

A Cluj-Napoca dopo sei anni di digiuno Petkovic torna al successo: Bouchard invece diventa commentatrice tv per il torneo ATP di Washington. Collins firma la doppietta back-to-back a San Jose. Giorgi inarrestabile in Canada: Barty senza rivali in Ohio. Osaka non riesce a vincere nemmeno per beneficenza. Svitolina torna al successo a Chicago mentre Cleveland è di Kontaveit. Serena fa la “fashion stylist” e per il problema al ginocchio salta gli Us Open: anche Kenin rinuncia, ma perché è positiva al Covid-19
di Tiziana Tricarico | 27 dicembre 2021
Esordio amaro per Martina Trevisan nel “Winners Open 2021”, nuovo torneo WTA 250 (montepremi 235.238 dollari) sulla terra rossa di Cluj-Napoca, in Romania. La 27enne mancina di Firenze, n.100 del ranking e quarta testa di serie, cdede con un periodico 64 alla ceca Krystina Pliskova, n.123 WTA, gemella della top-player Karolina, ex numero uno del mondo e recente finalista a Wimbledon.
Il tempo è un gambero, almeno per Andrea Petkovic. La tedesca, n.91 WTA e seconda testa di serie, conquista il suo settimo titolo in carriera, il primo dopo oltre sei anni (Anversa, febbraio 2015). In finale domina 61 61 Maya Sherif, n.119 del ranking, e prima tennista egiziana di sempre all’ultimo atto di un torneo del circuito maggiore. La terra battuta si conferma la superficie sulla quale la 33enne tedesca di origini bosniache (è nata a Tuzla) si esprime meglio: su questa superficie ha infatti conquistato cinque dei suoi sette trofei WTA e firmato la miglior prestazione in uno Slam, la semifinale al Roland Garros del 2014. Già finalista ad Amburgo a luglio, l’ex numero 9 del mondo ha vinto dodici delle ultime quattordici partite giocate.
“GENIE” ON AIR
Se sia l’inizio di una nuova carriera è ancora presto per dirlo, però in attesa di rientrare nel circuito Eugenie Bouchard comincia una nuova avventura, con il microfono al posto della racchetta. La 27enne di Montreal, che non disputa un match da marzo, sconfitta dalla cinese Zhu all’esordio a Monterrey (la settimana prima era arrivata in finale a Guadalajara), a maggio si è sottoposta ad un intervento chirurgico alla spalla destra ed è ancora alle prese con la riabilitazione. Così “Genie” ha accettato la proposta di Tennis Channel decidendo di “scendere in campo” con il canale monotematico nelle vesti di studio analyst per il torneo ATP di Washington.
“Sono davvero entusiasta di essere qui per qualche settimana, che sia a casa o in giro, ho sempre Tennis Channel sulla mia tv”, dice la finalista di Wimbledon 2014, attuale n.131 del ranking dopo essere arrivata fino al n.5 ad ottobre 2014. Già nella prima giornata davanti alle telecamere Bouchard ha lavorato nello studio con Paul Annacone e Jimmy Arias, e della squadra di opinionisti fanno parte anche Lindsay Davenport e Chanda Rubin.
DANIELLE CI HA PRESO GUSTO
Da Palermo a San José senza fermate: Danielle Collins improvvisamente si sblocca. La 27enne statunitense di St.Petersburg, Florida, ex stella universitaria NCAA, conquista i primi due titoli WTA in carriera back-to-back, lei che fino all’appuntamento in terra siciliana non ha mai raggiunto nemmeno una finale. Sul cemento californiano dello storico “Mubadala Silicon Valley Classic” (WTA 500 - montepremi 565.530 dollari), appuntamento che ha raggiunto le cinquanta edizioni in sedi diverse, Collins, n.36 WTA e settima testa di serie, si impone in finale per 63 67(10) 61 sulla russa Daria Kasatkina, n.31 del ranking e 4 del seeding, mai battuta nelle due sfide precedenti.
"Vincere un titolo era il mio obiettivo a inizio stagione, e ora ne ho vinti due di fila: non riesco a crederci - dice Collins, che grazie a questo successo rientra in top 30 -. Non è facile giocare contro un’avversaria che anticipa molto bene e che ti costringe a vincere il punto sei, sette, otto volte, perché colpi che sarebbero vincenti contro qualunque altra non lo sono contro Dasha. Dovevo continuamente aggredire e non perdere la pazienza, accettando anche gli inevitabili errori".
Un’estate di rinascita per Danielle, che due mesi prima del Roland Garros si è sottoposta a un’operazione per trattare l’endometriosi di cui ha scoperto di soffrire. Racconta che le hanno rimosso una cisti ovarica grande quanto una pallina da tennis che aveva comportato la dislocazione dell’utero, provocandole anche fortissimi dolori alla schiena, perché andava a premere sulla colonna vertebrale. In quei mesi duri, in cui non capiva l’origine dei dolori ricorrenti, tanti le dicevano che non sarebbe potuta tornare al top ma ora Collins ha imparato a vincere, e ci ha preso gusto.
SI RIVEDE (PER POCO) HALEP
A Montreal torna in campo Simona Halep che ha già trionfato due volte in Canada. La rumena è fuori dalla top ten per la prima volta dal 2014: dal 27 gennaio di sette anni fa allo scorso 8 agosto la 29enne di Costanza è rimasta sempre nell’élite mondiale, per un totale di 373 settimane consecutive, l’ottava striscia più lunga nella WTA. Meglio di lei solo Navratilova (un pazzesco 1.000 settimane di fila!), Evert (746), Graf (625), Sabatini (508), Shriver (458), Sánchez Vicario (429) e Mandlikova (421). Simona, due volte numero 1 del mondo a fine stagione (2017 e 2018), è scivolata al 13esimo posto del ranking dopo lo stop di tre mesi seguìto all’infortunio al polpaccio sinistro rimediato nel match di secondo turno (per lei l’esordio) contro Kerber agli Internazionali BNL d’Italia, costatole il forfait al Roland Garros, a Wimbledon e i Giochi di Tokyo.
Danielle Collins, però, non smette più di vincere: la statunitense, n.28 WTA, reduce dai suoi primi trofei in carriera conquistati a Palermo e San José, firma sul cemento canadese la dodicesima vittoria consecutiva battendo in rimonta Halep, n.13 del ranking e 6 del seeding, entrata in gara direttamente al secondo turno
A MONTREAL E’ UNA GIORGI DA URLO
Devastante con risposta e diritto, gioca su una nuvola per tutta la settimana Camila Giorgi. Con una determinazione e una sicurezza tali da spiazzare tutte le sue avversarie. La 29enne di Macerata, n.71 del ranking, mette in fila tutte avversarie molto più in alto in classifica - Mertens (n.16 WTA e nona testa di serie), Podoroska (n.38 WTA), Kvitova (n.12 WTA e settima favorita del seeding), Gauff (n.24 SWTA e quindicesima testa di serie) e Pegula (n.30 WTA), l’unica capace di strapparle un set - e centra la finale al “National Bank Open” (WTA 1000 - montepremi 1.835.490 dollari) sul cemento di Montreal (ad anni alterni con Toronto), in Canada. Diventando la quarta italiana di sempre in finale in un torneo di questo livello (Tier I secondo la vecchia dicitura) dopo Schiavone (Mosca 2005), Pennetta (Indian Wells 2014 dove poi vinse il titolo) ed Errani (Roma 2014).
Arriva l’”happy end”, e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande. La giusta conclusione per una settimana memorabile, forse l’inizio di una nuova, bellissima fase della carriera. La numero uno azzurra corona un fantastico sogno conquistando il trofeo, seconda italiana di sempre a vincere un torneo di questa categoria dopo Flavia Pennetta ad Indian Wells 2014. Una Camila “nuova” che ha preso il meglio della “vecchia” Giorgi: senza snaturare il suo tennis tutto votato all’attacco dimostra di poter applicare soluzioni tattiche differenti in base alla situazione di punteggio, cosa che in passato non sempre le riusciva.
Nella sfida per il titolo la marchigiana (n.71 WTA) - per la prima volta all’ultimo atto in un “1000” - batte 63 75, in un’ora e quaranta minuti di partita, la ceca Karolina Pliskova, n.6 del ranking e quarta testa di serie, sconfitta per la terza volta in questo 2021. A Montreal Giorgi, reduce dai quarti alle Olimpiadi di Tokyo, disputa davvero un torneo fantastico (a dirla tutta è dal “500” di Eastbourne a giugno che la marchigiana sta giocando benissimo: 16 vittorie su 20 partite) e il premio è un trofeo da “1000”, vinto per giunta lasciando per strada un set soltanto.
Per Giorgi, che non arrivava all’ultimo atto di un torneo dal WTA del Bronx del 2019, è il terzo trofeo della carriera, dopo s’-Hertogenbosch 2015 (erba) e Linz 2018 (veloce indoor), su nove finali disputate. Grazie ai punti incamerati Camila fa un bel balzo nella classifica WTA risalendo al n.34, nemmeno troppo lontano dal best ranking (n.26, datato 22 ottobre 2018).
Ashleigh Barty con il trofeo conquistato a Cincinnati (foto Getty Images)
CINCINNATI: BARTY SENZA RIVALI
strong>Tabellone stellare quello del “Western & Southern Open” (WTA 1000 - montepremi 1.835.490 dollari) sul cemento di Mason, un sobborgo di Cincinnati, in Ohio (combined con un ATP Masters 1000) con nove delle prime dieci giocatrici del ranking (unica assente la statunitense Sofia Kenin, n.4 WTA). A guidare il seeding è l’australiana Barty, numero uno del mondo, davanti alla giapponese Osaka, n.2 WTA, di nuovo in campo dopo la debacle dei Giochi di Tokyo, la bielorussa Sabalenka, n.3 WTA, l’ucraina Svitolina, n. 5 WTA, la ceca Pliskova, n.6 WTA, trionfatrice nel 2016, la polacca Swiatek, n. 7 WTA, la canadese Andreescu, n. 8 WTA, e la spagnola Muguruza, n.9 WTA, campionessa nel 2017. La campionessa in carica è la bielorussa Azarenka, n.15 WTA e 14esima testa di serie, a segno in un’edizione - quella del 2020 - giocata eccezionalmente sui campi di Flushing Meadows a New York a causa della pandemia ma vincitrice anche nel 2013.
Poca fortuna per le due azzurre in tabellone. Jasmine Paolini, n.101 del ranking, promossa dalle qualificazioni, cede 63 62 alla Veronika Kudermetova, n.32 WTA, in un match rinviato più volte a causa della pioggia. Camila Giorgi, risalita al n.34 del ranking dopo il trionfo nel “1000” di Montreal e in gara nel “Cincy Open” grazie allo “special exempt” (la possibilità per chi non ha la classifica di entrare direttamente nel tabellone principale se la settimana precedente, in un torneo della stessa tipologia, ha raggiunto almeno le semifinali), subisce la “vendetta” della statunitense Jessica Pegula, n.26 WTA, appena sconfitta nel penultimo atto in Canada, che si impone con un doppio 62. Evidentemente la numero uno azzurra non poteva non risentire di una settimana importante, bella e dispendiosa come quella vissuta a Montreal.
Un terremoto di magnitudo 7,2 colpisce Haiti: secondo la protezione civile locale le vittime accertate sono almeno 300. Osaka, figlia di madre giapponese e padre haitiano, decide di donare il montepremi che guadagnerà in Ohio: Naomi, n.2 del ranking e del seeding, però, si ferma già negli ottavi stoppata in tre set dalla svizzera Teichman, n.76 WTA.
Al rientro nel tour dopo la delusione a cinque cerchi, Barty passeggia in uno spot di tabellone dove nessuna delle favorite marca visita: dopo l’esordio vincente (direttamente al secondo turno) contro la britannica Watson (n.67 WTA), “Ash” supera la bielorussa Azarenka (n.13 WTA e 14esima testa di serie) e la ceca Krejcikova (n.10 Wta e nona testa di serie) perdendo appena otto game in due match. In semifinale la 25enne di Ispwich deve sudare un solo pochino di più per battere la tedesca Kerber (n.22 WTA), mentre la sfida per il titolo si rivela una pura formalità.
Dall’altra parte del tabellone si fa largo Jil Teichman, n.76 WTA, autentica rivelazione del torneo. La 24enne di origini spagnole - è nata a Barcellona - mette in fila Cirstea (n.38 WTA), la wild card Pera (n.82 WTA), Osaka (n.2 WTA) Bencic (n.12 WTA) e Pliskova (n.5 WTA), le ultime due senza perdere un set, approdando per la prima volta all’ultimo atto in un torneo di questa categoria.
La finale testimonia una volta di più che il 2021 di Ashleigh Barty è davvero stellare. L’australiana regina del tennis mondiale liquida 63 61 Teichman, conquista il suo quinto titolo stagionale (il tredicesimo in carriera) e diventa la prima giocatrice raggiungere i 40 successi nel circuito WTA quest’anno.
SVITOLINA TORNA AL SUCCESSO A CHICAGO
Buona la prima per Jasmine Paolini nel “Chicago Women’s Open” (WTA 250 - montepremi 235.238 dollari) sul cemento dell’Illinois, negli Stati Uniti, uno dei due appuntamenti del tour femminile che precedono gli US Open. La 25enne di Castelnuovo di Garfagnana, n.100 del ranking, supera in due set la giapponese Doi, n.95 WTA, prendendosi la rivincita per la sconfitta rimediata nelle qualificazioni di Linz nel 2019, ma poi lascia via libera alla francese Cornet, n. 68 WTA e nona testa di serie (assegnatale dopo il forfait a tabellone compilato di Camila Giorgi, numero 2 del seeding), che di strada ne fa tanta.
Conferma appieno il suo ruolo di prima testa di serie l’ucraina Elina Svitolina, n.6 del ranking, in gara con una wild card chiesta in extremis: la 26enne di Odessa, bronzo in singolare ai Giochi di Tokyo ma subito fuori sia a Montreal che a Cincinnati, nella sfida per il titolo batte 75 64 la francese Alize Cornet, n. 68 WTA, conquistando il 16esimo trofeo WTA in 19 finali disputate.
“Madame Monfils” (ha sposato Gael in luglio) ha perso solo contro “Aga” Radwanska a New Haven nel 2016, Kvitova a Zhuhai sempre nel 2016 e Barty alle WTA Finals di Shenzhen nel 2019. Elina non raggiungeva l’ultimo atto in un torneo nel tour dal successo a Strasburgo dello scorso settembre.
LA “CURA TURSUNOV” FUNZIONA…
Martina Trevisan esce di scena all’esordio nel “Tennis in the land”, nuovo torneo WTA 250 (montepremi 235.238 dollari) sul cemento di Cleveland, Ohio, negli Stati Uniti, uno dei due appuntamenti del tour femminile che precede gli US Open (l’altro è il WTA 250 di Chicago).
La 27enne mancina di Firenze, n.105 del ranking, cede in due set alla cinese Shuai Zhang, n.49 WTA, accreditata della nona testa di serie dopo la cancellazione a tabellone già compilato della britannica Konta, n. 36 del ranking e 4 del seeding, inizialmente sorteggiata contro l’azzurra.
Tra forfait assortiti - sono ben quattro le lucky loser in tabellone - a farsi largo confermando il suo ruolo di seconda testa di serie è l’estone Anett Kontaveit, n.28 WTA, che in finale si impone 76(6) 64 sulla rumena Irina-Camelia Begu, n.76 del ranking, protagonista all’esordio dell’eliminazione della russa Ekaterima Alexandrova, n.34 WTA e terza favorita del seeding.
Per la 25enne di Tallinn è il secondo titolo su nove finali giocate: aveva vinto il primo sull’erba di ‘s-Hertogenbosch nel 2017. Da qualche settimana Kontaveit lavora - ancora in prova - con il coach Dmitry Tursunov, a lungo coach della bielorussa Aryna Sabalenka.
LA COLLEZIONE DI SERENA
Sono 10 gli aspiranti designer che hanno collaborato sotto la supervisione di Nike alla creazione della SWDC (acronimo di Serena Williams Design Crew), la nuova collezione completamente ispirata a Serena Williams, costretta a rinunciare agli Us Open per un problema al ginocchio. L’ex numero uno del mondo ha partecipato direttamente tra riunioni e conference call alla realizzazione della linea, definita da colori sgargianti, richiami alla vita della campionessa, sneakers e tanto altro.
Il progetto, iniziato nel 2019, è stato voluto da Nike e Serena con l’obiettivo di istituire una sorta di borsa di studio (meglio: programma di apprendistato) per coinvolgere giovani promesse della moda e del design nella creazione di una linea griffata - e totalmente ispirata - dalla fuoriclasse statunitense. Con la sua supervisione diretta, oltre che di quella di team di esperti del brand americano. “Credo che siano riusciti a comunicare la mia estetica proprio bene attraverso le linee, i pattern e perfino attraverso i colori”.
NIENTE US OPEN PER KENIN
Nel tabellone rosa di New York mancheranno tre giocatrici attesissime dal pubblico di casa. Dopo Serena e Venus Williams, infatti, annuncia il forfait anche la numero 5 del mondo Sofia Kenin, la statunitense meglio classificata nel ranking WTA. L’ex campionessa degli Australian Open rende noto di essere risultata positiva al Covid-19. In un post sui social la 22enne di origini moscovite rivela di essersi vaccinata ma di aver comunque contratto il virus: “Ho anche dei sintomi, anche se abbastanza lievi”, scrive.
DI SARRA “SFIORA” NEW YORK
Si infrange sull’ultimo ostacolo il sogno di Federica Di Sarra, all’esordio assoluto in uno Slam, di approdare al tabellone principale degli US Open, quarto e ultimo Slam del 2021, di scena sui campi in cemento di Flushing Meadows, a New York. La 31enne laziale di Fondi, n.237 del ranking, unica tra i 14 azzurri al via delle qualificazioni - 9 uomini e 5 donne - ad aver raggiunto il terzo e decisivo turno, nel match che assegna un posto nel main draw è sconfitta 63 60 dalla rumena Elena-Gabriela Ruse, n.108 WTA e settima testa di serie delle “quali”.
A PRAGA LE FINALS DI BJK CUP
E’ la Repubblica Ceca a ospitare le finali della Billie Jean King Cup by BNP Paribas 2021: l'evento è in programma dal 1°al 6 novembre alla “O2 Arena di Praga”, che prende il posto di Budapest, città scelta inizialmente per ospitare la prima edizione delle Finals nel 2020, due volte rinviate a causa della pandemia da Covid-19.
La “O2 Arena” è già stata sede di diversi incontri della nazionale ceca che ha vinto in casa le finali di Fed Cup nel 2012, 2014, 2015 e 2018, prima che la manifestazione cambiasse nome e format. Rispetto al tabellone delle Billie Jean King Cup by BNP Paribas Finals originario nel “Gruppo A”, con Francia e Russia, non c'è più l’Ungheria, in quanto padrona di casa, ma il Canada, il team con il più alto ranking nella manifestazione tra quelli che hanno superato i play-off ad aprile di quest'anno.
Non cambia la composizione degli altri gironi. Nel “Gruppo B” ci sono Australia, Bielorussia e Belgio; nel “Gruppo C” Stati Uniti, Spagna e Slovacchia; nel “Gruppo D” Repubblica Ceca, Germania e Svizzera.
Il format è intuitivo: le nazionali si incontrano una volta sola nei gironi, le quattro prime classificate accedono alle semifinali. Le due finaliste sono automaticamente ammesse alle Finals del 2022, le altre dieci si sfideranno nei preliminari con le vincenti dei play-off dello scorso aprile.
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