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Eventi internazionali

Djokovic incerottato ma indomito: è in “semi” a Melbourne

Il n.1 del mondo e campione in carica agli Australian Open piega in 4 set Zverev e troverà il qualificato russo Karatsev, vincitore sul bulgaro Dimitrov, condizionato da un problema alla schiena: è il primo debuttante nei “best 4” di uno Slam nell’Era Open

di | 16 febbraio 2021

Aslan Karatsev

L'esultanza di Aslan Karatsev: la sua impresa resta negli annali (foto Getty Images)

Ha scelto i suoi primi due semifinalisti – quelli della parte alta del draw - il torneo maschile degli Australian Open. Ad uscire con il sorriso dal big match che ha chiuso il programma di giornata sulla Rod Laver Arena – ancora a porte chiuse, da giovedì tornerà il pubblico sugli spalti a Melbourne Park – è stato Novak Djokovic, che pur sofferente al fianco destro ha saputo prevalere in quattro set sul tedesco Alexander Zverev raggiungendo per la nona volta le semifinali in questo torneo (39esima negli Slam).

Nella sessione pomeridiana, invece, è proseguita la favola del qualificato russo Aslan Karatsev, il primo giocatore nell'Era Open a raggiungere le semifinali nel suo primo Slam disputato in carriera. Il 27enne di Mosca ha fatto sua in 4 set la sfida inedita con il bulgaro Grigor Dimitrov, condizionato a un certo punto da un problema alla schiena. Grazie al suo exploit, e allo stato di grazia degli altri moscoviti Daniil Medvedev e Andrey Rublev (il derby di mercoledì ne promuoverà uno tra i “best 4”), la Russia si sta regalando un’edizione memorabile. Per la terza volta nell'Era Open, infatti, ci sono due tennisti di quel Paese in semifinale in uno Slam: era già accaduto agli US Open 2001 (Kafelnikov e Safin) e US Open 2006 (Davydenko e Youzhny).

Il tipico rovescio in allungo scivolando di Novak Djokovic (foto Getty Images)

Alexander Zverev si difende con il rovescio (foto Getty Images)

(1) Novak Djokovic b. (6) Alexander Zverev 67(6) 62 64 76(6)

Due giorni dopo aver scritto una pagina di storia degli Slam, con la vittoria numero 300 in carriera, secondo giocatore all-time a riuscirci dopo Roger Federer, il numero uno del mondo e trionfatore delle ultime due edizioni Down Under ha superato un altro esame assai impegnativo contro il tedesco Alexander Zverev, numero 7 del ranking e sesto favorito del seeding. Djokovic è stato ancora una volta più forte del dolore per l’infortunio agli addominali - ha ammesso che in qualsiasi altro torneo si sarebbe ritirato per il problema fisico accusato al terzo turno – e l’ha spuntata con il punteggio di 67(6) 62 64 76(6) dopo tre ore e mezza di lotta, cogliendo la sesta affermazione in otto testa a testa confermando l’esito della sfida andata in scena in paio di settimane fa nell’ATP Cup, sempre su questi stessi campi. Non è riuscito dunque a “Sascha” di piazzare un altro colpo ad effetto dopo quelli in finale agli Internazionali d’Italia nel 2017 e in finale alle ATP Finals del 2018. Un successo che spalanca al 33enne di Belgrado le porte delle semifinali per la nona volta in 17 partecipazioni agli Australian Open (la 39esima complessiva negli Slam), eguagliando il padrone di casa John Bronwich al terzo posto della graduatoria all-time.

E’ partito a mille Zverev con l’outfit in versione “smanicata” (pure lui con un vistoso cerotto all’addome, nella zona di centro-sinistra): break nel gioco di apertura e nei suoi turni di battuta un ritmo di due ace a game (con variazioni di angolo, potenza e tagli). Nole, inizialmente propenso ad accorciare gli scambi, ha cancellato con un ace la palla del 4-1 “pesante”, rimanendo in scia al tedesco, che sul 5-3 30-40 si è procurato un primo set-point, annullato dal serbo con un rovescio lungo linea vincente. E dopo aver faticato non poco a far suo il nono game, Djokovic ha alzato il livello in risposta, strappando il servizio al rivale e riagganciandolo sul 5-5.

Al tie-break andamento a strappi con sostanziale equilibrio: il nono ace (223 km/h) ha portato “Sascha” al secondo set-point, cancellato dal n.1 del mondo con una gran prima, però Zvevev - con il fratello maggiore Mischa quasi in preghiera - è rimasto lucido e ha sfruttato la terza opportunità per incamerare (8 punti a 6) la frazione quasi allo scoccare di un’ora di gioco.

Novak Djokovic toglie uno dei cerotti sul fianco destro (foto Getty Images)

Il 23enne di Amburgo con sangue russo nelle vene, finalista nel settembre scorso a Flushing Meadows e dodici mesi fa in “semi” qui (la sua prima in ordine di tempo in un Major), ha però accusato un calo di tensione in avvio di seconda partita: un parziale di 10 punti a 1 ha consentito a Djokovic – più sciolto nei movimenti dopo essersi tolto uno dei due cerotti sul fianco, quello di maggiori dimensioni - di volare sul 3-0 con doppio break.

Un vantaggio che gli ha permesso di pareggiare rapidamente il conto dei set con due ace consecutivi.

In apertura di terza frazione passaggio a vuoto del 33enne di Belgrado - per la 12esima volta nei quarti in questo torneo, 48esima complessiva a livello Slam - che con un grave errore di diritto ha consegnato due palle break e con un doppio fallo ha completato la frittata (0-2).

Dopo aver sventato una opportunità di contro-break per il serbo (dalla rabbia schiantata la racchetta sul terreno) Zverev - ha colto domenica la sua 50esima vittoria negli Slam per approdare per la quinta volta nei quarti a livello Major – con un ace di seconda è salito 4-1. Ma nel settimo game con due doppi falli il tedesco ha regalato il contro-break (3-4) e il numero uno del mondo è tornato modalità muro di gomma, aggiudicandosi il set (parziale di 20 punti a 4 dall’1-4 0-30) con un urlo che ha scosso il silenzio della Rod Laver Arena.

Alexander Zverev esegue una volee nei pressi della rete (foto Getty Images)

Una situazione che si è ripetuta nel quarto set, quando Nole ha di nuovo perso la battuta nel secondo gioco (da 30-0) vedendosi cancellare due opportunità di immediato contro-break con altrettante potenti prime di servizio e ritrovandosi 3-0 sotto. Ma ancora una volta “Sascha”, dopo aver visto svanire tre palle per il 4-0, è stato preda dei suoi troppi pensieri e dubbi, smarrendo sicurezza alla battuta e incassando il break (2-3).

Sul 4-3 Zverev il numero uno del mondo ha salvato due pericolosissime palle-break, poi sul 5-4 15-30 servendo alla grande ha bloccato l’avversario a due punti dal set e sul 6-5 con il suo 22° ace ha spazzato via la palla set per il tedesco capace di risalire dal 40-0 per Nole.

Bei punti ma anche tensione nel “gioco decisivo”, con primo match point fallito dal serbo (rovescio in rete), bravo però a chiudere la contesa con il 23esimo ace (due in più del tedesco) di una partita di grande cuore, in cui ha messo a segno 48 vincenti contro i 45 di "Sascha" commettendo però ben 56 errori gratuiti (38 per il tedesco).
"Fino all'ultimo colpo, la partita è stata in bilico e poteva passare da una parte all'altra - ha riconosciuto Djokovic intervistato sul campo da Jim Courier -. Emotivamente sono esausto: è stato un match durissimo in cui ci siamo spinti al limite, complimenti anche a Sascha per come ha saputo esprimersi. All'inizio avevo bisogno di un po' di tempo per scaldarmi bene e saggiare le mie condizioni fisiche, per sentire che potevo fare certe rotazioni del busto. Ho servito molto bene, riuscendo anche a fare un paio di ace in più di lui, qualcosa di  miracoloso contro un servitore così bravo".
"Ci sono stati momenti di nervosismo, ma devo dire che quando ho rotto la mia racchetta nel terzo set mi sono di nuovo concentrato al meglio e la partita è girata", ha aggiunto con un sorriso Nole, atteso ora da un rivale poco conosciuto ai più come Aslan Karatsev. "Non l'avevo mai visto giocare prima degli Australian Open. È molto forte, si muove bene, ha un ottimo rovescio, serve bene, è motivato perché non ha niente da perdere", la fotografia che del russo scatta il numero uno del mondo, intenzionato come non mai ad alzare per la nona volta il trofeo a Melbourne (diventerebbe il secondo giocatore a vincere uno stesso Slam così tante volte dopo Rafa Nadal che ha trionfato in tredici occasioni al Roland Garros).

La volée di rovescio di Aslan Karatsev (foto Getty Images)

(q) Aslan Karatsev b. (18) Grigor Dimitrov 26 64 61 62

Non finisce di stupire Aslan Karatsev, numero 114 ATP, alla sua prima partecipazione al tabellone principale di uno Slam dopo aver superato le qualificazioni disputate in via eccezionale quest’anno a Doha. Dopo aver fatto parte del team russo che ha conquistato l’ATP Cup, venendo schierato in doppio, il 27enne di Mosca sta vivendo una splendida favola: con il successo in rimonta sul canadese Felix Auger-Aliassime, numero 19 del ranking e 20esima testa di serie, nel suo primo match al quinto set, il giocatore allenato da Yahor Yatsy era diventato il primo “rookie” a trovare posto tra i “best 8” di un Major 25 anni dopo il tedesco Alex Radulescu (Wimbledon 1996), ma la sua corsa è continuata fino alle semifinali, in assoluto il primo debuttante in uno Slam a riuscirci nell’Era Open.

Il bulgaro Grigor Dimitrov, numero 21 della classifica ATP e 18esimo favorito del seeding, dopo aver estromesso negli ottavi Dominic Thiem, numero 3 del mondo e del tabellone, vincitore degli ultimi US Open e dodici mesi fa finalista in questo torneo, sconfitto da Djokovic, non è stato in grado di eguagliare il suo miglior risultato in questo Major, dove è giunto in semifinale nel 2017, cedendo solo al quinto set a Rafael Nadal.

Dopo aver incamerato agevolmente il primo set (62), con un parziale di sei giochi di fila dal 2-1 per l’avversario, il 29enne di Haskovo, tornato a livelli eccelsi sotto la guida di Dante Bottini, coach argentino che in precedenza ha lavorato con Kei Nishikori, ha mancato ben sei palle break all'inizio della seconda frazione (quattro nel secondo gioco e due nel quarto), per poi cedere la battuta sul 4-4 dopo aver sciupato una chance del 5-4 in suo favore.

Karatsev ha così pareggiato i conti (64) e poi, complice il dolore alla schiena che ha visibilmente limitato l’avversario - per la quarta volta a Melbourne – nel servizio e negli spostamenti, ha piazzato il sorpasso (61). Neppure un medical time-out, con uscita dal campo per il trattamento nella parte bassa del dorso, è servito a Dimitrov per ritrovare un minimo di efficienza atletica: Grigor, ormai sconsolato, nel quarto gioco (tre errori di diritto) ha incassato il break che è in pratica coinciso con la resa definitiva, giunta dopo due ore e mezza di gioco.

Grigor Dimitrov "trattato" alla schiena dal fisioterapista(foto Getty Images)

Il saluto a fine match tra Grigor Dimitrov e Aslan Karatsev (foto Getty Images)

"E’ una sensazione incredibile, al mio primo Slam essere in semifinale", le prime parole a caldo del russo, che prima dell’appuntamento australiano aveva vinto appena 3 match nel circuito maggior in carriera.
"L’inizio della partita è stato molto complicato, ero troppo nervoso e il gran caldo mi infastidiva. Poi però mi sono ripreso nel secondo set e nel terzo Dimitrov ha accusato il fastidio alla schiena. Sinceramente non sapevo che avesse questo problema", ha aggiunto Karatsev, diventato il quinto qualificato a raggiungere il penultimo atto di uno Slam nell’Era Open, appena il secondo Down Under dopo l'australiano Bob Giltinan nel 1977.
Un exploit che gli consentirà un balzo di oltre settanta posizioni nel ranking mondiale, arrivando vicinissimo alla Top 40 (ora è virtualmente numero 42 ATP).  

Aslan Karatsev intervistato a fine partita (foto Getty Images)

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