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US Open ai giocatori: Se morite, non è colpa nostra

Il tennista olandese Wesley Koolhof condivide su Twitter l'estratto di un atto di rinuncia che lo US Open vorrebbe far firmare ai giocatori. "Nessuna responsabilità e nessuna causa in caso di malattia grave o morte, anche se causati da negligenza degli organizzatori". Critico Simone Vagnozzi su Facebook

di | 09 agosto 2020

Gli Us Open si disputano al Billie Jean King National Tennis Center di New York

Gli Us Open si disputano al Billie Jean King National Tennis Center di New York

"Far firmare un documento del genere per me è del tutto inammissibile!!! Quando ti assumi la responsabilità di organizzare un evento del genere negli Stati Uniti in questo momento sai che stai mettendo in pericolo tutti i giocatori e tutti gli accompagnatori!!! Quindi ti devi assumerti la responsabilità di proteggere tutti i partecipanti che stanno rispettando le tue regole di sicurezza da te studiate nella bolla, altro discorso vale per chi non le rispetta".

Il coach Simone Vagnozzi ha commentato così su Facebook l'estratto di un documento distribuito allo US Open. L'ha pubblicato tra i primi su Twitter il tennista olandese Wesley Koolhof. Nel post che accompagna il lungo documento, Koolhof ne sintetizza il senso. "Mi assumo piena responsabilità per ogni rischio compresa malattia o morte. E' un esonero di responsabilità e vale per sempre. Firma qui... US Open".
Koolhof pubblica due pagine di un documento, in linguaggio giuridico un Waiver, ovvero un atto di rinuncia. L'organizzazione, secondo quanto emerge dal testo della dichiarazione condivisa dall'olandese, chiede ai giocatori di dichiarare di essere consapevoli dei rischi connessi alla partecipazione del torneo durante la pandemia. I potenziali pericoli comprendono "problemi respiratori, morte, trasmissione del Covid-19 a familiari e altre persone".

I partecipanti al torneo devono anche dichiarare che obbediranno ai protocolli pur sapendo che tali norme non eliminano i rischi  di contagio anche con il distanziamento sociale. Entrare a Flushing Meadows, nelle auto della transportation e negli hotel individuati dal torneo può costituire "un pericolo per la mia salute e per le persone con cui potrei entrare in contatto".

Daniil Medvedev con Nadal dopo la finale degli Us Open 2019, persa al quinto set

Secondo la formula contenuta nel documento pubblicato da Koolhof, chi firma "si assume piena responsabilità per infortuni, malattie gravi o morte come risultato della mia presenza nelle strutture del torneo, causate o meno dalla negligenza dello USTA National Tennis Center". E rinuncia a far causa a chiunque sia coinvolto nell'organizzazione dello US Open e del torneo di Cincinnati, il combined che nella settimana precedente si svolgerà nello stesso impianto di Flushing Meadows teatro dello Slam newyorchese.

L'esonero di responsabilità vale, si legge nel documento, vale effettivamente per sempre, per chi partecipa al torneo, i mariti o le mogli, gli eredi in caso di morte. Ogni controversia, specifica il testo, "tra me e chi ha rilasciato il documento che nasca da questa Rinuncia o comunque la riguardi, o dalla mia presenza nelle strutture durante il Covid-19 dovrà essere risolta da un accordo confidenziale, definitivo e vincolante". 
 
Nell'inglese giuridico e burocratico, dopo la spiegazione dei dettagli dell'arbitrato eventuale, si sottolinea come la firma dell'esonero di responsabilità comporta anche un'altra conseguenza. Ovvero, le controversie si decidono individualmente, con la firma si rinuncia al diritto a partecipare a una class action.

Non ci sono ancora posizioni ufficiali della USTA o degli organizzatori dello US Open, coinvolti di recente nella causa avviata da Eugenie Bouchard, scibolata in spogliatoio nel 2015 prima dell'ottavo di finale contro Roberta Vinci. La vicenda si chiuse con un accordo nel 2018 di cui non sono mai stati resi ufficialmente noti i termini.

Il testo, nella forma in cui è stato condiviso su Twitter da Koolhof, indica l'entità della zona grigia per quanto riguarda il rapporto tra giocatori e organizzatori.
 Da un lato è comprensibile il "consenso informato", la consapevolezza che la bolla non cancella il rischio di contagio. L'organizzazione di un evento, di fronte a uno scenario così fluido e imprevedibile, con la curva dei contagi in crescita come negli USA ancor di più, necessariamente si tutela. Ma se si arriva a un esonero "tombale" di responsabile anche in caso di negligenza, allora vuol dire mettere i giocatori di fronte a un alternativa che non conosce terze vie: o non giochi, o accetti il prize money a tuo rischio e pericolo.

Il tweet di Koolhof sta già suscitando reazioni critiche, oltre a Vagnozzi si è espressa duramente tra gli altri Carole Bouchard, giornalista a lungo firma del tennis dell'Equipe. Eventuali prese di posizione dei top player potrebbero ancora far mutare uno scenario in divenire e ormai sempre meno decifrabile.

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