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Campioni next gen

Jannik coniglio mannaro alla fine sbrana le partite: il game impressionante

E’ solo al terzo Masters 1000 ma va già in finale, lunedì sarà, come minimo, n.21 del mondo ma insieme al suo coach lavora per migliorare ancora tante cose: variazioni al servizio, colpi in back, smorzata, volée. “In allenamento queste cose si vedono già: arriveranno anche in partita” spiega il coach Riccardo Piatti

di | 03 aprile 2021

Quando si trasforma da timido Semola, apprendista cavaliere pel di carota, a Coniglio mannaro, fa paura. E chissà se è frutto di un'altra magia di mago Merlino/Riccardo Piatti. Jannik Sinner a un certo punto del terzo set della semifinale di Miami contro Roberto Bautista Agut ha cambiato sguardo. Era finito sotto 1-3 e 15-30 sul proprio servizio. Era andato fuori ritmo, fuori tempo ma ha fatto di tutto per rimanere aggrappato alla partita.

Ha tenuto il servizio, ha sfruttato i 90 secondi del cambio campo per bere e rinfrescarsi come al solito ma quando si è schierato per rispondere aveva una nuova espressione, una diversa sfumatura di rosso.

Aveva il sorriso mascherato del coniglio mannaro, con due grandi, simpatici incisivi in bella vista, lo sguardo di quello che adesso ti mangia. Quello che completa la rimonta e si prepara a battere, sempre con quello sguardo di serena determinazione assassina, sul 4-4, il perfetto equilibrio del match nel set decisivo. 180 punti giocati fino a quel momento: vinti 90 ciascuno.

E poi la vertigine, la valanga di colpi vincenti, qualcosa che spazza via tutto. Jannik porta via Bautista, lo cancella dal campo con giocate di impressionante potenza e precisione. Il coniglio mannaro si mangia la partita con la stessa padronanza con cui da piccolo sfrecciava su strapiombi ghiacciati tra le porte dello slalom gigante. Un precipizio dove Bautista Agut non è mai sceso.

E infatti lo spagnolo resta a guardarlo, come quel rovescio incrociato sullo 0-15, che precede di poco il match point, in cui la palla di Jannik gli passa a un metro ma lui non riesce nemmeno a fare il gesto di provare a prenderla. Un colpo impressionante in un game impressionante.

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Una prova di forza

Lascia a bocca aperta la prova di forza con cui Sinner si qualifica per la finale del’ATP Master 100 di Miami ed è già virtualmente n.21 del mondo (la nuova classifica uscirà lunedì e c’è ancora una finale da giocare). Ha solo 19 anni ed è solo al suo terzo torneo di questo livello (prima di Miami aveva giocato solo gli Internazionali BNL d’Italia, il Masters 1000 di Roma, nel 2019 e nel 2020): prima di arrivare a una finale così Nadal ne aveva disputati 7, Djokovic 8.

E in finale a Miami solo tre giocatori sono arrivati al match-clou da teenager prima di lui: l’australiano Lleyton Hewit, Rafel Nadal e Nova Djokovic. Poi tutti e tre sono diventati n.1 del mondo.

Si capisce la sua, sempre misurata, soddisfazione alla fine della partita: "E' incredibile, sono contentissimo. Non è facile giocare la prima semifinale in un 1000. Aver vinto oggi significa davvero tanto per me"

Che però si trasforma subito in analisi tecnica: "All'inizio eravamo entrambi un po' tesi. Oggi c'era anche vento, ho cercato di servire meglio e di farlo muovere di più".

Facile, no? Quando ne parla Sinner sembra sempre tutto facile, naturale: "Nel penultimo game, al servizio, ho sentito di aver trovato un po' più di ritmo. Lui, il game dopo, ha messo tante ‘seconde’ e ho deciso di spingere al massimo: anche se mi fosse andata male saremmo andati 5-5…". Ovvio, no?

Piatti: “Voglio vedere i miglioramenti dentro la partita”

Una semplicità che è reale negli atteggiamenti, ormai istintiva, ma in realtà è frutto di un lavoro di educazione tennistica lunghissimo. Lungo almeno i 7 anni (da quando ne aveva 12 a oggi) che Jannik ha passato sui campi da tennis con Riccardo Piatti e il suo team (Andrea Volpini, Cristian Brandi, il preparatore fisico Dalibor Sirola, il fisioterapista osteopata Claudio Zimaglia e tutte le altre risorse del Centro di Bordighera).

Lo spingiamo a pensare che deve giocare per migliorare” spiega lo stesso Piatti in diretta con lo studio di SuperTennis subito dopo il match. “Voglio vedere il miglioramento durante la partita, dentro la partita. Io devo allenarlo, spiegargli come è il tennis. Poi quando gioca le partite devo analizzare quello che succede per aiutarlo a crescere ancora. Jannik nell’ultimo periodo ha fatto un grandissimo miglioramento perché quando non gioca bene lo riconosce per primo. Per esempio, a Miami, contro il francese Gaston al primo turno, ha sbagliato solo un punto, come giocata, in tutto l’incontro. E quando gliel’ho detto lui già sapeva di quale punto stessi parlando”.

C’è tanto da imparare se si hanno ambizioni importanti – continua il tecnico comasco, che prima di Sinner ha cresciuto top player come Renzo Furlan e Ivan Ljubicic e allenato gente come Djokovic, Raonic, Gasquet, Coric - Un giocatore di alto livello cambia più volte le strategie durante un match importante. Oggi Jannik ha fatto un 70% bene ma c’è un altro 30% che dobbiamo analizzare con calma, perché si può migliorare. Ci sono dei momenti della partita in cui va trovato il giusto bilanciamento tra aggredire e adeguarsi. Ci sono situazioni che vanno gestite con attenzione: oggi per esempio Jannik in una certa fase dell’incontro perdeva sempre i primi punti dei game. Su questo bisogna riflettere: non si può sempre partire sotto 0-15. O 15-0 se serve l’altro”.

“La terra battuta lo aiuterà a migliorare”

Quello di Riccardo Piatti con Sinner è un lavoro a lungo termine: mira altissimo e richiede tempo.

Negli allenamenti del servizio, per esempio, deve cambiare angoli, velocità, rotazioni. In pandemia abbiamo lavorato sui colpi in back e sul gioco al volo. Deve venire avanti, aprirsi in campo, giocare la smorzata. Alcuni miglioramenti si vedono già in allenamento ma ancora in partita non escono ancora. Credo che la stagione sulla terra battuta, che parte la prossima settimana, gli sarà molto utile in questo senso. Quando tornerà dalla Florida a Bordighera, per 4 settimane dormirà con Dalibor Sirola perché si deve preparare bene. Secondo me Jannik è un ottimo giocatore da terra battuta perché è capace di produrre forza e velocità anche sulla superficie lenta, cosa molto difficile, e ha più tempo. A Parigi lo scorso ottobre era quello che tirava più forte sia di diritto che di rovescio. Giocare sul rosso è ottima perché lo aiuta a capire che deve usare le rotazioni, deve usare la smorzata, deve usare le angolazioni, deve andare a rete. Lo scorso anno a Kitzbuhel vinse al primo turno con il tedesco Kohlschreiber tirando ‘manate’. Poi contro il serbo Djere perse giocando una partitaccia perché faceva un solo quel tipo di gioco e non bastava”.

Insomma tutto il mondo lo guarda come un fenomeno unico ma ha un sacco di cose da imparare e tenti esami da superare.

Tutte le partite sono come esami da superare – conclude Piatti - La cosa peggiore per lui a Miami è stato il secondo turno con Khachanov dove secondo me ha sbagliato tantissimo nel modo di giocare. Ma ha superato l’esame perché ha tante altre cose: il fisico, la testa, ha tante doti”.

Sì, ha tante doti. Ce ne stiamo accorgendo tutti, giorno dopo giorno.

 

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