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Torna la scuola dei raccattapalle, tra Milano e Torino

Raccogliere le palline e redistribuirle ai giocatori nel minor tempo possibile, senza creare disturbo, può sembrare una pratica banale. Ma non lo è. Ecco perché cinque anni fa è nata la Ball Person Academy Intesa Sanpaolo, una vera e propria scuola che insegna ai ragazzi un ruolo fondamentale da svolgere alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals e alle Nitto ATP Finals

27 ottobre 2022

Si può pensare che sia una cosa banale ma la realtà è ben diversa. Anche per imparare a “raccattare” le palle in modo corretto serve una disciplina precisa e, come tale, va insegnata. Se un torneo fila via liscio, se i giocatori dimostrano apprezzamento per l’organizzazione, il merito è anche loro, di quei ragazzi che stanno sempre con gli occhi fissi sulla pallina gialla e scattano come fionde nel momento stesso in cui si conclude lo scambio.

Per questo, da ormai cinque anni, presso lo storico Tc Milano Alberto Bonacossa, viene organizzata la Ball Person Academy Intesa Sanpaolo, che ha il compito di preparare i ragazzi per le Next Gen Atp Finals che andranno in scena a Milano all’Allianz Cloud (l’ex storico Palalido) dall’8 al 12 novembre. Lo stesso che accade anche a Torino - allo Stampa Sporting - per le Nitto ATP Finals. 

Quest’anno, a Milano, la sorpresa è stata l’alta affluenza dei ragazzi che hanno chiesto di partecipare alle selezioni: il doppio, a conti fatti, della scorsa edizione. Merito senza dubbio della crescita di un movimento sempre più popolare in Italia ma anche dei successi nelle scorse edizioni di campioni straordinari come Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. 

Ball person, torna la scuola

Sono quasi ottanta i partecipanti, e solo per 35/40 di loro alla fine ci sarà la soddisfazione di essere scelti per assistere i campioni durante le Finals degli Under 21. L’età per essere ammessi andava dai 12 ai 18 anni ma la stragrande maggioranza di loro hanno tra i 13 e i 14 anni. Ce ne parla il responsabile, Mauro Simoncini, 42enne maestro federale con un passato da ball boy sempre in prima linea, che sta seguendo il percorso dei ragazzi insieme a due storici collaboratori: Alessandro Starr e Pamela Galli.

“Il corso si struttura su due weekend – racconta Simoncini, che ricorda ancora con affetto quando ebbe l’onore di portare la borsa in campo a Monica Seles – quindi quattro giornate complete, sabato e domenica, in cui insegniamo ai ragazzi il mestiere. Quando si parla di un torneo del livello delle Next Gen Atp Finals, con tanto pubblico e soprattutto con l’occhio attento delle telecamere, la pressione è alta e non sono ammesse brutte figure”.

Si parte dallo studio della teoria – c’è tutta una serie di regole innovative che le Next Gen hanno portato con sé, dai set corti al no-ad, dalle pause più contenute allo shot clock, introdotto proprio a Milano prima che venisse portato in via definitiva nel Tour – per arrivare all'allenamento pratico: “Le lezioni vanno dal portamento della corsa – continua Simoncini – a come si lancia una palla rasoterra e dall’alto. Sappiamo che le nuove generazioni, molto tecnologiche, hanno però spesso problemi di coordinazione e si distraggono facilmente, per cui anche le cose che sembrano più banali in realtà per loro non lo sono”.

Alla fine della sessione si arriva a simulare qualche tie-break, e non di rado si fa in modo di ricreare le situazioni più complicate per far sì che i ragazzi siano preparati a ogni evenienza e che siano tranquilli quando bisognerà fare sul serio. “Lo scorso anno, per esempio, un giocatore come Alcaraz voleva sempre aver in mano prima di servire 4 palline per poi restituirne 2 negli angoli opposti; quindi almeno 4 delle 6 palline a disposizione dovevano sempre già essere dalla sua parte. I più smaliziati poi, quelli che sono magari già al terzo anno d’esperienza, conoscono i trucchetti più raffinati. Come quello, ad esempio, di avere a rete durante i frequentissimi tie-break del torneo, sempre una pallina in mano, perché il servizio cambia di punto in punto e, se la palla arriva subito, il giocatore non si irrita. Anche perché in un torneo come il Next Gen, gli arbitri sono molto severi sul tempo residuo a disposizione dei giocatori”.

Per chi sarà scelto, anche la grande gioia di vivere un’esperienza da ricordare: “I ragazzi - conclude Simoncini - hanno lo spogliatoio nel tunnel e quindi vedono i protagonisti scaldarsi o in palestra, giocatori che spesso sono stati a loro volta ball boys e che quindi hanno sempre una ‘carezza’ pronta per loro e, non di rado, regalano cappellini, polsini o magliette”. Un’ultima annotazione, come la scorsa edizione, anche quest’anno gli sponsor dell’Academy, Intesa San Paolo ed Ellesse, regaleranno una tuta e un completino non solo ai fortunati prescelti ma anche a chi ha semplicemente partecipato alle selezioni. Un bel gesto per un’esperienza che si ricorderanno a lungo.

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