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Eventi internazionali

Il principino Andrey, l'"ammazza-italiani"

Nei quarti di Barcellona derby fra i potenti rossi del tennis: nella prima sfida Jannick s’è ritirato per una vescica, adesso Andrey sembra più stanco dopo 17 set consecutivi con lo scalpo di Rafa....Sinner allo specchio Rublev, chi ha più testa?

di | 22 aprile 2021

Un'espressione curiosa di Andrey Rublev (foto Getty Images)

“Tutti mi prendono per Rublev, ma io sono Jannik Sinner”. Alle ATP Next Gen Finals di Milano del 2018, dov’era presente solo come - felice - sparring partner, il predestinato del tennis italiano scherzava sulla somiglianza fisica con il già più noto russo, finalista fra i migliori 8 under 21 della stagione, quell’anno come quello prima, e poi esploso sul Tour dei grandi fino a salire all’attuale numero 7 del mondo grazie agli 8 titoli ATP (cinque solo l’anno scorso, uno nel 2021).

Alti tutti e due 1.88, per 75 chili, e quindi molto magri, con la carnagione bianchissima e una bella criniera di capelli rossi, tutti e due solidi picchiatori da fondocampo, anche se il russo è più forte di dritto e l’italiano di rovescio, si possono infatti scambiare facilmente.  

Attenzione, però, Andrey è nato il 20 ottobre 1997, quattro anni prima di Jannik, che è del 16 agosto 2001. E la loro storia è molto diversa: il moscovita ha avuto un ottimo percorso da junior, aggiudicandosi il trofeo Bonfiglio di Milano e il Roland Garros, quindi, da professionista, ha accusato un paio di stop per motivi fisici, caratteriali e di gestione delle emozioni, mentre l’altoatesino ha saltato l’attività junior, è sceso direttamente dagli sci - sport in cui eccelleva - ai campi da tennis dell’ATP Tour, e in due anni e un mese appena  - prima anche dei precocissimi Tsitsipas, Zverev e Djokovic, oltre che di Federer e Nadal -, ha fatto un balzo-record nella classifica mondiale: da over 500 è entrato per la prima volta lunedì fra i primi 20, al numero 19.

I due si sono fronteggiati una sola volta, l’anno scorso, nel secondo turno di Vienna, dove l’italiano arrivava provato dai quarti al Roland Garros e dalla semifinale di Colonia, con una dolorosa vescica sotto un piede che non gli aveva impedito di eliminare Ruud ma lo aveva costretto ad alzare bandiera bianca sull’1-2 del primo set contro il suo sosia.

Adesso sembra che sia Andrey ad essere un po’ con la lingua di fuori dopo i 17 set consecutivi e le 11 ore e 45 minuti che ha inanellato dal torneo di Montecarlo a quello di Barcellona, trittico durante il quale ha impresso a Rafa Nadal una delle sconfitte più schiaccianti di sempre sulla sua amatissima terra rossa, non ha mai reagito nella finale contro Tsitsipas, e quindi a Barcellona, nella città di adozione dove si allena all’Accademy di Galo Blanco e Fernando Vicente, ha sofferto per domare in tre set Ramos Vinolas.  

Il rovescio di Andrey Rublev (foto Getty Images)

Una curiosa espressione di Andrey Rublev (foto Getty Images)

Prima del confronto con l’ennesimo spagnolo, Rublev aveva domato nel secondo turno Federico Gaio per 6-4 6-3, l’ennesimo avversario italiano che supera quest’anno. In precedenza, infatti, in ordine cronologico, ha superato per 6-1 6-2 Fabio Fognini nella finale dell’ATP Cup d’inizio febbraio a Melbourne e quindi ha battuto Salvatore Caruso nel primo turno di Montecarlo per 6-3 6-2. Se pensiamo che l’anno scorso, Andrey ha sconfitto Lorenzo Musetti per 6-4 6-4 nel primo turno di Dubai, ancora Caruso per 6-0 6-4 6-0 nel terzo turno degli Us Open e poi anche Matteo Berrettini per 4-6 6-3 6-3 6-3 negli ottavi e, quindi, dopo l’infortunato Sinner, si era sbarazzato anche di Sonego per 6-4 6-4 in finale a Vienna, si può tranquillamente definire Rublev come terribile e pericolosissimo ammazza-italiani.

Sinner lo aspetta da quasi cinque mesi per la rivincita più intrigante, quella allo specchio contro un avversario che stessa altezza, stessa carnagione, stessi capelli fluenti rossi, stesse micidiali sberle da fondocampo, stessi risultati eclatanti, stessa personalità, stesso radioso futuro.

A Montecarlo, almeno contro Rafa, peraltro per la prima volta dopo tantissimi scivoloni, Rublev ha dimostrato anche di avere testa e di saper gestire la sua naturale irruenza, ma Jannik questo esercizio così delicato e spesso impossibile per tanti lo esegue di default, automaticamente, sempre, con quel computer che ha come cervello. Come ha dimostrato anche nel su e giù di nervi contro il coriaceo e inesauribile Bautista nelle difficili condizioni di Barcellona. Curioso: lo spagnolo è stato recentemente uno scoglio anche di Rublev, a Montecarlo, e ha strappato una set al rosso di Mosca, anzi gli ha strappato tre match su sei. Contro il rosso di San Candido non gli è mai riuscito, e ci ha perso tre volte su tre.


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