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Il tennista olandese Wesley Koolhof condivide su Twitter l'estratto di un atto di rinuncia che lo US Open vorrebbe far firmare ai giocatori. "Nessuna responsabilità e nessuna causa in caso di malattia grave o morte, anche se causati da negligenza degli organizzatori". Critico Simone Vagnozzi su Facebook
di Alessandro Mastroluca | 09 agosto 2020
Maybe I should start reading more waivers from now on..
— Wesley Koolhof (@wesleykoolhof) August 9, 2020
“I voluntarily assume full responsibility for any risk including serious illness or death”
“This is a release of liability and agree that it is valid forever”
Please sign here ________#usopen pic.twitter.com/ptrW8TaE3f
Il testo, nella forma in cui è stato condiviso su Twitter da Koolhof, indica l'entità della zona grigia per quanto riguarda il rapporto tra giocatori e organizzatori.
Da un lato è comprensibile il "consenso informato", la consapevolezza che la bolla non cancella il rischio di contagio. L'organizzazione di un evento, di fronte a uno scenario così fluido e imprevedibile, con la curva dei contagi in crescita come negli USA ancor di più, necessariamente si tutela. Ma se si arriva a un esonero "tombale" di responsabile anche in caso di negligenza, allora vuol dire mettere i giocatori di fronte a un alternativa che non conosce terze vie: o non giochi, o accetti il prize money a tuo rischio e pericolo.
Il tweet di Koolhof sta già suscitando reazioni critiche, oltre a Vagnozzi si è espressa duramente tra gli altri Carole Bouchard, giornalista a lungo firma del tennis dell'Equipe. Eventuali prese di posizione dei top player potrebbero ancora far mutare uno scenario in divenire e ormai sempre meno decifrabile.