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Jannik esausto ma dice: “E’ una lezione da imparare”

L’azzurro finisce provatissimo ma attribuisce tutti i meriti di Shapovalov: “Ha servito e risposto meglio di me nei momenti importanti”. E l’avversario ammette: “Lo sapevo che alla fine avrebbe pagato le fatiche delle partite lunghe e dure dei giorni passati”

di | 08 febbraio 2021

Jannik Sinner stanchissimo al momento del match point per Shapovalov

Jannik Sinner stanchissimo al momento del primo match point per Shapovalov. Ha lottato fino all'ultimo punto

Sinner arriva in conferenza stampa all’una e un quarto della notte australiana. Nell’andatura e nello sguardo ci sono le scorie di una settimana lunghissima e la delusione per la sconfitta. Ha ceduto a Shapovalov nel primo turno degli Australian Open per 3-6 6-3 6-2 4-6 6-4 dopo quasi 4 ore di gioco, e saluta la terra dei canguri con un titolo ATP 250 e un primo turno Slam. È inevitabile che mescolando gli ingredienti esca fuori un sapore agrodolce: “È stata una partita dura per entrambi. Denis oggi ha servito meglio di me e ha risposto meglio di me nei momenti importanti. Shapovalov ha meritato la vittoria” esordisce Jannik.

Una frase che sa di bugia bianca. Il canadese, numero 12 del mondo, ha soprattutto approfittato del calo atletico di Sinner dopo il primo set e mezzo. L’impressione è che se le sue condizioni fisiche fossero state ideali e se Sinner non si fosse presentato in campo reduce da 4 partite in 3 giorni, l’altoatesino non avrebbe finito per masticare amaro: “È vero, ho cominciato a sentirmi stanco dopo un po’. Ma devo imparare a convivere anche con questo aspetto, perché se arrivi a giocare i quarti o la semifinale di un grande torneo sei stanco per forza. Quindi in ogni caso c’è una lezione da imparare”.

Un mantra, quello della lezione, che Jannik ripete spesso. Così, quando gli chiedono quale sia stata la lezione più preziosa ricevuta in questo mese agli antipodi, il 19enne cresciuto in Val Pusteria ci pensa un po’, poi cita un’esperienza solo apparentemente di contorno. “Le due settimane di allenamento con Rafa. Credo che da lui posso apprendere tanto su come stare in campo con la giusta mentalità”.

Contro Shapovalov la giusta mentalità lo ha accompagnato per un set e mezzo, e sulla Margaret Court c’era un uomo solo al comando. Poi Sinner ha cominciato a pagare le cinque partite in quattro giorni e il 21enne nato a Tel Aviv ha approfittato. “Jannik si è mosso bene fino alla fine, ma in fondo in fondo lo sapevo che alla lunga avrebbe potuto pagare le partite lunghe e dure dei giorni scorsi” ha riconosciuto il canedese. “Sinner è un mio dei rivali più pericolosi per il futuro. Ha un talento incredibile, è un gran lavoratore e un ottimo ragazzo. Mi piace molto il suo gioco e credo che si potrà togliere grandi soddisfazioni”.

Cosi il lupo Shapo ha preso in mano le operazioni e ha imposto alla volpe Jannik la seconda sconfitta al quinto in un major, dopo quella newyorchese contro Khachanov. Anche quella con un asterisco sulle condizioni atletiche di Sinner, anche quella finita con il boccone amaro ingoiato al fotofinish. Ad ogni modo la trasferta australiana si conclude con un trofeo -strano ma pur sempre un trofeo – che lo pone al fianco di gente come Nole e Rafa in quanto ad efficacia combinata con la precocità. “Lo so – ammette Sinner – l’ho letto e me lo hanno fatto notare. Ma non penso ai record, penso solo a migliorare, ma anche nei giorni brutti come oggi cerco di tirare fuori cose positive”.

Quali? L’orologio segna l’1.30 di notte, gli occhi di Jannik sono rossi e lucidi come quelli dei presenti. “Onestamente non so cosa possa darmi questa partita di positivo. Sicuramente qualcosa c’è, ma devo ancora trovarlo”.

L'abbraccio tra Jannik Sinner e Denis Shapovalov (foto Getty Images)

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