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ATP Cup: Nadal-Djokovic, ora tocca a voi

Nadal soffre per un set e mezzo, ma batte in rimonta un ottimo De Minaur. Completa così il successo in semifinale sull'Australia. Per il titolo, la Spagna affronterà la Serbia. La prima edizione potrebbe risolversi con il primo Nadal-Djokovic del 2020

di | 11 gennaio 2020

Nadal doma in rimonta Alex De Minaur e manda la Spagna in finale di ATP Cup

Nadal doma in rimonta Alex De Minaur e manda la Spagna in finale di ATP Cup

L'ATP Cup è questione di squadre. Il tennis è una storia di uomini. Alla fine, dopo dieci giorni settimane di duelli appassionanti e quindici minuti di celebrità per chi farebbe fatica a entrare nei Challenger, la finale Spagna-Serbia si risolverà nel duello record fra due campioni da primato. Nadal e Djokovic, numero 1 e numero 2 del mondo. Ancora loro, sempre loro, a rinnovare la sfida con più capitoli nell'era Open. 

Alla Spagna sono bastati i due singolari per superare l'Australia. Roberto Bautista Agut ha avviato il successo con il 6-1 6-4 contro la peggior versione di Nick Kyrgios vista in ATP Cup. Nadal ha sofferto per oltre un set, ma ha piegato 4-6 7-5 6-1 Alex De Minaur, che invece in ATP ha mostrato il meglio di un tennis fluido, tenace, di uno stile che appassiona pur senza essere da manuale di estetica del gioco.
"Nick ha un grande talento, ho fatto un gran lavoro se l'ho battuto in due set" ha detto lo spagnolo, ancora imbattuto in singolare nella manifestazione. "Avevo una strategia chiara: volevo mettergli pressione ad ogni punto, per tutta la partita". Ed è esattamente quello che ha fatto.

Hewitt ha provato a incitare Kyrgios che ha avuto una breve parentesi convincente al servizio tra la fine del primo set e il 2-2 nel secondo. Ma una risposta profonda contro la seconda crea le condizioni per il break del 3-2 che lancia Bautista e zittisce la Ken Rosewall Arena.

Kyrgios ha chiuso con 24 errori e 27 vincenti. A Hewitt non resta che affidarsi a uno strepitoso Alex De Minaur.

Bautista Agut batte Nick Kyrgios in ATP Cup

Il capitano australiano, che ha anche consegnato Tony Roche il premio assegnato dall'ATP per la sua carriera di coach, vede il suo erede dare il meglio per un set e mezzo contro Rafa Nadal. Evidentemente memore delle due pesanti sconfitte nei due precedenti, non si limita ad accettare il ritmo di Nadal. "Demon" lo detta, quel ritmo, lo indica, lo anticipa. Sa che permettere a Rafa di comandare lo scambio vuol dire condannarsi alla sconfitta. Sa che mettere la partita sul piano della tenuta da dietro e del contrattacco porterebbe allo stesso risultato. Stretta è la via per uscire dall'impasse. E Nadal, competitivo come pochi, gradualmente da quella via lo allontana. Col suo tempo, il tempo di chi misura la distanza dai rivali solo al traguardo, mai alla partenza.

Spagna-Serbia: i temi della finale

Dusan Lajovic, l'introverso numero 34 del mondo, avvierà la finale contro Roberto Bautista Agut, il secondo singolarista meglio classificato nelle 24 nazionali al via dell'ATP Cup. Il serbo, che ha vinto quattro partite su 20 contro un top 10, ha perso in tutti i cinque confronti con lo spagnolo. Si sono incontrati le prime due volte in Italia, nel 2012, in semifinale al Challenger di Roma al circolo Rai e in finale a Orbetello. Nel circuito maggiore, Bautista Agut l'ha battuto all'Australian Open 2016, a Winston-Salem nel 2017 e a Basilea nel 2018.

Da bambino, Lajovic avrebbe voluto diventare un calciatore, proprio come Bautista Agut, promettente ala nelle giovanili del Villarreal. Ma quando aveva sette anni, il tennis era l'unico sport disponibile per chi aveva la sua età. Decisivo, poi, fu un libro su Wimbledon che la zia gli ha regalato, come ha raccontato in un'intervista per il sito dell'ATP.
Bautista, che sta programmando di costruire nuove stalle per i suoi amati cavalli, si troverà presumibilmente a giocare contro il pubblico. Tanti, infatti, i tifosi serbi che hanno riempito la Ken Rosewall Arena in questi giorni. Nella semifinale contro la Russia, per esempio, sono comparsi anche striscioni con il soprannome di Lajovic, "Dule": un gesto che ha sorpreso il vincitore dell'ultima edizione del torneo di Umag, entrato in top 100 sei anni fa.

Djokovic, che ha attirato maggiori attenzioni per le vittorie su Kevin Anderson, Denis Shapovalov e Daniil Medvedev gli ha fatto i complimenti per come ha giocato nel corso della manifestazione.

Il numero 2 del mondo è in vantaggio 28-26 negli scontri diretti con Nadal, che non lo batte sul duro dalla finale dello Us Open del 2013.

Djokovic ha vinto nove degli ultimi dodici scontri diretti nella finale che ha scandito l'ultimo decennio nella storia del gioco. "E' la più interessante" ha detto Mats Wilander la scorsa estate, "perché può succedere di tutto, su ogni superficie, anche se sul duro Djokovic ha un certo vantaggio".

Negli anni migliori della rivalità, hanno rappresentato punti di equilibrio alternativi tra ragione e sentimento, tra ambizione e passione. Oggi il tempo ha ridotto la chioma di Nadal e la lunghezza degli scambi. Djokovic è un marito e un padre con un futuro dagli orizzonti diversi. E' cambiata la forma, ma non la sostanza di una storia che si rinnova per la prima volta dall'ultima finale degli Internazionali BNL d'Italia.

Perché sono cambiati loro due, si sono adattati al tempo e alle stagioni. Nadal non è più l'energico disegnatore di uncini imprendibili, Djokovic ha smesso di essere il manifesto di un'elasticità quasi irreale. Li motiva sempre lo stesso spirito competitivo feroce, la stessa fame di vittorie che non conosce sazietà. E di nuovo si incontrano, al crocevia della storia. Pronti a emozionare, a dividere, per aiutarsi a ricominciare sotto un infinito di stelle.
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