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Fratelli Brancaccio, una vita per il tennis: l'intervista doppia

Raul e Nuria Brancaccio sono fratello e sorella che ce l'hanno fatta. Lui numero 190 (con primato a quota 121), lei 211 (ma già 167). La voce più letta del tennis ispanofono – Punto de Break – ha voluto dedicare loro un'intervista doppia, durante il torneo di Valencia

30 novembre 2023

Fratelli Brancaccio due fratelli

Fratelli Brancaccio due fratelli

Il cuore diviso tra l'Italia di papà e la Spagna di mamma. Il tennis forgiato nell'accademia iberica di David Ferrer, una carriera a difendere i colori azzurri. Raul e Nuria Brancaccio sono fratello e sorella che ce l'hanno fatta. Ce la stanno facendo. Lui numero 190 (con primato a quota 121), lei 211 (ma già 167). Due membri di una famiglia nei top 200 Atp e Wta è già qualcosa che fa rumore, due nei 100 sarebbe qualcosa di straordinario, con pochissimi precedenti. Se ne sono accorti un po' ovunque, tanto che pure la voce più letta del tennis ispanofono – Punto de Break – ha voluto dedicare loro un'intervista doppia, durante il torneo di Valencia.

L'inizio è una foto di famiglia: Raul e Nuria appunto, ma pure l'altro fratello Marco, 28 anni, che non è diventato un professionista ma con la racchetta ci lavora lo stesso, insegnando in un club di Valencia. “Ognuno – spiega Raul – ha fatto il suo cammino, ma siamo contenti di poter tutti vivere di tennis. Speriamo che i top 200 siano un passaggio verso qualcosa di più grande”. Nati a Torre del Greco, i fratelli Brancaccio hanno avuto proprio la Spagna come terra di avvio nel mondo del tennis agonistico, andando in controtendenza (ma per ragioni di famiglia) rispetto ai tanti azzurri che da una decina d'anni a questa parte hanno scelto, con successo, di restare nello Stivale.

Raul Brancaccio impegnato agli Assoluti di Todi

“Siamo nati e cresciuti in Italia – spiega Raul – ma avendo la mamma spagnola passavamo sempre i tre mesi estivi a Javea, dove giocavamo nel club locale. Poi Javier e David Ferrer hanno aperto la loro accademia e in noi hanno visto qualcosa, dunque questo ci ha convinti a provarci al cento per cento: ci siamo trasferiti in Spagna e siamo rimasti lì”. Un periodo non semplice, come racconta Nuria: “Dovevamo studiare, cucinare, occuparci della casa e giocare a tennis. È stato complicato, per fortuna avevo Raul che mi aiutava. Ma ogni sacrificio ha la sua ricompensa”.

Una parola su tutte, per affrontare i problemi: “Umiltà. Altrimenti – sottolinea Raul – non so nemmeno io come avremmo superato certi momenti”. Uno, in particolare, emerge nella conversazione: “Io – prosegue Raul – avevo 18 anni, Nuria 15, quando i nostri genitori si separarono, nel periodo in cui venne mancare anche nonna. Ho pensato di scappare negli Stati Uniti per dimenticarmi di tutto, ma dicono che per maturare devi passare dai momenti negativi, sono questi che ti formano il carattere. Noi la nostra capacità di resistere l'abbiamo portata dentro al campo da tennis, lottando su ogni punto”.

Nuria Brancaccio - Foto Fioriti

Una relazione forte, quella tra i due fratelli, fatta di senso di protezione e di cura reciproca. “La verità però – sottolinea Nuria – è che abbiamo poche occasioni per stare insieme, visto che ognuno ha priorità diverse e un calendario separato. Poi capita come al Roland Garros, una delle poche settimane di unione: accade che dobbiamo giocare lo stesso giorno e alla stessa ora”. “Incredibile – aggiunge Raul – perché a quel punto stare concentrato solo sul tuo match è difficile. Ti viene da chiederti come starà andando il match di tua sorella”.

Ognuno dei due tiene alla carriera dell'altro: “Io vedo che Nuria – spiega lui – possiede un potenziale importante che non ha ancora del tutto sfruttato. Per questo a volte la stimolo e mi arrabbio un po', ma per il suo bene”. “Mentre io quando lo guardo da fuori penso che sia un po' troppo nervoso, e mi preoccupo per capire cosa sta accadendo”. Vita da fratelli, con un sogno: Giocare insieme un misto in uno Slam – dicono – anche se non sappiamo cosa accadrebbe visto che spesso litighiamo (risata, ndr)”.

Raul Brancaccio

Emerge, ovviamente, il dualismo Italia-Spagna. Ma su questo i fratelli non hanno dubbi: “Mi farebbe impressione – dice Raul – giocare per la Spagna. Mi sento italiano e tifo sempre Italia, anche se adesso vivo in Spagna, a Valencia, dove mi alleno con José Luis Aparisi e mio fratello Marco, oltre che con Jaume Ros, il preparatore fisico, e Alex Padilla come fisioterapista”. “Pure a me – spiega Nuria – piacerebbe un giorno tornare a Valencia, città che adoro. Ma adesso mi alleno in Italia con la Federazione che mi dà una mano”. Italia che oggi è centro di riferimento del tennis mondiale, addirittura più della Spagna: “La Federazione – prosegue lei – sta lavorando bene sui giovani in particolare e impressiona vedere casi come quello di Arnaldi, capace in poco tempo di entrare nei top 50. Ma non dimentichiamo le ragazze, capaci di arrivare in finale in Billie Jean King Cup”.

“Non è un caso – sottolinea lui – che il tennis italiano stia andando così bene. Investire paga e la Federazione ha investito tanto, nei giocatori e nell'organizzazione dei tornei”. A proposito di tornei, il tema di quanto guadagnano i giocatori di seconda fascia è sempre di attualità: “Per fortuna – spiega Raul – che ci sono i tornei dello Slam a darci una mano, ma in generale è una vergogna che il tennista numero 400 al mondo non possa vivere del suo sport, mentre il calciatore numero 400 fa la bella vita. Facciamo tanti sforzi e sacrifici per stare a quei livelli e dovremmo cambiare qualcosa. La Ptpa? Djokovic è uno dei migliori di sempre in campo, ma anche fuori, perché è uno dei pochi che si preoccupa per chi sta peggio. Se io fossi tra i top 20 Atp cercherei di spendere una parola per i miei colleghi che non guadagnano abbastanza”. 

Nuria Brancaccio (Foto Adelchi Fioriti)

La relazione tra i due fratelli tennisti è qualcosa che si è cementato nel tempo, proprio attraverso un obiettivo comune, tanto che oggi la gioia dell'uno è anche la gioia dell'altra: “Se mi dicessero che Raul – ammette Nuria – potrebbe arrivare fra i top 50 al mondo e io dovessi lasciare questo sport, ci metterei la firma. Ma lui è davvero innamorato di questa vita, più di quanto lo sia io”.

“Capisco il suo punto di vista – risponde Raul – ma entrambi abbiamo fatto grandi sacrifici per arrivare fino a qui, dunque è logico pensare di volere migliorare ulteriormente, senza che uno dei due debba per questo rinunciare al suo sogno. Un tennista vuole sempre di più: siamo top 200 e vogliamo i 100, poi se ci arriveremo cercheremo di crescere ancora. È normale, è la nostra vita. Anche se io sono contento di quello che stiamo facendo, sono contento per esempio di essermi potuto comprare una casa”. 

Infine, un consiglio reciproco: “Io gli direi – sorride Nuria – di essere più paziente e di credere maggiormente in ciò che fa. A volte lui la prende in modo troppo tragico, dovrebbe essere più rilassato”. “Mentre lei – risponde Raul – a volte dovrebbe avere più coraggio, dare sempre tutto quello che ha dentro e buttarsi”.

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