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Berrettini ha vinto il settimo titolo in carriera, il quarto sull'erba. E' il primo nell'era Open a trionfare al Queen's nelle prime due partecipazioni nel torneo. Qui ha vinto le prime 10 partite giocate
di Alessandro Mastroluca | 19 giugno 2022
Dopo la semifinale vinta contro Botic Van de Zandschulp, Matteo Berrettini ha ricevuto un messaggio. Era suo padre, che gli chiedeva se dovesse partire o meno per Londra per la finale. "Certo che devi venire - gli ha risposto -, comunque vada, sarà un bel ricordo". E' andata ancora meglio di quanto la risposta, a metà fra l'attesa e la scaramanzia, lasciasse intendere. Matteo Berrettini, imbattuto dopo l'intervento alla mano, è diventato il primo giocatore nell'era Open a trionfare al Queen's nelle sue prime due partecipazioni nello storico torneo sull'erba che anticipa Wimbledon.
Nel club ultra-centenario intitolato alla regina Vittoria, ha vinto dieci partite su dieci. Un andamento da re per il miglior azzurro di sempre sull'erba, che su questa superficie ha vinto quattro dei suoi sette titoli in carriera. Con il 75 64 su Filip Krajinovic, che non aveva mai passato un turno in un torneo ATP sull'erba prima di questa settimana, Berrettini ha mantenuto la sua imbattibilità su questa superficie nel 2022. Capace di vincere 20 dei 22 set giocati al Queen's, e 20 partite su 21 su questa superficie tra 2021 e 2022, Berrettini ha vinto tre degli ultimi quattro tornei disputati sull'erba. Il quarto si è concluso con la storica finale di Wimbledon, la prima di sempre per un italiano, persa contro Novak Djokovic.
Terzo italiano più vincente nell'era Open, davanti a lui solo Fabio Fognini (9) e Adriano Panatta (10), Berrettini è solo l'ottavo giocatore capace di imporsi al Queen's per due anni di fila. Tutti gli altri sette sono arrivati, in momenti diversi della loro carriera, al numero 1 del mondo: John McEnroe (che qui ha trionfato dal 1979 al 1981), Jimmy Connors (1982-83), Boris Becker (1987-88), Ivan Lendl (1989-90), Lleyton Hewitt (2000-02), Andy Roddick (2003-05) e Andy Murray (2015-16).
Un gruppo in cui Berrettini non sta certo come l'intruso da scovare in un gioco da rivista di enigmistica. Ci sta con pieno merito, per rendimento e percentuale di vittorie sull'erba, benché il dato sia influenzato dal numero ridotto di match che ha disputato sui prati. Uno scenario nel quale, peraltro, all'inizio nemmeno si trovava bene. E invece adesso si rammarica perché questa parte di stagione dura solo cinque settimane all'anno.
Il secondo trionfo consecutivo al Queen's, il secondo nelle ultime due settimane, gli lascia un sorriso d'orgoglio e un grosso rimpianto. L'orgoglio si spiega con il livello di gioco espresso tra Stoccarda e Londra dopo oltre ottanta giorni di stop per l'operazione alla mano a Barcellona.
"Tornare dopo un infortunio, rientrare e vincere questo torneo, uno dei pi prestigiosi, per la seconda volta di fila è una grandissima emozione - ha detto durante la cerimonia di premiazione -. Il ringraziamento principale va al mio team e alla mia famiglia che mi sono stati tanto vicini". Il rimpianto è per i 90 punti che comunque perderà nonostante abbia difeso il titolo al Queen's. Sono quelli che ancora gli rimangono per la semifinale di Halle del 2019, uno degli ultimi effetti del sistema di protezioni messo in piedi dopo il lockdown. A questi si aggiungono i 1200 di Wimbledon dell'anno scorso che ne fanno, insieme a Djokovic, uno dei giocatori più colpiti dalla decisione dell'ATP di non assegnare punti ai Championships quest'anno e insieme di cancellare quelli dell'anno scorso.
Al suo team, guidato da Vincenzo Santopadre che qualche giorno fa con evidente autoironia ha pubblicato sui suoi social un selfie con una bottiglietta di acqua santa, Matteo aveva confessato qualche perplessità al rientro in campo.
"Sono arrivato a Stoccarda e non mi sentivo benissimo. Ho detto loro: sarà dura. Ma noi italiani siamo soliti lamentarci sempre. Ora chiaramente non posso farlo" ha scherzato.
Ora si prenderà due giorni di riposo, o forse anche tre dice con un sorriso rivolto verso il padre e Santopadre. "Questo per me non è un torneo di preparazione per Wimbledon, sono venuto qui per vincere". E ha compiuto la sua missione, con la sicurezza che trasuda ad ogni colpo. Quella di chi non si sente fuori posto, di chi resta normale pur compiendo imprese eccezionali.
Può sorridere, comunque, anche Krajinovic che è virtualmente numero 31 del mondo secondo le proiezioni live dell'ATP e dunque, considerata anche l'assenza di russi e bielorussi, potrà giocare Wimbledon da testa di serie. Una prospettiva quasi incredibile per un giocatore che solo a trent'anni ha vinto le prime partite ATP sull'erba. Anche questo è il bello del tennis.
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