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Redivivo Raonic, primo nei quarti. E ritrova Djokovic...

Il canadese, che aveva eliminato Tsitsipas, spara 35 ace e fa fuori in tre set il croato Cilic. Quattro anni fa era l'uomo nuovo del tennis modiale, candidato alla successione al trono dei Fab Four. Poi è stato oscurato dai ventennis Shapovalov e Auger Aliassime. Il destino gli rimetterà davanti Novak Djokovic, che ha eliminato Schwartzman. Ai quarti femminili approda Petra Kvitova mentre torna a casa Coco Gauff, ancora troppo leggera

di | 26 gennaio 2020

Milos Raonic impatta il suo rovescio: il canadese usa da sempre la 'manica lunga' sul braccio destro, a protezione del gomito spesso sofferente

Milos Raonic impatta il suo rovescio: il canadese usa da sempre la 'manica lunga' sul braccio destro, a protezione del gomito spesso sofferente

Milos Raonic era il simbolo di una generazione che aveva fallito, era anche un po’ sparito dalla circolazione, parlando di tennis di vertice: oggi a Melbourne è stato il primo a qualificarsi per i quarti di finale degli Australian Open 2020, abbattendo un altro gigante, il croato Marin Cilic, sotto una gragnuola di ace. Ne ha sparati ben 35 mentre si aggiudicava l’incontro in tre soli set: 64 63 75.

Il gigante canadese (29 anni e un metro e 96 di statura) a un certo punto della carriera sembrava pronto a succedere ai Federer, ai Djokovic, ai Nadal, ai Murray. Nei tre anni durante i quali aveva lavorato con il team di Riccardo Piatti e Ivan Ljubicic era arrivato a un passo dalla vetta: a fine 2016 era n.3 del mondo.

In quella stagione aveva vinto il torneo di Brisbane (in finale su Roger Federer) e raggiunto la finale a Wimbledon e a Indian Wells. Batteva fortissimo, chiudeva eventualmente il punto con un diritto formidabile. Due colpi che lo avevano fatto sfondare velocemente, con il primo torneo Atp vinto a 20 anni. Ma da Next Gen gli mancavano lucidità tattica, solidità sul rovescio e una condizione fisica che salvaguardasse il suo fisicone massiccio. Limiti che sarebbero venuti fuori a confronto con i primi della classa della sua epoca, i quattro fenomeni Federer-Nadal-Djokovic-Murray.

Il sodalizio con Piatti e Ljubicic (che dopo di lui è andato ad allenare Roger Federer) lo aiutò a potenziare tutte le sue armi. E sembrava pronto a succedere al trono, quantomeno per raggiunti limiti di età dei monumentali predecessori. Milos non ebbe pazienza e il suo fisico fece molte volte ‘crack’.

Uscito dalla top 10 a metà del 2017 ha galleggiato nelle ultime due stagioni tra il 20esimo e il trentesimo posto del ranking mondiale: mediocrità, per quanto aurea, per uno come lui. Il Canada nel frattempo si è abituato che i nuovi astri erano altri. La generazione dei Denis Shapovalov e Felix Auger Aliassime: gente che ha 10 anni meno di lui e lo ha scavalcato in classifica.

Raonic ha affrontato questo torneo da n.35 del mondo e sulla strada dei quarti di finale non ha perso nemmeno un set. Tutti tre a zero compreso il terzo turno che lo opponeva a Stefanos Tsitsipas, n.6 del mondo, 21 anni e già tra i veri favoriti di questo Slam. Lo scorso anno era stato semifinalista. Milos gli è passato sopra come un bulldozer.

Ora la storia ha allestito per lui uno scenario miracoloso: ha riavvolto il nastro del tempo, mandato indietro le lancette degli orologi e preparato una sfida contro Novak Djokovic, che ha disposto dell’argentino Diego Schwartzman in tre set senza scossoni (6-3 6-4 6.4). Il treno è pronto a ripassare per Milos Raonic, quattro anni dopo. Contro Nole ha giocato nove volte e sempre perso: nel 2016, alle Atp Finals di Londra, finì 7-6 7-6 per il serbo, una distanza minima. Dopodomani è un altro giorno, si vedrà.

Milos Raonic e Marin Cilic prima del loro match agli Australian Open

Come vedremo se Petra Kvitova è ancora in grado agguantare uno Slam, che le manca dal 2014. Lo scorso anno a Melbourne raggiunse la finale. Oggi è la prima donna nei quarti dopo il bel successo ( tre set combattuti 6-7 6-3 6-2) contro la mai doma greca Maria Sakkari.

Non vedremo più invece la frizzante quindicenne Cori Gauff. Il suo sogno di riempire subito il vuoto lasciato da Serena Williams si è infranto contro un’altra giovane statunitense davvero tosta: Sofia Kenin. Dove ha fallito Naomi Osaka è riuscita la ventunenne di origini russe, n.15 del mondo. Perso il primo set al tie-break, non ha più dato scampo alla piccola Coco, fortissima ma ancora troppo leggera per arrivare fino in fondo: 6-7 6-3 6-0 il punteggio finale. Sofia Kenin si giocherà un posto in semifinale con la tunisina Ons Jabeur, capace di superare in due set (7-6 6-1) la cinese Qiang Wang, artefice due giorni fa dell’eliminazione di Serena Williams.

Convincente la prova di Petra Kvitova contro Maria Sakkari: qui un diritto aggressivo

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