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Eventi internazionali

Nardi mette fine alla maledizione azzurra a Bergamo

Nel Challenger lombardo il Next Gen di Pesaro trova una vittoria per i colori azzurri che mancava dal 2020. Eliminati al primo turno invece Zeppieri e Cobolli, mentre va fuori anche il n. 1 del seeding Majchrzak

01 novembre 2022

Luca Nardi (foto Milesi)

985 giorni. Un'attesa eterna, parsa ancora più lunga perché in mezzo c'è stata una pandemia. È stato il tempo necessario affinché un italiano tornasse a vincere un match di tabellone principale al Trofeo Perrel Faip di Bergamo, presented by BPER Banca. A rompere l'incantesimo ci ha pensato il talento di Luca Nardi, che nell'ultimo match di martedì ha superato un avversario ostico come Tomas Machac, tenendo viva la speranza di raggiungere i top-100 ATP entro la fine anno.

Avrà bisogno di un risultato di rilievo, e chissà che non arrivi al PalaIntred. Quanto mostrato contro il giovane ceco fa ben sperare, anche se - va detto - Machac è stato un po' sprecone sul finire di entrambi i set. Ha servito sul 5-4 sia nel primo che nel secondo, e si è sempre fatto riprendere. Il match è terminato col punteggio di 7-5 7-6 e sarà ricordato per una serie di giocate - come si diceva un tempo - di pregevole fattura. Nardi possiede un tennis elegante, bellissimo da vedere, perché costruisce i punti con la tecnica e non con la potenza. Sa trovare gli angoli con entrambi i fondamentali ed esprime una naturalezza impressionante.

È impossibile non restare affascinati dal suo tennis, mentre Machac è un giocatore più costruito ma molto potente. In particolare, fa ottime cose con il rovescio, un colpo a cui chiede tantissimo. Forse troppo. Machac recrimina per un clamoroso errore (un dritto da metà campo) sulla palla break che ha dato a Nardi il 5-5 nel primo set. Non a caso, dopo quel punto si è disunito e ha perso il servizio anche nel turno successivo. Storia simile nel secondo: dopo aver brekkato il pesarese al quinto gioco, ha commesso un paio di pasticci sul più bello e ha permesso a Nardi di rientrare nel set. Stavolta si è rifugiato nel tie-break, ma lo ha perso piuttosto nettamente. Di Nardi piace anche l'atteggiamento posato, maturo, forse fin troppo tranquillo per un ragazzo di 19 anni. Ma col tempo, probabilmente, sarà un vantaggio. Intanto il 1 novembre 2022 sarà ricordato - simbolicamente - come il giorno in cui anche il torneo di Bergamo si mette alle spalle le pandemia, visto che le ultime vittorie, firmate da Marcora e Arnaboldi il 20 febbraio 2020, arrivarono poche ore prima dell'individuazione del primo caso di Covid-19 in Italia. 

ZHANG, I TOP-100 E GLI SCHERZI CON BERRETTINI

Avrebbe potuto scrivere un po' di storia a Bergamo, invece Zhizhen Zhang (da buoni occidentali, scriviamo prima il nome e poi il cognome...) ha voluto fare le cose in fretta. Con i quarti di finale a Napoli, è diventato il primo cinese a entrare tra i top-100 ATP. Ma il Trofeo Perrel-Faip è il primo torneo in cui si presenta con una classifica a due cifre (oggi è n. 99 del ranking). Ed è da solo, visto che il suo coach Luka Kutanjac è rimasto in Croazia, mentre sua moglie si trova in Cina. Ma lui c'è abituato, e lo ha dimostrato vincendo un match non semplice contro Giulio Zeppieri.

L'azzurro (n. 163 del ranking, wild card) è in un buon periodo e ha avuto le sue chance in una partita velocissima (un'ora e trentaquattro minuti per tre set), ma un game sciagurato sul 2-2 nel terzo lo ha condannato. Era avanti 40-0 ma ha perso cinque punti di fila, tra cui un doppio fallo e un ardito tentativo di smorzata. E così il tabellone ha fissato il punteggio sul 3-6 6-3 6-4 per il 26enne di Shanghai, testa di serie n. 3 a Bergamo, che tornerà in campo mercoledì contro il qualificato Otto Virtanen. “Nel primo set Giulio è stato incredibile al servizio, impedendomi di rispondere bene – ha detto Zhang – mi ha brekkato in un game in cui ho sbagliato tre palle facili. Perso il primo, ho cercato di rispondere meglio, soprattutto dal lato del rovescio, e mi sono concentrato ancora di più sui miei turni di battuta, evitando di buttare via punti facili. Sono contento di essermi ripreso”.

Per la verità, il match poteva avere anche un altro esito: sull'1-0 al terzo, Zeppieri ha avuto una palla break dopo averne cancellate tre (da campione) nel game precedente. Lì è stato bravo Zhang, con un bel rovescio lungolinea. Insomma, una partita decisa dai dettagli. E i dettagli sono andati a favore di un tennista che a gennaio era numero 321 ATP e quest'anno ha vinto 51 partite, dando una svolta cruciale alla sua carriera. La fiducia aiuta ad avere fiducia, e Zhang lo ha dimostrato.

Giulio Zeppieri (foto Milesi)

Flavio Cobolli (foto Milesi)

Zhizhen Zhang (foto Milesi)

Jan-Lennard Struff

Subito dopo l'eliminazione di Zeppieri, è arrivata anche quella di Flavio Cobolli. Accompagnato da papà Stefano, aveva un match molto complicato contro lo specialista Jan-Lennard Struff, decisamente favorito dalla rapidità della superficie. Finalista nel 2013 e nel 2014, il tedesco conferma che l'attuale 168esima posizione ATP non è veritiera. Un netto 6-1 6-2 in 54 minuti lo ha spinto negli ottavi, anche se Cobolli (lui è n. 162 del ranking) ha avuto le sue chance in avvio di entrambi i set: ha avuto due palle break sull'1-1 del primo set e una sull'1-0 nel secondo. Le condizioni di gioco, tuttavia, erano troppo favorevoli al tedesco, che negli ottavi troverà proprio Nardi. Il teutonico è pericolosissimo su questi campi e la chiave per il Next Gen azzurro sarà la sua capacità di neutralizzare il servizio-bomba del tedesco: più lo scambio si allungherà, più avrà chance di portare a casa il punto.

Il torneo, nel frattempo, registra l'uscita di scena del numero 1 del tabellone Kamil Majchrzak: il polacco si è fatto sorprendere dal rampante russo Alexander Shevchenko, classe 2000, la cui intensità di gioco è davvero notevole. È finita 6-4 7-5 e non è una grande sorpresa, poiché il livello nei tornei Challenger è molto equilibrato e non c'è da stupirsi che il numero 144 sconfigga il numero 82. Di certo, è un torneo molto, molto difficile da pronosticare.

IL MATRIMONIO E LE BATTUTE DI BERRETTINI

Tornando a Zhang, dopo la vittoria gli viene chiesto se sente il peso del grande risalto avuto dal suo piazzamento tra i top-100, tra storia e orgoglio nazionale. “Un po' lo sento, ma non si tratta di pressione – racconta – è bello perché nessuno pretende che io vinca, ma sono molto contenti dei miei successi. Per me è facile gestire il tutto, sono rilassato e vivo tutto questo in modo positivo”. È forse aiutato dal fatto di fare base in Europa già da un po', dunque vive da lontano la realtà cinese. Ci è tornato lo scorso settembre per un match di Coppa Davis, in cui la Cina ha dominato l'Uruguay e sembra pronta a lottare per piazzamenti importanti. “Vero, siamo un'ottima squadra. Con Yibing Wu mi trovo molto bene (i due conversano spesso su WeChat, ndr), anche se sul campo non sono ancora riuscito a batterlo. Juncheng Shang è mancino, lo conosco meno bene ma è giovane e ha tanto spazio per migliorare. Diventeremo forti, ma non abbiamo un doppio....”. E giù una risata simpatica, proprio come è simpatico ZZZ (il modo in cui si fa chiamare da chi fatica a pronunciare il suo nome). Gli viene suggerito che potrebbe allenarsi un po' per il doppio, e non perde il sorriso: “Eh, abbiamo tre ottimi singolaristi, ma bisogna trovare un sistema per costruire una buona coppia di doppio...”. Grazie a questo trio di giocatori, il tennis maschile cinese si sta svegliando da un letargo infinito. 

A parte l'assenza di top-100, è da ben ventisette anni che un cinese non raggiunge una semifinale nel circuito ATP (Bing Pan a Seul 1995). Curioso, visto che le donne hanno colto risultati straordinari. “Onestamente neanche noi sappiamo il motivo di tutto questo – dice Zhang, di nuovo serio – stiamo cercando di trovare una risposta, e credo che l'unica strada sia la presenza di giocatori di livello che suggeriscano ai giovani la strada da percorrere. Bisogna effettuare una programmazione internazionale e non restare sempre in Cina. Se non viaggi, non ti alleni in modo adeguato”. Lui ha interpretato al massimo questa idea, visto che da anni fa base in Europa: è stato in Francia, dove ha condiviso l'accademia con Daniil Medvedev (“Ci siamo allenati insieme, lui vinceva il 65-70% delle volte”), mentre adesso fa base presso la Ljubicic Tennis Academy di Veli Losinj, in Croazia. Non a caso, è rappresentato dalla LJ Sports Group dell'ex numero 3 ATP, stessa agenzia che rappresenta Matteo Berrettini. “Lo conosco, e con lui c'è un aneddoto simpatico. Sapeva che l'anno scorso mi sono sposato, e quando ci siamo visti allo Us Open, ogni singola volta che ci vedevamo faceva il gesto di indicare l'anulare sinistro”. Il fatto curioso è che Zhang ha lasciato l'anello nuziale in Cina, il che rendeva ancora più divertente la situazione. Mentre lo racconta, Zhang ride di gusto. “Lo faceva ogni singola volta, era diventato un tormentone!” insiste. Può sorridere. D'altra parte, con una stagione come la sua, ridere viene molto semplice. 

MALINCONIA VERDASCO

Termina al primo turno l'avventura di Fernando Verdasco. In cerca di un posto tra i top-100 per l'ammissione diretta all'Australian Open, si è arreso all'austriaco Jurij Rodionov con un netto 6-2 6-3. Gli ultimi risultati giustificavano un po' di preoccupazione. Purtroppo per lui, il campo lo ha confermato. Lo spagnolo compirà 39 anni tra un paio di settimane e l'età è emersa in una partita così così, in cui ha evidenziato una certa lentezza negli spostamenti e scarsa esplosività nei colpi. Quest'ultimo aspetto, in particolare, ha simboleggiato una partita in cui è sempre stato in rincorsa e non ha mai dato l'impressione di poter vincere. Contro un avversario mancino come lui non è riuscito a vincere scambi che solitamente portava a casa, soprattutto quando poteva spingere con il dritto. Al contrario, Rodionov ha ha giocato una partita attenta e precisa. Verdasco esprime lo stesso tennis di anni fa, ma i segni del tempo sono evidenti, punto dopo punto. Dovesse continuare a esprimere il livello mostrato a Bergamo, per lui non sarà semplice ritrovare i top-100 ATP. Si è comunque preso l'abbraccio di un pubblico numerosissimo, oltre mille persone che hanno riempito il PalaIntred in ciascun settore.

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