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Eventi internazionali

Gli incendi "down under": la mappa sempre aggiornata

L’area di Sydney, dove si gioca la finale di ATP Cup, è la più delicata: sulla mappa è circondata dagli alert di allarme ed emergenza. Victoria, stato di Melbourne (sede degli Australian Open), è proprio a Sud-ovest. Scenari attuali e futuri. Facciamo il punto sulla crisi che sconcerta anche il mondo del tennis

di | 08 gennaio 2020

incendi australia mouratoglou

foto Patrick Mouratoglou via Instagram

Facciamo il punto. Ci sono 24 morti, più di 2.000 case danneggiate, 1.588 quelle distrutte e 7,3 milioni di ettari di superficie bruciata. Il mondo del tennis è tutto lì, nell’epicentro dell’inferno. E non è un modo di dire, perché l’estate in Australia è la stagione del tennis, quest’anno più che mai con tutti i fari puntati sull’ATP Cup a fare da antipasto al primo Slam dell’anno. Giocatori, coach, addetti ai lavori, volano lì subito dopo Natale. Un po’ per esigenze di calendario, un po’ per prendere confidenza col clima e per battere, abituandosi, i primi due avversari: il fuso orario e la temperatura.
L’epicentro del dramma coincide dunque anche con quello della attuale stagione tennistica. Tutto brucia. La costa più orientale è un susseguirsi di allarmi, zone ‘attenzionate’, incendi, fiamme, distruzione. Basta guardare la mappa interattiva per la gestione della crisi (qui sotto) per rendersi conto di quanto sia concentrato nell’area di Sydney il maggior numero degli 'avvisi'. Il Nuovo Galles del Sud, lo stato di cui Sydney è capitale, è il più colpito: soltanto lì ci sono 2.000 vigili di fuoco e volontari al lavoro per far tutto quello che l’uomo può fare in questa fase (poco) per contenere la catastrofe.

Ogni puntino rosso rappresenta una zona d'allarme (cliccandoci sopra è possibile visualizzare più informazioni). In alto a sinistra è possibile passare alla visualizzazione satellitare; in basso a sinistra, regolare lo zoom per la visualizzazione.

 

Google e il logo di Google sono marchi registrati di Google Inc., uso autorizzato.

Mentre i protagonisti del mondo del tennis scattano increduli e postano sui Social foto rossastre e colme d’aria grossa di fumo, come quella apparsa sul profilo Instagram di Patrick Mouratoglou, fonti citate dalla CNN spiegano che l’emergenza è lontanissima dall’essere contenuta. Figuriamoci superata. Il picco delle temperature estive, secondo i dati raccolti negli anni in Australia, si raggiunge per solito proprio a cavallo tra gennaio e febbraio.

Lo sanno bene i giocatori di tennis, che nelle estati scorse (specialmente nel 2014) si sono trovati ad affrontare il General Caldo sul sintetico bollente di Melbourne e non solo. In questi giorni qualcuno ha invocato la pioggia, per dare una mano, ma come si può verificare (qui sotto) al momento le perturbazioni potrebbero gironzolare sopra Sydney e sopra la costa orientale ma non su Victoria, lo stato di Melbourne e degli Australian Open, tra i più prossimi geograficamente all’area della crisi.

Ogni puntino rosso rappresenta una zona d'allarme (cliccandoci sopra è possibile visualizzare più informazioni). In alto a sinistra è possibile passare alla visualizzazione satellitare; in basso a sinistra, regolare lo zoom per la visualizzazione.

 

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Craig Tiley, il numero 1 di Tennis Australia, il 2 gennaio aveva annunciato via Twitter una serie di eventi pensati per raccogliere fondi e dare sollievo, anche attraverso il tennis, alla popolazione sconvolta. La Reuters adesso aggiunge che uno dei provvedimenti presi da Tiley consiste nel tenere monitorata la qualità dell’aria a Melbourne Park in maniera continuativa. Sempre secondo l’agenzia Reuters, quest’anno al primo Slam stagionale i match potranno essere sospesi non solo in virtù della Heat Policy al raggiungimento di temperature potenzialmente rischiose, ma anche a causa delle polveri dei ‘bushfires’ (gli incendi boschivi) eventualmente trasportate dal vento e dannose per la salute.
Tiley, incalzato sull’argomento, ha anche fatto notare che Melbourne Park è dotata di 3 arene potenzialmente coperte (con tetto retraibili) e di altri 8 campi indoor. Il che è bastato alla stampa di mezzo mondo per presupporre che gli Australian Open si potrebbero giocare al coperto. In ogni caso, per quanto è dato sapere ora, si giocherà, a prescindere dagli sviluppi che prenderà la crisi. Non che fosse del tutto scontato, perché Novak Djokovic, che ha un ruolo di peso nel sindacato dei giocatori (è presidente del Player Council), non aveva chiuso la porta a possibilità più drastiche. Rinvio dello Slam compreso, se si rendesse necessario per preservare la salute dei giocatori.
Ogni giorno che passa gli Australian Open sono più vicini (martedì cominciano le qualificazioni, poi a seguire il tabellone principale). Ogni giorno che passa c’è un’iniziativa di un campione della racchetta (Nick Kyrgios il primo, poi si sono accodati Maria Sharapova, lo stesso Novak Djokovic, Ashleigh Barty…) che punta a donare o a raccogliere risorse per far fronte all’emergenza e dare una mano economica al corpo dei pompieri (che, secondo il Guardian Australia, ha ricevuto solo ora l’aumento di fondi richiesto 18 mesi fa al governo per le attività aeree), dei volontari e dei riservisti richiamati per affrontare la crisi. Ogni ace che va a segno, qualche centinaio di dollari si aggiunge al totale degli aiuti. Ma nello stesso battito d’ali un altro pezzo d’Australia brucia.

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