Il campione spagnolo stacca il pass per il 3° turno dominando l’americano Mmoh e mostrando progressi sul piano fisico, i due russi regolano in 3 set lo spagnolo Carballes Baena e il brasiliano Monteiro. Kokkinakis mette alle corde Tsitsipas, che s’impone dopo 4 ore e mezzo
di Gianluca Strocchi | 11 febbraio 2021
Si è completato l’allineamento al terzo turno maschile degli Australian Open, senza che gli incontri della parte bassa del tabellone regalassero particolari sorprese. Il primo tra i giocatori più attesi impegnati nel Day 4 a svolgere con successo il proprio compito è stato il russo Andrey Rublev, poi è stata la volta del greco Stefanos Tsitsipas, che ha saputo far sua di misura una sfida dagli alti contenuti emotivi e spettacolari con l’aussie Thanasi Kokkinakis, una sorta di “derby” considerando le origini elleniche del 24enne di Adelaide, arrivato assai vicino a regalarsi un momento di gloria come quello vissuto 24 ore prima dall’amico e compagno di doppio Nick Kyrgios, sugli spalti a tifare per lui.
Nella serata Down Under hanno sbrigato la pratica in modo abbastanza celere sia Daniil Medvedev che Rafael Nadal, apparso in progresso dal punto di vista fisico nel match che ha chiuso il cartellone sulla Rod Laver Arena, con un curioso fuori programma da parte di una spettatrice, probabilmente un po’ annebbiata dall’alcool.
(2) Rafael Nadal b. Michael Mmoh 61 64 62
Chiedeva prima di tutto risposte al suo corpo e, alla luce di quel che ha mostrato il campo, si può dire che siano state confortanti. Dopo il sospiro di sollievo tirato martedì all’esordio, Rafa Nadal ha compiuto un altro passo avanti, non solo nel tabellone ma anche nella condizione fisica: lo spagnolo numero 2 del mondo, cinque volte finalista a Melbourne Park (l’ultima nel 2019), dove ha trionfato nel 2009 facendo piangere Roger Federer dopo la sconfitta in cinque set, si è sbarazzato per 61 64 62, in un’ora e 47 minuti, del 23enne americano Michael Mmoh (nato a Riad, in Arabia Saudita), numero 177 ATP e promosso dalle qualificazioni, mai affrontato prima.
Rafa, che deve convivere con un problema muscolare alla parte bassa della schiena che lo ha costretto a fare da spettatore per l’intera ATP Cup la settimana scorsa, aveva detto chiaramente alla vigilia di aspettarsi miglioramenti giorno dopo giorno e in effetti il mancino di Manacor è parso più sciolto rispetto al debutto.
In una partita ampiamente gestita con padronanza, il maiorchino ha concesso una sola palla-break, confermandosi solido anche nel rovescio oltre che nel suo caratteristico diritto mancino e riuscendo a chiudere il discorso prima della mezzanotte australiana.
Più dell’avversario a infastidirlo è stata una spettatrice rumorosa, che con urla e gesti ha costretto a interrompere brevemente l’incontro prima di essere allontanata dalla security. "Non la conosco e, onestamente, non voglio conoscerla", ha commentato con un sorriso Nadal, che durante il fuori programma aveva chiesto, divertito, alla donna se avesse bevuto.
Al terzo turno l’iberico affronterà l'inglese Cameron Norrie, numero 69 ATP, che ha regolato il qualificato russo Roman Safiullin, numero 183 ATP, per 36 75 63 76(3). A 17 anni dalla sua prima volta Down Under - nell’edizione 2004, allora 17enne, raggiunse il terzo turno, fermato dal beniamino di casa Lleyton Hewitt per 76(2) 76(5) 62 – il campione spagnolo può in cuor suo ambire al record del 21esimo titolo Slam che lo farebbe entrare ancora di più nella storia di quanto già non lo sia.
(4) Daniil Medvedev b. Roberto Carballes Baena 62 75 61
Allungare a 16 la striscia di vittorie consecutive. E’ il regalo per i suoi 25 anni – la ricorrenza cade proprio oggi – che si è fatto il russo Daniil Medvedev, numero 4 della classifica mondiale e del seeding, superando per 62 75 61, in un’ora e tre quarti, lo spagnolo Roberto Carballes Baena, numero 99 ATP, nel loro primo incrocio nel Tour.
Alla luce dello stato di grazia del moscovita tanti lo ritengono in grado di giungere in fondo sui campi dove l’ultimo trionfo russo porta la firma di Marat Safin nel 2005. Resta solo da vedere se saprà mantenere questo rendimento per due settimane il moscovita – negli ottavi nelle ultime due edizioni di questo torneo – giunto a questo appuntamento in grande fiducia: dopo aver chiuso la stagione 2020 con i trofei nel “1000” di Parigi-Bercy e alle ultime ATP Finals a Londra, è stato praticamente ingiocabile in ATP Cup, conducendo insieme ad Andrey Rublev la Russia al trionfo e con il 64 62 rifilato a Matteo Berrettini in finale è arrivato a dieci successi di fila contro Top 10, con tanto di inchino ispirato al gesto con cui l'ex attaccante del Bayern Monaco Mario Gomez – suo calciatore preferito all’epoca – celebrava un gol. Intanto il grado di difficoltà si alzerà sabato, quando sarà opposto al serbo Filip Krajinovic, numero 33 ATP e 28esima testa di serie.
(7) Andrey Rublev b. Thiago Monteiro 64 64 76(8)
Il tennis russo ha comunque un’altra freccia al proprio arco, appunto Andrey Rublev, numero 8 del ranking e settima testa di serie. Il 23enne di Mosca ha concesso il bis vincente sulla John Cain Arena superando in tre set, per 64 64 76(8), in due ore e 8 minuti di gioco, il brasiliano Thiago Monteiro, numero 74 ATP (suo best ranking eguagliato) dopo la semifinale al ‘Great Ocean Road Open’.
Un match tutto sommato in controllo per il giocatore allenato da Fernando Vicente, l’unico capace di conquistare cinque titoli nel 2020, che però nella terza frazione ha dovuto fronteggiare tre set-point consecutivi sul 5-4 per il 26enne mancino di Fortaleza, che si era aggiudicato l’unico precedente, nelle qualificazioni del torneo di Monaco (terra battuta) nel 2019. Da allora però Rublev ha più convinzioni e consapevolezza del proprio tennis: con 5 punti di fila ha colto il 5-5 e poi al tie-break ha saputo recuperare dal 2 a 4 per imporsi 10 punti a 8 e guadagnare l’accesso al terzo turno. Dove si giocherà sabato un posto negli ottavi – raggiunti dodici mesi fa, suo miglior risultato fin qui in cinque partecipazioni – con il veterano spagnolo Feliciano Lopez, capace di sgambettare in rimonta Lorenzo Sonego negando al torinese la possibile rivincita della finale di Vienna.
Il russo nel suo percorso di crescita punta comunque a fare meglio, anche per tener fede alle previsioni (o desideri?) di chi prevede un quarto di finale-derby proprio con l’amico di vecchia data Medvedev (si conoscono dai tempi dei tornei under).
(5) Stefanos Tsitsipas b. Thanasi Kokkinakis 67(5) 64 61 67(5) 64
La Rod Laver Arena ha fatto da cornice a una sfida che presentava tanti motivi d’interesse e ha regalato emozioni e spettacolo. L’aussie Thanasi Kokkinakis, fin qui condizionato dai tanti infortuni, numero 267 del ranking (in gara con una wild card degli organizzatori), ha battagliato per 4 ore e mezza con Stefanos Tsitsipas, numero 6 del mondo e quinta testa di serie, costringendolo al quinto set anche se il 22enne ateniese non ha mai ceduto il servizio in tutta la partita.
Ha mostrato talento e tantissimo cuore il beniamino del pubblico, capace di annullare nel primo parziale due set-point sul 4-5 per poi far suo il “gioco decisivo” grazie a un doppio fallo del vincitore delle Next Gen ATP Finals 2018 a Milano e poi del Masters l’anno seguente. Il greco, che proprio a Melbourne Park ha vissuto alcuni dei momenti più emozionanti della sua giovane carriera (nel 2019 ha sorpreso Federer per poi giungere sino alle semifinali), non si è lasciato intimorire e ha continuato ad alta intensità, incamerando secondo e terzo set e procurandosi un match-point sul 5-4.
Kokkinakis, al secondo turno degli Australian Open per la prima volta in sei anni, però ha trovato risorse fisiche e mentali inaspettate per cancellarlo e poi aggiudicarsi il tie-break (il greco aveva recuperato dall’1 a 5 al 5 pari) con un passante lungolinea di rovescio per trascinare la contesa al quinto con il pubblico in delirio (4° set da 72% di prime messe in campo per Thanasi). Con l’adrenalina a mille in corpo il 24enne nato ad Adelaide ha piazzato otto ace nei primi tre turni di battuta nel set decisivo, riuscendo a tenere un terzo game interminabile (13 minuti) ma non è bastato per evitare lo “strappo” che ha permesso a Tsitsipas di spuntarla: 67(5) 64 61 67(5) 64 lo score di un incontro che resterà impresso nella mente – sancito dal caloroso abbraccio fra i due al termine -, in cui Stefanos ha totalizzato 78 vincenti contro i 58 del rivale (17 ace il greco e 23 il padrone di casa) e 46 errori gratuiti contro 62 di Kokkinakis, in grado di annullare 17 delle 22 palle break concesse.
Al di là del rimpianto per la sconfitta di misura, Thanasi è tornato ad apprezzare qualcosa che per troppo tempo gli era mancato godendosi l'opportunità di competere di nuovo nel Major di casa, ad alto livello. E ora che è tornato l’auspicio – espresso per primo da Tsitsipas nell’intervista sul campo – è che il fisico lo sorregga per rivederlo protagonista in futuro insieme agli altri campioni emergenti di questa generazione.
(21) Alex De Minaur b. Pablo Cuevas 63 63 75
Gli appassionati australiani possono comunque consolarsi con l’affermazione di Alex De Minaur, che sulla Margaret Court Arena ha rispettato il pronostico contro l’uruguaiano Pablo Cuevas, numero 72 ATP: 63 63 75 il punteggio, dopo quasi due ore di gioco, in favore del giovane nato a Sydney il 17 febbraio 1999, numero 23 della classifica mondiale e 21 del seeding, così da eguagliare il terzo turno ottenuto nel 2019 (stoppato da Nadal), suo miglior piazzamento fin qui nel cosiddetto “Happy Slam”.
Una parziale rivincita per ‘Demon’, dodici mesi fa costretto a fare da spettatore, alle prese con uno strappo ai muscoli addominali: sarà lui a contendere un posto negli ottavi all’azzurro Fabio Fognini.

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