nella storia. Per la prima volta da quando esistono le classifiche computerizzate (1973) il tennis italiano ha due giocatori fra i primi dieci del mondo. A Berrettini (entrato in top ten a novembre 2019: quarto azzurro nell'Era Open a riuscirci), primo italiano di sempre a raggiungere la finale a Wimbledon, che si conferma sulla settima poltrona, si aggiunge infatti Sinner, che grazie alla semifinale a Vienna scala altre due posizioni portandosi al nono posto (best ranking). Il ragazzo di Sesto Pusteria ha 20 anni e due mesi: solo Nadal, Djokovic e Murray erano più giovani la loro prima volta in top ten (Federer invece aveva sette mesi più dell’azzurro).

PARIGI NON E’ AZZURRA
Prima qualche problema fisico, risolto con il passare dei game. Poi la voglia di lottare e lampi di tennis-spettacolo che solo lui sa regalare. Tutto questo non basta a Fabio Fognini, che esce di scena al primo turno del “Rolex Paris Masters”, ottavo e ultimo ATP Masters 1000 dell’anno (montepremi 2.603.700 euro) sul veloce indoor del Palais Omnisport di Parigi-Bercy. Il 34enne di Arma di Taggia, n.37 del ranking, cede 61 67(6) 76(5) all’ungherese Fucsovics, n.40 ATP. Subito fuori pure Gianluca Mager: il 26enne sanremese, n.66 ATP, promosso dalle qualificazioni per due set mette alle corde uno dei tennisti più forti e di talento del tour, poi paga la fatica ed il ritorno del canadese Auger-Aliassime, n.11 del ranking e 9 del seeding, che s'impone 46 64 61.

Va male anche a Lorenzo Sonego, che paga la poca concretezza (e un pizzico di sfortuna) nei momenti chiave del match: il 26enne torinesen.27 del ranking, cede 36 62 63 allo statunitense Fritz, n.26 ATP, uno dei giocatori più “caldi” del momento. Finalmente riesce invece a battere la sua “bestia nera” Lorenzo Musetti: in un match che termina quasi a mezzanotte il 19enne di Carrara, n.67 ATP, ripescato in tabellone come lucky loser, batte 46 76(5) 64 il serbo Djere, n.51 del ranking, con il quale aveva perso tutte e tre le sfide precedenti. Al secondo turno, però, il Next Gen toscano non si conferma e cede 63 36 63 all’australiano Duckworth, n.55 del ranking.

Jannik Sinner e Carlos Alcaraz

SINNER VS ALCARAZ: IL PRIMO ATTO E’ SPAGNOLO
Uno, Jannik, nel grande tennis ci è già arrivato: l’altro, Carlos, sta bruciando le tappe in maniera impressionante. Ci sono esordi comodi ed esordi scomodi! Quello contro Alcaraz che condanna Sinner ad uscire di scena al secondo turno fa parte senza dubbio della seconda categoria. Un match blockbuster che nel tour maggiore scrive un primo capitolo ma che con quasi assoluta certezza ne scriverà molti altri. Il Nex Gen azzurro scende in campo con un peso enorme, la “Race to Turin”, e benché sostenuto dal servizio, che permette di restare attaccato al rivale, sbaglia tanto, troppo, e non solo sotto rete dove deve assolutamente migliorare.

Il Next Gen spagnolo da parte sua dimostra grande timing, grande ricerca della palla, bella propensione a venire a prendersi il punto a rete. Forse lascia un po’ troppo scoperto il lato destro ma dovrà pure lavorare su qualcosa anche lui…. Il 20enne di Sesto Pusteria, n.9 ATP (prima volta in top ten e “best ranking”) e ottava testa di serie, cede 76(1) 75 al 18enne spagnolo di El Palmar (Murcia), n.35 ATP (“best”). Mi sono giocato una buona fetta di Nitto ATP Finals - dice Jannik dopo la sconfitta -. Per reagire conosco un solo modo: riprendere ad allenarmi”.

7 MATCH-POINT NON BASTANO
A fine stagione i risultati strani si moltiplicano: ne sa qualcosa Andy Murray, n.144 ATP, classifica che non corrisponde affatto al valore attuale del suo tennis. Il britannico, ex numero uno del mondo, non sfrutta l’occasione in uno spicchio di tabellone non impossibile: sotto 64 5-3, recupera, sfiora il successo ma finisce per cedere 46 75 76(9) all’esordio al lucky loser tedesco Koepfer, n.106 ATP, per colpa anche di 9 doppi falli e 36 errori gratuiti. Quel che è più grave, però, è che lo scozzese non sfrutta ben 7 match-point.

E pensare che il 27enne di Furtwangen viene a sapere solo due ore prima del match di essere stato ripescato al posto del Next Gen statunitense Brooksby, n.56 ATP, infortunato.

Novak Djokovic con il trofeo di Parigi-Bercy (foto Getty Images)

A BERCY NOLE SI PRENDE LA RIVINCITA
Dopo sette settimane Djokovic rientra nel tour. E dopo otto settimane ritrova in finale dall’altra parte della rete Medvedev che ha spezzato - probabilmente per sempre - il suo sogno di immortalità.

Il serbo parte male ma poi riesce a far girare il match e si impone 46 63 63 sul russo. Ma più della vendetta per la finale degli US Open, più del suo 37esimo Masters 1000 vinto in carriera, record assoluto nel circuito ATP, il tema dominante è proprio il sostegno del pubblico, che si schiera apertamente per Nole, proprio come era accaduto a New York (ma nell’occasione grande peso aveva avuto il pianto dirotto del 34enne di Belgrado a metà del terzo set). Medvedev è diventato il rivale perfetto per far amare dal pubblico Djokovic….

La prima finale tra i primi due del ranking mondo a Bercy dal 1990 sembra riannodare il filo interrotto dopo Flushing Meadows. Medvedev ha tolto a Djokovic il sogno Slam e da lì riparte. Dominante in risposta, tatticamente pronto a comandare il gioco, costruisce un vantaggio che in altre occasioni sarebbe risultato decisivo: non a caso, prima di questa, il russo non ha mai perso una finale sul duro dopo aver vinto il primo set.

Djokovic però reagisce: senza la pressione dell’obiettivo storico, che l’aveva bloccato a New York, trasforma l’affetto del pubblico in energia. Varia, accorcia, viene avanti: i tifosi esultano agli errori del russo e spingono il serbo come fosse uno di loro. Nell’ultimo cambio campo Medvedev fa più volte il gesto del pollice verso rivolto alle tribune: ha un ultimo lampo d’orgoglio, il break per il 3-5. Ma la festa è tutta per Nole.

STOCCOLMA: NIENTE BIS PER SHAPOVALOV
Nel tennis, come nella vita, non è mai troppo tardi. Lo dimostra una volta di più Andrea Vavassori, approdato al secondo turno del tabellone principale - prima volta in assoluto per lui nel circuito maggiore - degli “Stockholm Open” (ATP 250 - montepremi 635.750 euro) sul veloce indoor della “Kungliga Tennishallen”.

Il 26enne torinese, n.289 del ranking, supera le qualificazioni (dove annulla 3 match-point al serbo Milojevic, n.137 ATP e poi rimonta il croato Serdarusic, n.234 ATP), vince il suo primo match in un main draw ATP grazie al successo sul russo Pavel Kotov, n.271 del ranking, anche lui promosso dalle “quali”, e poi cede 76(1) 61 al canadese Denis Shapovalov, n.18 del ranking e 3 del seeding nonché campione in carica.

Secondo ko consecutivo al debutto per Sinner: il 20enne di Sesto Pusteria, n.10 del ranking e primo favorito del seeding, oramai certo della nona posizione nella “Race to Turin” (sarà riserva alle ATP Finals) dopo il forfait di Norrie nel torneo svedese, è battuto al secondo turno (per lui l’esordio) dal britannico Murray, n.143 del ranking, in tabellone grazie ad una wild card, che si impone 76(4) 63. Brillante “sir Andy”, che sfodera alcuni colpi degni dei tempi migliori ma l’altoatesino sembra stanco, mentalmente oltre che fisicamente, al termine di una stagione che per lui è stata assolutamente eccezionale. 

Tornati dopo un anno di stop causa pandemia, gli “Stockholm Open”, ancora una volta resteranno ricordo indelebile nella memoria del loro vincitore. Due anni fa era stato Shapovalov a “rompere il ghiaccio” nella capitale scandinava: stavolta il trofeo rappresenta il primo conquistato in carriera da Tommy Paul. 

Nella sua prima finale nel circuito maggiore il 24enne di Voorhees, New Jersey, n.52 del ranking, batte 64 26 64 proprio il 22enne canadese, n.18 ATP e terza testa di serie, oltre che campione in carica. La svolta della partita nell’ottavo gioco set decisivo: Paul si trova in grosse difficoltà (prima 0-30 e poi 15-40) ma con bravura, un pizzico di fortuna ed un po’ di collaborazione di Denis si tira fuori dalla buca, ma non solo.

In men che non si dica l’americano infila un parziale di dodici punti a zero volando verso il trionfo, mentre dall’altra parte della rete uno Shapovalov furioso polverizza la racchetta….

Il piemontese Andrea Vavassori (foto Twitter Stockholm Open)

Il finalista Denis Shapovalov e Tommy Paul con il primo trofeoATP vinto a Stoccolma (foto Getty Images)

Carlos Alcaraz con il trofeo delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano

MILANO INCORONA ALCARAZ
Gli otto nomi sul grande schermo, i due gironi che prendono forma di fronte ai presenti all’Hotel Melià, nel cuore di Milano. La presentazione delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals fa anche da apripista al sorteggio dei due round robin definendo le prime sfide dell’Allianz Cloud, con Carlos Alcaraz e Sebastian Korda separati dal regolamento ATP, uno in un girone e uno nell’altro in qualità di prime teste di serie. Nel primo gruppo, insieme al fenomeno spagnolo, finiscono lo statunitense Brandon Nakashima, il sudamericano Juan Manuel Cerundolo e il danese Holge Rune. Nel secondo gruppo, insieme al “figlio d’arte” ci sono Lorenzo Musetti, l’argentino Sebastian Baez ed il francese Hugo Gaston.

L’esordio di Musetti, n.58 ATP, contro l’argentino Baez, n.111 ATP, si rivela, purtroppo per i tifosi italiani, la prima sorpresa del torneo: troppo teso, il Next Gen toscano cede in quattro set. Ero molto contratto dalla parte del diaframma, non avevo sensibilità sulla racchetta - dice dopo il match -. Le idee di gioco non erano molto chiare, volevo rilassarmi e cercare di respirare meglio. Ho espresso un brutto tennis, non ne sono orgoglioso, eppure per poco non la portavo al quinto”.

Il giorno seguente invece Lorenzo (che torna a giocare con la racchetta utilizzata nel resto della stagione) dà spettacolo, accende l’Allianz Cloud battendo in cinque set, dopo due ore e 33 minuti, il francese Gaston, n.67 ATP, nella sfida più lunga nella storia delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals. Purtroppo nella terza ed ultima sfida di round robin il 19enne di Carrara perde in tre set con Korda, n.39 ATP, ed il suo torneo finisce lì. “Korda ha giocato veramente un bel match – commenta -, servendo con percentuali altissime. Ed è stato molto bravo nelle poche chance che mi ha concesso. Peccato per il tie-break, nel quale ho commesso un paio di leggerezze col rovescio, ma per il resto Sebastian ha giocato molto bene e con grande aggressività. Mi sono divertito a sperimentare questo nuovo format, anche se sono un po’ deluso per l’eliminazione. Ci tenevo a fare bene qui in Italia: cercherò di fare meglio il prossimo anno.

In semifinale Alcaraz, n.32 ATP, che marcia come un carrarmato (con le tre vittorie del round robin eguaglia un altro record di Nadal: era dal 2004 che un tennista così giovane non riusciva a vincere 30 partite a livello ATP), liquida Baez in tre set mentre Korda è costretto al quinto da Nakashima, n.63 ATP. A giocarsi il trofeo sono dunque i due giocatori più forti, quelli con la classifica più alta: la miglior finale possibile insomma. Il problema per Sebastian - alto, biondo ed elegante come un principe (nell’aspetto e nel gioco), reinterpreta alla velocità del 2021 il tennis stilisticamente ineccepibile di papà Petr che arrivò fino al n.2 nel 1998, l’anno del trionfo agli Australian Open - è che Carlos è già molto di più di un prospetto Next Gen: propone un nuovo standard di rapidità e potenza di palla. Finisce 43(5) 42 42 per Alcaraz, erede di Sinner nell’albo d’oro e probabile rivale più pericoloso per l’altoatesino nel futuro.

I protagonisti delle Nitto ATP Finals 2021 a Torino (foto Getty Images)

SI ALZA IL SIPARIO SU TORINO
Matteo Berrettini nel “Gruppo rosso” con Daniil Medvedev, Alexander Zverev e Hubert Hurkacz: nel “Gruppo verde” Novak Djokovic con Stefanos Tsitsipas, Andrey Rublev e Casper Ruud. E’ il verdetto del sorteggio delle Nitto ATP Finals 2021 presso l’OGR (Officine Grandi Riparazioni): un omaggio a Torino e all’Italia come i nomi dei gironi che rimandano ai colori della nostra bandiera. E’ un Pala Alpitour “nel blu dipinto di blu” (il colore della Finals) ad accogliere per la prima volta i protagonisti dell’evento conclusivo del tour

Sascha Zverev lo definisce la “la superstar” del torneo. Di certo Berrettini non è più una sorpresa come accadde nel 2019 a Londra, bensì una solida certezza fra i top ten. “Significa molto per me essere a Torino - dice - perché parliamo di uno degli eventi più prestigiosi dell’anno. Sono felice di essere qui, per la seconda volta alle Nitto ATP Finals. Sento la pressione sì, ma è pressione positiva. Non vedo l'ora di scendere in campo, anche se dall'altra parte troverò i migliori del mondo. Ma del resto io sono uno di loro... Sarà speciale, l'Italia meritava questo evento, e l'organizzazione è perfetta”.

PRONTI, PARTENZA, VIA E…ACCIDENTI!
Nel day 1, riservato al “Gruppo Rosso”, Medvedev (n.2 della Race) ci mette un set ad abituarsi alla (estrema) velocità del campo ma quando ci riesce, in primis con la risposta, per Hurkacz (n.7) non c’è molto da fare: il russo, che non perde mai il servizio, firma il 55esimo successo del 2021.

Berrettini (n.6) parte molto bene contro Zverev (n.3), campione dell’edizione del 2018: perde al tie-break un primo set giocato alla pari (nel dodicesimo gioco con “Sascha” al servizio l’azzurro ha anche mancato due set-point), poi nel secondo gioco del secondo set avverte una fitta al costato, purtroppo a lui nota.

Con Matteo quasi in lacrime entra il trainer che massaggia la parte dolente: il romano prova a ricominciare ma riesce a giocare solo un altro punto prima di ritirarsi piangendo sul 76 1-0 per il tedesco che lo abbraccia sinceramente dispiaciuto.

"Ho sentito dolore nella stessa zona dello stiramento in Australia - dirà in conferenza stampa -, anche se non è stata una fitta simile. Certo ora non posso dire nulla sull’entità dell’infortunio. Di sicuro, è il giorno peggiore che abbia mai vissuto su un campo da tennis. Entrare in campo in questa atmosfera magica è stata una delle sensazioni più belle della mia vita, per questo ora è tanto difficile accettare quello che è accaduto. Volevo divertirmi in campo, è quello che ci eravamo detti col mio team, e al di là del risultato stavo tenendo fede a questo impegno".

Il momento dell'infortunio di Matteo Berrettini (foto Sposito)

"Sascha" Zverev rincuora uno sfortunato Matteo Berrettini (foto Getty Images)

Tutta la grinta di Jannik Sinner (foto Sposito)

ESCE MATTEO, ENTRA JANNIK
In attesa di sapere se Berrettini potrà o meno proseguire il suo cammino, il torneo va avanti. Nel day 2, riservato al “Gruppo Verde”, Rublev (n.5) regola in due set uno spento Tsitsipas (n.4), sofferente per un problema a gomito, mentre Djokovic (n.1) - che riceve il trofeo per la sua settima stagione da n.1 del mondo (record assoluto, che prima condivideva, a quota 6, con Sampras) - fatica solo un set contro Ruud (n.8).

Nel day 3 Medvedev e Zverev danno vita alla partita fin lì più bella del torneo: la vince Daniil 63 67(3) 76(6) che mette a segno anche l’unico break (nel secondo game del primo set). Il russo festeggia la settima vittoria consecutiva alle Nitto ATP Finals e si garantisce anche - grazie al ritiro di Berrettini - la qualificazione per le semifinali.

E sì, perché Matteo non ce la fa. Nel pomeriggio arriva la conferma: fuori gioco il romano entra la prima riserva, Sinner (n.9). E l’altoatesino si fa trovare più che pronto. Jannik si prende le luci della ribalta e stende l’amico Hurkacz con un doppio 6-2 “vendicando” la finale di Miami: l’altoatesino entra in campo senza alcun timore per il prestigioso palcoscenico, mostra tutto il suo talento e esalta il pubblico con giocate spettacolari. 

Vince e scrive “Matteo sei un idolo” sull’obiettivo della telecamera, e al microfono ribadisce “Questo torneo lo giochiamo per Matteo”. Intanto il successo sul polacco gli garantisce il ritorno in top ten.

SI RITIRA ANCHE TSITSIPAS
Le Finals perdono i pezzi e dopo quello di Berrettini nel day 4 arriva anche il forfait di Tsitsipas per l’infiammazione al gomito che lo affligge già da qualche settimana (di lì a qualche giorno il greco si opererà). Al suo posto entra il britannico Cameron Norrie (n.11) che per un set mette anche paura a Ruud. Ma solo per un set. Nell’altra sfida Nole blinda invece il passaggio in semifinale lasciando solo cinque giochi a Rublev. Nel day 5 una programmazione un po’ strana finisce col rendere irrilevante il match serale: nel pomeriggio infatti Zverev batte Hurkacz (in predicato di ritiro fino all’ultimo, con il russo Karatsev, n.13, convocato in tutta fretta a Torino) e si assicura il secondo posto utile nel “Gruppo Rosso” per l’accesso alle semifinali alle spalle di Medvedev.

Sinner e lo stesso Medvedev giocano dunque solo per lo spettacolo, ma che partita! Dopo il “bagel” iniziale confezionato da Daniil, i due danno vita ad una partita bellissima dal punto di vista tecnico e delle emozioni, vinta dal russo per 60 67(5) 76(8), dopo quasi due ore e mezza di battaglia. Incredibile la rimonta di Jannik, capace di alzare il livello agganciando il suo avversario costringendolo al tiebreak decisivo: Sinner sul 6-5 arriva al match-point ma Daniil rischia sparando una seconda a 201 km/h e trovando però la riga, se ne procura anche un secondo sull’8-7 ma alla fine è Medvedev ad imporsi per 10 punti a 8.

L’ANNATA FANTASMAGORICA DI CASPER
Stagione record per Ruud che nel day 6, l’ultimo della fase a gironi, batte finalmente - per la prima volta in cinque confronti - Rublev grazie ad una prestazione eccellente e un tennis molto offensivo: 26 75 76(5) lo score. Il premio è un posto in semifinale alle Nitto ATP Finals, con l’”onore” di sfidare Medvedev. Da parte sua Djokovic, in un'altra partita senza significato, concede appena tre giochi a Norrie e si prepara mentalmente ad affrontare Zverev.

Alexander Zverev vince per la seconda volta le Nitto ATP Finals (foto Getty Images)

ZVEREV “MAESTRO” BIS
In semifinale Medvedev batte facilmente un Ruud probabilmente già appagato (64 62) mentre Zverev supera con una gran battaglia - finita 76(4) 46 63 - Djokovic, sconfitto per la quinta volta di fila (ora il bilancio dei confronti diretti vede il tedesco avanti 6-5). Sascha batte Nole proprio con le armi di…Nole! Servizio, difesa e resistenza proiettano il campione olimpico nella sua seconda finale in carriera alle Nitto ATP Finals.

In finale Zverev batte Medvedev 64 64 e ritorna “Maestro” (lo era già stato nel 2018). Il 24enne di Amburgo firma un break per set e chiude con un ace, senza dare mai la sensazione di poter perdere. Con questa versione di Sascha, che in campo vola, non si può giocare: Medvedev prova ad aspettare che la tempesta passi ma non succede. In tribuna c’è tutta la famiglia Zverev (il fratello Mischa, il nipotino di tre anni, la mamma, i cani) ma manca il padre: "Spero che possa tornare presto con noi nel tour", dice il tedesco durante la premiazione. "Qui si è superato persino il successo di Londra. Vincere con questo pubblico è speciale", aggiunge.

Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert con il trofeo del doppio (foto Sposito)

IL TROFEO DI DOPPIO PARLA FRANCESE
“Grazie Torino!”, scrive Pierre-Hugues Herbert con il pennarello rosso sull’obiettivo della telecamera. Insieme all’amico Nicolas Mahut ha appena conquistato il secondo titolo di specialità alle Nitto ATP Finals dopo il successo a Londra nel 2019. In finale i francesi superano 64 76(0) la coppia anglo-statunitense Joe Salisbury/Rajeev Ram, vendicando così anche la sconfitta rimediata nel round robin del “Gruppo Rosso” quando avevano mancato due match-point nel tie-break decisivo.

Herbert/Mahut sono la prima coppia capace di raggiungere tre finali in quattro anni dopo gli indiani Bhupathi e Paes, e sono l’ottava, la prima tutta “bleu”, a vincere più edizioni del torneo.

NIENTE MELBOURNE PER FEDERER
“King Roger”, sceso al n.16 del ranking, in un’intervista al quotidiano svizzero Le Matin ufficializza il forfait nel primo Slam della stagione ed anticipa i piani per il 2022: “Devo essere paziente e prudente e dare al mio ginocchio il tempo di ristabilirsi. Potrò riprendere a correre a gennaio e ad allenarmi in campo a marzo-aprile, probabile primo match ufficiale in estate”, dice il 40enne fuoriclasse di Basilea che non gioca un match ufficiale dai quarti di Wimbledon (sconfitto da Hurkacz in tre set con “bagel” finale).

Roger Federer

Lo sconforto di Matteo Berrettini (foto Sposito)

BERRETTINI SALTA LA DAVIS
Era nell’aria dopo il ritiro alle Nitto ATP Final, ora è ufficiale: Matteo Berrettini salta anche la Davis. L’Italia perde dunque il suo numero uno in vista delle Finals che stanno per scattare a Madrid, Innsbruck e Torino. Al suo posto il neo capitano Filippo Volandri convoca Simone Bolelli, che offre un’opzione in più per il doppio, potenzialmente decisivo nel nuovo formato della gara.

Il romano attende qualche giorno per valutare l’entità dell’infortunio agli addominali, poi decide: “E’ l'ultima cosa che avrei voluto comunicare per concludere la miglior stagione della mia carriera - scrive Matteo in un lungo messaggio sui social -. È inutile dirvi quanto per me questi ultimi giorni siano stati dolorosi e deludenti, tra tutti gli scenari possibili questo sicuramente è quello più difficile da digerire. Mi fermo, ma solo per ripartire più forte e per regalare a me stesso e a tutti voi vittorie ed emozioni ancora più grandi”.

MELBOURNE NON E’ UN PAESE PER “NO VAX”
Tutti i giocatori che intendono partecipare agli Australian Open, in programma a Melbourne dal 17 al 30 gennaio 2022, devono essere vaccinati contro il Covid-19. Lo conferma il direttore del torneo Craig Tiley, aumentando la pressione sul numero uno del mondo e campione in carica Djokovic, che si è sempre rifiutato di rivelare se si è sottoposto o meno alla vaccinazione ed ha affermato che non avrebbe giocato se la decisione sul vaccino fosse stata applicata.

"Tutti sul posto, i fan, lo staff, gli sponsor e i giocatori, dovranno essere vaccinati per partecipare agli Australian Open 2022 - le parole di Tiley al lancio ufficiale del primo Slam stagionale -. Ci sono state molte speculazioni sulla posizione di Djokovic. Ha detto pubblicamente che si tratta di una questione privata. Ci piacerebbe avere Novak qui ma sa che deve essere vaccinato".

Davis Cup Finals, Italia-USA a Torino: la nazionale azzurra (foto Sposito)

SI LOTTA PER L’”INSALATIERA D’ARGENTO”
Le Davis Cup by Rakuten Finals 2021 scattano con una favorita d’obbligo, la Russia del campione degli US Open Daniil Medvedev. Il team che a gennaio ha vinto l’ATP Cup gioca a Madrid nel “Gruppo A” con Spagna (che in extremis deve rinunciare ad Alcaraz, positivo al Covid-19) ed Ecuador: alla “Caja Magica” di scena anche il “Gruppo B” (Canada, Kazakhstan, Svezia). A Innsbruck, dove si gioca a porte chiuse, ci sono il “Gruppo C” con Francia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca, ed il “Gruppo F” dove sono state sorteggiate Serbia (con Djokovic), Germania (senza Zverev) e Austria (senza Thiem). Infine al Pala AlpiTour di Torino si disputano i match del “Gruppo D” (Australia, Croazia, Ungheria) e del “Gruppo E”, quello dell’Italia opposta a Stati Uniti e Colombia.

“Creare un gruppo unito conta più di tutto - dice Filippo Volandri, al debutto come capitano azzurro -. Tutti si sono messi a disposizione della squadra…ho 5 leader e ognuno deve fare la sua parte”.  “E’ bellissimo vincere qui nella mia città”, è la dedica al “suo” pubblico di Sonego, all’esordio in maglia azzurra. “Giocare qui è davvero speciale ed è un grande onore”, le parole dell’altro debuttante, un Sinner un filino commosso. L’Italia supera 2-1 gli Stati Uniti: nel primo singolare, quello tra i numeri due dei rispettivi team, Lorenzo, n.27 ATP, sconfigge 63 76(4) Opelka, n.26 ATP, mentre nella sfida tra i numeri uno Jannik, n.10 ATP, liquida 62 60 Isner, n.24 ATP. Nel doppio parziale riscatto USA grazie a Rajeev Ram e Jack Sock che si impongono 76(5) 62 sugli azzurri Fognini e Musetti (esordiente).

Gli azzurri battono 2-1 anche la Colombia, chiudendo già dopo i singolari: Sonego, n.27 ATP, batte in rimonta 67(5) 64 62 Mejia, n.275 del ranking, mentre Sinner, n.10 ATP, si impone 75 60 Galan, n.111 del ranking. La Colombia si aggiudica il doppio ma Fognini e Sinner combattono fino all’ultimo prima di cedere 62 57 76(6) agli gli esperti Cabal/Farah, già numeri uno della specialità (attualmente sono n.10).

Davis Cup Finals: Fabio Fognini e Jannik Sinner (foto Sposito)

LA CROAZIA FERMA GLI AZZURRI
Il successo garantisce all’Italia il passaggio a quarti come prima del “Gruppo E” con la possibilità di giocarli ancora a Torino contro la Croazia, prima classificata del “Gruppo D”. 

Purtroppo però è il team slavo a staccare il pass per le semifinali superando 2-1 gli azzurri. Sonego, n.27 ATP, si fa sorprendere 76(2) 26 62 da Gojo, n.279 ATP, Sinner, n.10 ATP, batte in rimonta 36 76(4) 63 Cilic, n.30 ATP, ma nel doppio Fognini e Sinner cedono 63 64 a Mektic e Pavic, numeri uno del mondo di specialità. Per la Croazia è il terzo successo in quattro sfide con l’Italia.

Una partita giocata anche per il Doc Parra, in memoria di una persona che ha dato tanto alla Nazionale. Orgoglioso del gruppo capitan Volandri: "Non siamo stati fortunati ma abbiamo dato tutto. Abbiamo messo il primo mattoncino di un percorso che si farà sempre più importante nei prossimi anni".

Nelle altre sfide dei quarti la Russia archivia velocemente la pratica Svezia (2-0), la Germania rimonta la Gran Bretagna che pure aveva iniziato bene con il netto successo di Evans su Gojowczyk: stesso discorso per la Serbia che supera il Kazakhstan, nonostante un Kukushkin eroico nel primo singolare (4 match-point annullati e tre ore e 18 minuti di lotta per domare Kekmanovic), grazie ad un Djokovic superlativo sia in singolare che in doppio.

IN “SEMI” RUSSIA PROMOSSA, SERBIA BOCCIATA
La Croazia è la prima finalista grazie al 2-1 rifilato alla Serbia. Il “solito” Gojo, n.279 ATP, dopo aver battuto Popyrin e Sonego, sconfigge 46 63 62 anche Lajovic, n.33 ATP, il numero uno del mondo Djokovic rimette le cose a posto battendo 64 62 Cilic, n.30 ATP, ma nel doppio Mektic e Pavic si confermano i dominatori della specialità superando 75 61 Djokovic e Krajinoivic.

Più comodo il successo della Russia sulla Germania, messo al sicuro già dopo i singolari grazie a Rublev, n.5 ATP, che batte 64 60 Koepfer, n.54 ATP, e a Medvedev, n.2 ATP, che si impone 64 64 su Struff, n.51 ATP. Punto della bandiera tedesco firmato da Krawietz/Puez (46 63 64 a Karatsev/Khachanov). Dopo la vittoria in semifinale, Shamil Tarpischev riceve in campo una torta per aver raggiunto le 100 partite da capitano.

Mate Pavic e Nikola Mektic esultano (foto Sposito)

La Russia vincitrice della Coppa Davis 2021 (foto Sposito)

RUSSIA REGINA DI DAVIS
Senza inno e senza bandiera (a causa dei noti problemi legati al doping) la Russian Tennis Federation festeggia la terza Coppa della sua storia dopo quelle del 2002 e del 2006: Medvedev, Rublev, Karatsev e Khachanov, insieme al capitano Tarpischev, alzano il trofeo mentre risuona il concerto per pianoforte e orchestra N.1 di Tchaikovsky.

Rublev, n.5 ATP, supera 64 76(5) Gojo, n.279 ATP: Medvedev, n.2 ATP, completa l’opera battendo 76(7) 62 Cilic, n.30 ATP. La Russia trionfa per la prima volta dal 2006 e centra l’accoppiata Davis e Billie Jean King Cup, che mancava dal 2012 (Repubblica Ceca nel 2012). Un team con quattro top 30 dove “il peggiore”, Khachanov, sarebbe stato il primo singolarista di 12 delle 18 nazioni presenti.

“Siamo un team in grado di fare grandi cose”, commenta Medvedev, che ha un avversario ulteriore nel pubblico di Madrid che non gradisce alcune sue esternazioni, ruggini nate dalla vittoria sulla Spagna nel girone di qualificazione. “Penso sempre che è meglio quando la gente fa il tifo per te, ma se non lo fa non ci sono problemi: a quel punto provo a battere sia l’avversario che il pubblico. Ciò che faccio non è costruito, è frutto delle emozioni, dell’adrenalina: in campo sono più ‘vero’ che nella vita. Pensate a quando vengo in conferenza stampa: mi fate una domanda, io ho tempo di ragionare, di pensare e di rispondere valutando pro e contro. In campo no, lascio che siano le emozioni a rappresentare ciò che sono. A volte faccio cose di cui mi pento, altre volte no. Ciò che garantisco è che sono genuinamente io. E questo credo che la gente lo apprezzi”.


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