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Eventi internazionali

Lacrime a Melbourne: Serena arrivederci, Caroline addio

E’ stata la notte (italiana) delle uscite di scena clamorose. La Williams che inseguiva il 24esimo Slamma con la cinese Qiang Wang. La Wozniacki che lasci il tennis per sempre con la tunisina Jabeur. Due grandi battaglie con fazzoletti pronti alla fine

di | 24 gennaio 2020

Caroline Wozniacki con il padre allenatore Piotr e il marito David Lee

Caroline Wozniacki con il padre allenatore Piotr e il marito David Lee

Tutto in una notte (italiana): doveva succedere tutto in questa sessione diurna della quinta giornata degli Australian Open 2015: il clamoroso e l’irreparabile.

C’è stato il tonfo pesantissimo di Serena Williams che, battuta dalla cinese Qiang Wang, n.29 del mondo, deve rimandare un’altra volta l’appuntamento con il 24 titolo del Grande Slam (che le farebbe raggiungere il record assoluto di Margaret Court).

C’è stata la caduta di un’icona del tennis degli ultimi 15 anni, Caroline Wozniacki che, sconfitta dalla tunisina Ons Jabuer non lascia solo il torneo ma definitivamente il tennis, come aveva annunciato alla fine della scorsa stagione. Nel 2019 si è sposata in Italia (a Lucca) con il cestista americano David Lee, vuol mettere su famiglia mentre fa i conti con l’artrite reumatoide dalla quale ha scoperto di essere affetta.

Melbourne l’ha salutata, in lacrime (lei e tanti alla Melbourne Arena) allestendo un giro d’onore del campo sulle note di “Sweet Caroline”.

Lo splendore agonistico di queste due partite, che lasceranno il segno nella storia, è che sono state entrambe grandi battaglie. Nessuna delle due campionesse ha ceduto il passo senza mettere nella racchetta e nelle gambe tutto quello che aveva nella testa e cuore.

Qiang Wang e Serena Williams sono rimaste in campo due ore e 41 minuti per un interminabile batti e ribatti di violenza da fondocampo. La cinese l’ha spuntata alla fine 6-4 6-7(2) 7-5.

Tra la Wozniacki e Ons Jabeur il match è durato due ore e 7 minuti. E si è concluso proprio sul filo, con la danese che ha ceduto il servizio per un definitivo 7-5 3-6 7-5 a favore della tunisina.

Serena Williams battuta dalla cinese Qiang Wang n.29 del mondo

Chissà come aveva preparato il match contro il monumento “Serena” la piccola e sottile Qiang Wang, 28enne di Tianjin. L’ultima volta che si era trovata di fronte la campionessa statunitense aveva vissuto un incubo.

Si era in quel di New York, addirittura nei quarti di finale degli ultimi Us Open. Qiang aveva appena compiuto l’impresa della sua vita, eliminando negli ottavi la n.1 del mondo Ashleigh Barty.

Invece di godersi quel risultato eccellente era finita sotto un treno: ‘Serenona’ l’aveva presa a pallate sull’Arthur Ashe per 44 minuti, il tempo strettamente necessario per chiudere 6-1 6-0, lasciandole la miseria di 15 punti in tutto. Una brutta esperienza.

Wang deve averne tratto, insieme al suo coach, utili insegnamenti se oggi è riuscita a sfruttare appieno la sua capacità di colpire rapida e d’anticipo, i piedi sempre vicini alla riga di fondo, facendo muovere l’avversaria dall’altra parte del campo.

Tutta la grinta di Serena Williams

Una simile impostazione di gioco contro un’avversaria del peso (sotto tutti gli aspetti) di Serena Williams può avere solo due esiti: o quella picchia talmente forte che ti spazza via (come era successo a New York) oppure deve correre e correre, picchiare e correre per fare ogni quindici (la partita di oggi).

Lo splendore dell’odierna vicenda di Melbourne sta nel fatto che, costretta a questo infinito tergicristallo, la 38enne Serena non si è sottratta. Anzi. Dopo aver perso il primo set è stata una prima volta a un passo dal baratro, quando la cinese ha servito per il match sul 5-4 del secondo set.

Il diritto incrociato vincente con cui la Williams ha trasformato il break-point del 5-5, tirato a tutto braccio dopo uno scambio di 24 colpi, è la fotografia della partita, in tutta la sua bellezza.

Non dell’esito finale però, dato che Qiang Wang è riuscita a cancellare dalla memoria il trauma della batosta newyorkese ma anche la delusione di non essere riuscita a chiudere la partita di Melbourne in due set, dato che Serena è poi riuscita a prendersi il set, al tie-break. Ha continuato a lavorare ai fianchi Serena fino a costringerla all’ultimo, fatale rovescio in rete.

Memore di quanto è successo agli Us Open ha detto che non ha intenzione di festeggiare più di tanto il capodanno cinese, che cade domani:”Mi riposerò e mi preparerò per la prossima partita”. La aspetta proprio la tunisina Ons Jabeur, n.78 del mondo, autrice dell’altra impresa di giornata.

La giusta esultanza di Qiang Wang

Il finale del diritto di Caroline Woznicki, un colpo molto costruito sul quale ha dovuto lavorare per tutta la carriera

“Mi ero preparata i fazzoletti, nel caso…” ha detto commossa subito dopo il punto, perso, con cui ha chiuso la carriera, Caroline Wozniacki.

“E’ finita nel modo che meglio mi rappresenta: una partita di tre set, combattuta fino all’ultimo e un diritto sbagliato. Le cose su cui ho lavorato anno dopo anno” ha spiegato la danese, per 71 settimane numero uno del mondo.

“Sono sempre stata una che non molla, che anche se è sotto di brutto pensa sempre di poter recuperare e vincere”

La tunisina Ons Jabeur, 25 anni, impatta la palla con il suo potente rovescio bimane

E infatti ha recuperato nel terzo set da 0-3 per tornare a giocarsi una partita vincendo la quale avrebbe ottenuto un posto negli ottavi contro, lei pensava, l’amica-rivale Serena Williams. Una chance che in ogni modo non avrebbe avuto visto come ha girato il destino oggi.

Ons Jabeur, 25 anni, ha giocato un gran match e con questa vittoria raggiunge per la prima vota il quarto turno in uno Slam. “Sono felice di averti incontrato Caro – ha salutato l’avversaria – sei stata di ispirazione per me e per tante altre giocatrici”.

Caroline Wozniacki con la bandiera danese

Sì, una gran bella storia quella della campionessa danese di origini polacche, che ha salutato Melbourne e il tennis (dopo aver ringraziato pubblicamente il padre-allenatore che la segue giorno dopo giorno, a bordo campo, da quando aveva 7 anni) con queste parole:

“La cosa più importante che ho imparato è che non importa da dove vieni, non importa il colore della tua pelle, se sei alto o piccolo di statura, grande e grosso o minuto: se hai un sogno e lo insegui lavorando duro, tutto è possibile. Da piccola avevo un sogno, volevo vincere un torneo del Grande Slam, volevo diventare n.1. La gente diceva che ero fuori di testa, perché venivo da un piccolo Paese. Ma io ci sono riuscita. Ho lavorato davvero duramente ogni giorno per riuscirci. Sono molto, molto orgogliosa di questo”.

Tra lacrime ed emozioni di questo calibro, si sono persi di vista gli esiti di partite a senso unico come quella in cui la n.1 del mondo Ashleigh Barty ha regolato 6-3 6-2 la kazaka Rybakina e la ceca Petra Kvitova, n.7, ha spedito velocemente in doccia la russa Alexandrova (6-1 6-2).

Negli ottavi Barty affronterà l’americana Allison Riske (che l’ha spuntata sulla tedesca Goerges 6-1 7-6 6-2 mentre per Kvitova c’è l’ostacolo della grintosa greca Maria Sakkari, n.23 del mondo, che ha ribaltato il pronostico facendo fuori l’americana Madison Keys, n.11.

La grinta di Maria Sakkari

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