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I problemi di Argentina e Germania, le grandi deluse del weekend di Davis

A settembre, mentre le più forti nazioni del mondo giocheranno nei 4 gironi delle Davis Cup Finals, Argentina e Germania dovranno combattere ai play-off. I sudamericani hanno qualche attenuante, mentre la sconfitta tedesca in casa contro la Svizzera ha messo a nudo i limiti di una nazionale troppo dipendente da Zverev

06 febbraio 2023

Regalare storie fa da sempre parte dell’essenza della Coppa Davis. Storie di imprese speciali, ma anche di delusioni, con nazionali dalla grande tradizione che capitolano contro avversarie sulla carta più deboli che gli scippano il posto nell’èlite. Nell’ultimo fine settimana è successo a due giganti come Germania e Argentina, beffate rispettivamente da una Svizzera in grande crescita e da una Finlandia mai così avanti nella propria storia.

Il tonfo più rumoroso è quello dei tedeschi: perché giocavano in casa sul veloce di Trier, perché si trovavano in vantaggio per 2-1 dopo il doppio e perché in campo per chiudere i conti c’era Alexander Zverev, che secondo il ranking ATP è numero 16 del mondo ma in termini di meriti – e se un lungo infortunio non gli avesse rovinato i piani – è un giocatore da top-5. Eppure, il numero uno tedesco è andato al tappeto contro il sorprendente Marc-Andrea Huesler, mancino che dopo varie stagioni nelle retrovie ha trovato a 26 anni la chiave per arrivare fino ai primi 50, e la Germania è naufragata insieme a lui, stordita nell’ultimo singolare dal solito turbo rovescio di Stan Wawrinka.

Il tre volte campione Slam non sarà più quello di un tempo, ma rimane troppo più esperto di Daniel Altmaier per perdere un match di Coppa Davis sul 2-2. Così, non ha fallito e ha trascinato alle Finals (per la prima volta) un team giovane che con Dominic Stricker e Leandro Riedi guarda al dopo Federer con più fiducia rispetto a qualche anno fa. Magari non vinceranno degli Slam, ma hanno tutto per regalarsi un’ottima carriera.

È stato fatto tanto lavoro negli ultimi anni per costruire questo team – ha detto Wawrinka –, e io sono stato felice di tornare a giocare in nazionale per dare il mio contributo. Sono di gran lunga il più anziano del team, eppure ci siamo aiutati tutti a vicenda, vivendo una grande settimana”.

Se la Svizzera si gode un traguardo importante, la vicina Germania piange una sconfitta che ha messo a nudo i limiti di un paese diventato Zverev-dipendente. Lo scorso anno, in particolare grazie a Jan-Lennard Struff e al doppio, avevano fatto un mezzo miracolo per entrare fra le prime otto senza Sascha, mentre stavolta non è bastata nemmeno la sua presenza, perché dopo il lungo stop non ha ancora ritrovato lo smalto dei giorni migliori e Huesler ne ha saputo approfittare riducendo al minimo gli scambi.

Oggi la Germania ha solamente tre giocatori nei primi 100, con Oscar Otte al numero 80 e Altmaier al numero 99. Inoltre, anche guardando un po’ più indietro è impossibile non notare una preoccupante carenza di giovani, come se negli ultimi anni l’intero sistema si fosse concentrato sul solo Zverev, perdendo per strada altre opportunità. La delusione della Davis è un campanello d’allarme da non sottovalutare.

L’Argentina, invece, si troverà costretta a mitigare le gioie del calcio con le delusioni della racchetta arrivate da Espoo, dove è bastato un Emil Ruusuvuori in grande spolvero per spedire ai play-off del World Group 1 una delle protagoniste degli ultimi anni di Davis, vincitrice nel 2016 di un titolo inseguito per anni e anni.

Capitan Guillermo Coria ha pagato carissima la collocazione (geografica e temporale) del duello, al gelo del nord Europa, sul veloce, a 13.000 chilometri e 5 ore di fuso orario dall’Argentina, proprio alla vigilia dell’inizio della Gira Sudamericana che scatta con i due tornei ATP 250 del paese, prima a Cordoba e poi a Buenos Aires. In virtù di quello, il numero uno dell’albiceleste Diego Schwartzman ha declinato l’invito, Sebastian Baez ha fatto lo stesso e pure Federico Coria (fratello del capitano) ha preferito prepararsi per i tornei di casa. Così, in Finlandia ci sono andati Francisco Cerundolo, Pedro Cachin e Facundo Bagnis (oltre ai doppisti Molteni e Gonzalez), con il primo che è stato l’unico in grado di vincere una partita, salvandosi al tie-break del terzo set contro Otto Virtanen ed evitando ai suoi una sconfitta ancora più severa.

In questo caso il k.o. è meno preoccupante rispetto a quello dei tedeschi, perché in casa dell’Argentina sarebbe probabilmente andata in maniera ben diversa, ma la delusione rimane. Emozione opposta, invece, in Finlandia, dove Ruusuvuori è stato lanciato portato in trionfo dai compagni come l’uomo simbolo del risultato più importante nella storia della sua nazione. Il team finnico, infatti, non era mai riuscito a raggiungere il World Group nemmeno negli anni di Jarkko Nieminen, l’ex numero 13 del mondo (e tre volte quarto finalista Slam) che oggi guida i suoi dalla panchina.

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